
 
 
Storia del pensiero musicale | materiali
Anno accademico 2025-2026
Miti musicali: da Orfeo al meme
1. Introduzione | 2. Villa Diodati | 3. Manfred | 4. Lévi-Strauss | 5. Prometeo
1. Introduzione
La musica propone significati diretti (acustici) e mediati (appresi).
  Non sempre sappiamo distinguere i diretti dai mediati (natura/cultura) e questi ultimi appartengono a una competenza che possiamo ignorare o aver dimenticato (acquisita inconsapevoltmente)
Esempio 1:  
 So distinguere le componenti acustiche da quelle apprese? Quali competenze ho bisogno per elaborare gli aspetti culturali? | 
 (Taviani, Notte di San Lorenzo, 1982)
Esempio 2:  
 Perché il Dr. Phibes suona l'organo?
Perché il Dr. Phibes suona l'organo? Quale aspetto della sua personalità mette in luce? 
[Risposta di ChatGPT:] Il Dottor Anton Phibes, protagonista dei film The Abominable Dr. Phibes (1971) e Dr. Phibes Rises Again (1972), suona spesso l’organo come gesto ricorrente e simbolico. Questo elemento non è solo scenico, ma rivela diversi tratti della sua personalità:
  a) Genio artistico e intellettuale: Phibes è un uomo di grande cultura, non solo scienziato ma anche musicista. L’organo sottolinea la sua mente raffinata e poliedrica, legata tanto all’arte quanto alla scienza.
  b) Carattere melodrammatico e teatrale: il suonare l’organo, strumento maestoso e drammatico, riflette la sua tendenza a trasformare la vendetta in un’opera teatrale. Non compie omicidi banali: li concepisce come “performance” rituali.
  c) Controllo e freddezza: la musica d’organo accompagna i suoi delitti come una partitura. Indica la precisione quasi meccanica con cui pianifica e mette in scena le sue vendette.
  d) Espressione del dolore e della malinconia: l’organo diventa anche un mezzo per esternare la sua tragedia personale (la morte della moglie e il suo stesso sfregio). È un canale emotivo che, essendo mutilato e privo di voce naturale, trova nella musica una “voce sostitutiva”.
  In sintesi, l’organo rappresenta la fusione tra intelligenza, estetica e ossessione vendicativa: ci mostra Phibes come un uomo che non si limita a uccidere, ma che “dirige” la sua vendetta come se fosse una sinfonia gotica.
Intelligenza artificiale: Pur utilizzando molte più informazioni di quanto può fare un essere umano: a) le rielabora secondo metodologie programmate [*], b) non attraverso un'esperienza diversa per ogni essere umano (ma unitaria e modellata sulla rete)
[*] Come quella signora che all'ascolto di Atmosphères di Ligeti ha commentato "Bello, sembra di essere dentro un alveare" (riconducendo il solo livello timbrico alla sua esperienza, trascurando cioè gli addensamenti rimici e armonici che non rientravano nei suoi parametri musicali) — L'aquisizione di specifici medodi di elaborazione è anche il comportamento della scuola che infatti riduce le potenzialità creative dei bambini/adolescenti
 
mito = Un racconto che si ripropone nel tempo con significati interpretabili
musica = Uno spazio temporale sonoro (irripetibile) che, se si  conserva/ricrea,  puà replicare una reazione emotiva
  
    Un racconto 
      Uno spazio temporale  | 
    che si ripropone nel tempo 
      (irripetibile) che, se si  conserva/ricrea, | 
    con significati 
      può replicare | 
    interpretabili 
      una reazione emotiva | 
  
 
Musica e mito rispondono a ragioni universali ricorrenti nella storia (cioè una struttura in consapevole) che appartengono a tutte le culture = Strutturalismo (Lévi-Strauss)
Orfeo = mito musicale (davvero?)
meme = Richard Dawkins, Il gene egoista (1976) [coivolto dai Nightwish nel 2015], fa un parallelo con la trasmissione culturale e chiama meme l'imitazione non di concetti complessi ma di singole parti (melodie, mode, idee, slogan, tecniche artigianali, credenze religiose) – la teoria genetica di Dawkins (determinismo biologico) è oggi contestata.
Il gene (istruzioni per produrre un tipo di molecola), contenuto nel DNA, si trasmette per filiazione, il meme per imitazione: entrambi si replicano.
Ragionare per memi non ci fa capire realmente le cose, perché ogni elemento interagisce con il contesto (teoria della Gestalt) in termini strutturali, sia dello spazi, sia del tempo (limite della teoria di Saussure)
Tempo = È insieme il problema e lo spazio per la complessità | Contrappone  mito/musica (nel tempo, articolato) al meme (istantaneo, puntuale) — Musica = pur nel tempo non è sempre narrazione [Beethoven: 
 | 
]
Noi comprediamo cose all'istante, ma senza una relazione (racconto) non siamo in grado di correlarle. Il tenere a mente le esperienze attraverso la memoria e il metterle in relazione è la nostra intellettualità (spiritualità, anima): 
  esperienze + memoria/relazione = intellettualità
2. Villa Diodati (1816)
 Da: Meyers's Universum, oder..., vol. 2 (1835) [Illustrazione e descrizione delle cose più interessanti e notevoli della natura e dell'arte su tutta la Terra], 21 volumi, 1833-1860 [scansione 88] — 
| 
 oggi — 
 stampa riflessa
Lord (George) Byron (28), Manfred 
 
0'00" Homme fatale | 1'02" artefice del mondo | 4'34" rivalità con Keats | 5'36" gran tour | 6'22" Versificazione | 9'08" eroe bayroniano: a) tragico e comico | 12'35" b) triangolazione | 14'25" c) Don Giovanni | 16'14" libertà e sarcasmo | 17'50" massoneria e carboneria
Claire Clarmont (18) | Mary Shelley (19), Frankenstein, moderno Prometeo | Percy Shelley (24) | John Polidori (21), Il vampiro
 Nel 1816 la rivelazione della relazione con la sorella Augusta Leigh (sposata, 33 anni) obbligò Byron a trasferirsi in Svizzera (Villa Diodati a Cologny). I due si conoscono nel 1804 (rapporto epistolare), nel 1807 lei si sposa, noel 1809 lui parte per l'oriente (2 anni), al suo ritorno comincia una relazione di 5 anni (la quarta figlia di Augusta [1814] e di Byron). Nel 1812 lui ha una relazione occasionale con Caroline Lamb (sposata) che per gelosia rivela dell'incesto. Nel 1815 per motivi economici e per fugare le chiacchiere Byron sposa l'ereditiera Anne Milbanck da cui ha una figlia e che lo accusa di sodomia. Si trasferisce in Svizzera.
Claire e Mary sono sorellastre, Mary nel 1814 era fuggita con Percy (sposato) e i tre viaggiano fra Francia e Svizzera (fine di Napoleone e inizio della Restaurazione) 
 Percy Shelley m morirà 6 anni dopo
Il Vampiro di Polidori si chiama "Lord Ruthven", ovvero lo stesso nome del protagonista di Glenarvon (1816) in cui Carloine Lamb aveva descritto la sua infelice storia con Byron.  Polidory si suicida a 26 anni dopo aver tentato inutilmente la carriera ecclesiastica – Il romanzo ispira l'omonima opera di Heinrich Marschner (1828) che tuttavia alla fine punisce il vampiro con un fulmine
 
 Neogotico e sublime (da Daolmi, Trovatore amante spia, 2015) | 
 Il suono della paura
 L'anno senza estate | 
 Clubbe, The Tempest-toss'd Summer of 1816 | 
 | 
 | Furono realizzati due film, Gothic (1986) di Ken Russel e Estate stregata (1988) di Ivan Passer  | 
 Draisina
  
    | Darkness (Byron) | 
    Tenebre (trad. Buffoni) | 
  
  
    I had a dream, which was not all a dream. 
       The bright sun was estinguished, and the stars 
        Did wander darkling in the eternal space, 
        Rayless, and pathless, and the icy earth 
        Swung blind and blackening in the moonless air; 
       Morn came and went—and came, and brought no day, 
        And men forgot their passions in the dread 
        Of this their desolation; and all hearts 
        Were chilled into a selfish prayer for light: 
       And they did live by watchfires—and the thrones, 
        The palaces of crowned kings—the huts, 
        The habitations of all things which dwell, 
        Were burnt for beacons; cities were consumed, 
       And men were gathered round their blazing homes 
        To look once more into each other’s face; 
        Happy were those who dwelt within the eye 
        Of the volcanos, and their mountain-torch: 
       A fearful hope was all the world contained; 
        Forests were set on fire—but hour by hour 
        They fell and faded—and the crackling trunks 
        Extinguished with a crash—and all was black.  | 
    Ho fatto un sogno che non era proprio un sogno 
       Il sole splendente era ormai spento e le stelle 
        vagavano nell’oscurità dello spazio eterno 
        prive di raggi e senza meta mentre la terra gelida 
        oscillava cieca e spenta nell’aria senza luna 
       Il mattino veniva e se ne andava senza portarsi il giorno 
        e gli uomini nel terrore di questa desolazione 
        dimenticavano le passioni mentre i loro cuori 
        raggelavano in un’egoistica preghiera di luce. 
       Essi vivevano accanto a fuochi accesi: i troni, 
        i palazzi di re incoronati, le capanne, 
        le dimore e i rifugi di ogni tipo 
        erano bruciati insieme alle città per aver luce 
       E gli uomini si raccoglievano attorno alle case in fiamme 
        per guardarsi ancora una volta in viso: 
        Felici coloro che vivevano entro il raggio 
        dei vulcani e della loro cima luminosa. 
       Un’orrenda speranza era tutto ciò che il mondo conteneva. 
        Le foreste venivano incendiate e ora dopo ora 
        cadevano e svanivano mentre i tronchi crepitanti 
        bruciavano con fragore – e tutto tornava buio.  | 
  
  
    The brows of men by the despairing light 
      Wore an unearthly aspect, as by fits 
      The flashes fell upon them; some lay down 
      And hid their eyes and wept; and some did rest 
       Their chins upon their clenched hands, and smiled; 
        And others hurried to and fro, and fed 
        Their funeral piles with fuel, and looked up 
        Whit mad disquietude on the dull sky, 
       The pall of a past world; and then again 
        With curses cast them down upon the dust, 
        And gnashed their teeth and howled: the wild birds shrieked 
        And, terrified, did flutter on the ground, 
       And flap their useless wings; the wildest brutes 
        Came tame and tremulous; and vipers crawled 
        And twined themselves among the multitude, 
        Hissing, but stingless—they were slain for food.  | 
    Vicino alla luce disperata i volti degli uomini 
      assumevano un aspetto sinistro, le fiammate convulse 
      cadevano su di loro, alcuni si stendevano a terra 
      nascondendo gli occhi e piangendo, altri appoggiavano 
       il mento sulle mani intrecciate sogghignando, 
        altri ancora correvano innanzi e indietro alimentando 
        le loro pire funeree e guardando verso l’alto 
        con folle inquietudine il cielo offuscato, 
       drappo funebre di un mondo passato, e poi ancora 
        maledicendo si gettavano nella polvere, 
        digrignando i denti e urlando: gli uccelli selvatici 
        stridevano atterriti svolazzando a terra 
       e battendo le loro inutili ali, i più selvaggi bruti 
        divennero docili e tremanti e le vipere 
        strisciarono tra la folla sibilando 
        innocuamente: vennero prese come cibo.  | 
  
  
    And War, which for a moment was no more, 
      Did glut himself again:—a meal was bought 
      With blood, and each sate sullenly apart 
      Gorging himself in gloom: no love was left; 
       All earth was but one thought—and that was death 
        Immediate and inglorious; and the pang 
        Of famine fed upon all entrails—men 
        Died, and their bones were tombless as their flesh; 
       The meagre by the meagre were devoured, 
        Even dogs assailed their masters, all save one, 
        And he was faithful to a corse, and kept 
        The birds and beasts and famished men at bay, 
       Till hunger clung them, or the dropping dead 
        Lured their lank jaws; himself sought out no food, 
        But with a piteous and perpetual moan, 
        And a quick desolate cry, licking the hand 
        Which answered not with a caress—he died.  | 
    La guerra, che per un po’ si era arrestata 
      si sfamò  di nuovo: col sangue venne comprato 
      un pasto e ognuno, seduto accigliato in disparte, 
      si nutrì  cupamente: era scomparso l’amore. 
       La terra era un solo pensiero: di morte 
        immediata e ingloriosa, mentre la fame 
        si cibava delle viscere, gli uomini morivano 
        e le loro ossa e i corpi restavano insepolti. 
       Esseri scarni erano divorati da altri uguali: 
        Perfino i cani assalivano i padroni, tutti tranne uno 
        rimasto fedele a un cadavere, a mantenere 
        lontani gli uccelli, le bestie e gli uomini affamati, 
       Finché, vinti dalla fame questi, cadevano morti 
        allentando le scarne mascelle; quell’unico cane non cercò cibo 
        ma con lamento pietoso e ininterrotto 
        e un grido desolato e brusco morì  leccando 
        la mano che più  non rispondeva con carezze.  | 
  
  
     The crowd was famished by degrees; but two 
      Of an enormous city did survive, 
      And they were enemies: they met beside 
      The dying embers of an altar-place 
       Where had been heaped a mass of holy things 
        For an unholy usage; they raked up, 
        And shivering scraped with their cold skeleton hands 
        The feeble ashes, and their feeble breath 
       Blew for a little life, and made a flame 
        Which was a mockery; then they lifted up 
        Their eyes as it grew lighter, and beheld 
        Each other’s aspects—saw, and shrieked and died— 
       Even of their mutual hideousness they died, 
        Unknowing who he was upon whose brow 
        Famine had written Fiend. The world was void, 
        The populous and the powerful was a lump, 
       Seasonless, herbless, treeless, manless, lifeless, 
        A lump of death—a chaos of hard clay. 
        The rivers, lakes, and ocean all stood still, 
        And nothing stirred within their silent depths; 
       Ships sailorless lay rotting on the sea, 
        And their masts fell down piecemeal: as they dropped 
        They slept on the abyss without a surge— 
        The waves were dead; the tides were in their grave, 
       The moon, their mistress, had expired before; 
        The winds were withered in the stagnant air, 
        And the clouds perished; Darkness had no need 
        Of aid from them—She was the Universe.  | 
     La folla moriva di fame poco a poco: solo due uomini 
      di un’enorme città  riuscirono a sopravvivere 
      ma si scoprirono nemici: si incontrarono 
      accanto alle ceneri morenti di un altare 
       dove erano ammucchiate molte cose sacre 
        per un uso profano; intirizziti dal freddo 
        riattizzarono le tenui ceneri 
        grattando con mani scheletriche 
       e debolmente soffiando; una fievole fiamma 
        come una beffa sorse a rischiarare la notte; 
        gli uomini alzarono gli occhi fissandosi 
        ma a quella vista urlarono e morirono 
       per la ripugnanza che si fecero 
        non sapendo chi fosse colui sulla cui fronte 
        la Fame aveva scritto Demonio. Il mondo era vuoto; 
        quel possente e popoloso mondo era una massa informe, 
       senza stagioni, erbe, alberi, uomini, e senza vita, 
        un mucchio di morte – un caos di dura creta. 
        I fiumi, i laghi e l’oceano, tutto era immobile 
        e nulla si muoveva dentro le silenziose profondità; 
       
      Le navi senza marinai marcivano sul mare 
        e gli alberi cadevano a pezzi: una volta caduti 
        si addormentavano nell’abisso senza flutti: 
        erano morte le onde e le maree  
      La luna, loro padrona, si era spenta presto 
        coi venti inariditi nell’aria stagnante 
        e le nubi dissolte. Le tenebre non avevano 
        bisogno di nubi: erano loro ormai l’universo.  | 
  
3. Manfred
Schumann (1848)
Robert Schumann (1810-1856) scrisse la musica di scena per Manfred a 38 anni (1848) | È uno sperimentare nelle forme dell'opera (è di quell'anno Genoveva) | Cominciano i primi segni di follia | La tensione della scrittura sembra indifferente alle ragioni formali | L'impeto della scrittura si spegne nel corso del dramma, forse per lasciare spazio alla parole, forse per riconoscere il fallimento.
La versione di Carmelo Bene (1937-2002) segnò, oltre che l'apice della sua carriera (1979). In un'Italia dove la cultura era appannaggio della sinistra (è la sua voce che celebra nel 1981 la strage di Bologna), in realtà non si schiera e il suo snobismo è odiato e amato da entrambi, perché considerato sofisticato da sinistra e tradizionale da destra.
  
    |   | 
    Bene | 
    Schumann | 
  
  
    | — ATTO I | 
      | 
      Libretto |   Part. orch. | 
  
  
    1. Manfredi da solo. Scena, una galleria gotica. Tempo, Mezzanotte 
      Manfred, solo, cerca l’oblio e liberarsi dal tormento interiore. | 
    1'00" | 
      | 
  
  
    |   | 
    3'22" [sinf.] | 
      Ouverture  |   Pf. [  ] | 
  
  
    |  Invoca gli spiriti della Natura: aria (1), monti (2), oceano (3), terra (4), venti (5), notte (6), stelle (7), che non possono soddisfarlo | 
    14'58 
      17'06" 
      20'00" | 
     
        1. Canzone degli spiriti | 
  
  
    | Il settimo spirito fa apparire una donna e Manfred confessa di essere perseguitato da un ricordo inestinguibile | 
    22'28" 
      23'35"
  | 
      2. Apparizione della figura incantata 
        3. L'incantesimo | 
  
  
    2. La montagna della Jungfrau. Tempo, Mattina. Manfredi solo sulle scogliere 
    Manfred tenta il suicidio ma è salvato da un cacciatore delle montagne, che lo riporta indietro | 
    27'49"  
      29'03" | 
     
        4. Canto delle Alpi | 
  
  
    | — ATTO II | 
    — | 
      5. Intermezzo | 
  
  
    1. Una casetta tra le Alpi Bernesi. Manfredi e il cacciatore di camosci 
    Manfred ringrazia il cacciatore ma è tormentato e non può condividere la  semplicità del caccaitore  | 
    30'34" | 
      | 
  
  
    2. Una valle inferiore nelle Alpi. Una cascata 
    Manfred invoca la Strega dell’Alpi, le confessa il suo dramma e le chiede aiuto ma lei lo vuole suo servo  | 
    33'23" | 
      6. Apparizione della fata delle Alpi | 
  
  
    3. La cima della Jungfrau 
    Le Parche e Nemesi si preparano per celebrare Arimante nel sabba  | 
    40'44" | 
      | 
  
  
    4. La sala di Arimane: Arimane sul suo trono, un globo di fuoco, circondato dagli spiriti 
      Celebrazione di Arimane  
       | 
    41'28" 
      44'17"  
      44'28" | 
      7. Inno deglio spiriti 
        8. Coro 
        9. Coro
  | 
  
  
    Manfred chiede ad Arimante di evocare Astarte che compare, ma non parla 
      Manfred la convince  a rispondergli: lei gli preannuncia la fine imminente del suo dolore | 
    45'08" 
      48'18" | 
      10. Invocazione di Astarte 
        11. Discorso di Manfred ad Astarte 
  | 
  
  
    | — ATTO III | 
    53'15" [n. 5] | 
      | 
  
  
    1. Una sala nel castello di Manfredi 
      Il servo Herman annuncia il tramonto e Manfred si prepara a morire 
      In attesa della morte l’Abate di San Maurizio cerca di convincerlo a pentirsi e affidarsi alla Chiesa 
  | 
    — 
       
      55'41" | 
      | 
  
  
    2. Un'altra camera. Manfred e Herman 
      Manfred elogia il sole
  | 
    59'44" 
      — | 
      12. Mi arriva una pace (melologo) 
        13. Addio al sole | 
  
  
    3. Le montagne: Il castello di Manfredi a una certa distanza. Una terrazza davanti a una torre.  Tempo: crepuscolo 
    I servi parlano di Manfred,  torna l'abate per redimerlo e i servi lo sconsigliano 
  | 
    — | 
      | 
  
  
    4. Interno della Torre 
    Manfred ricorda una notte romana
  | 
    — | 
      | 
  
  
    Giunge l'abate e un demone ('genio') e 
      Manfred li rifiuta entrambi 
      e  muore | 
    1h 01'09"  
      1h 05'29" | 
      14. (melologo) 
        15. Canto del chiostro 
  | 
  
Nietzsche (1872)
Friedrich Nietzsche (1844-1900) compose Manfred-Meditation per pianoforte a 4 mani all'età di 28 anni, quell'anno pubblicò La nascita della tragedia dallo spirito della musica, testo profondamente influenzato dal Mondo come volontà e rappresentazione di Schopenhauer
 Pf: Dietrich Fischer-Dieskau, Elmar Budde | 
 Note di Maurizio Capuano
La nascita della tragedia  
 | Esposizione asistematica | percorso parallelo tra la storia della tragedia e quella della società greca | ascesa (tragedia attica, V sec. Eschilo, Sofocle) e decadenza (trag. ellenistica, IV-III sec.) | parallelo con la decadenza del moderno spirito europeo (1870: guerra franco-prussiana) | palingenesi da un rinato spirito dionisiaco della musica tedesca (Wagner) | tema: il pessimismo greco è "nobile" e non decadente | Apollo (sogno, calma, magnificenza, arti plastiche) e Dionisio (ebbrezza, frenesia,  musica) | lo spirito dionisiaco si confronta con l'orrore dell'esistenza senza esserne piegato ma "dicendo sì alla vita" | decadenza: lo spirito socratico (razionale, Euripide) si sostituisce all'apollineo
Arthur Schopenhauer (1788-1860), Il mondo come volontà e rappresentazione (1819) sviluppa il pensiero di Kant 
  — Tristan Akkord  
    
 | 
 | La storia  
  Cartesio, 1596-1650 (cogito ergo sum) apre alla dicotomia fra empiristi (i sensi) e razionalisti. Il dominio della l'idea sulla materia produce i due scenari dell'idealismo ottocentesco:Kant (1724-1804) [a] e Hegel (1770-1831) [b].
— 
  
Due scene da Matrix  
 | 
 | Jean Boudrillard, Simulacres et Simulation [Simulacri e impostura] | Il pericolo della tecnica   
 | 
a. ribaltamento: conosco il fenomeno, non il noumeno | conoscenza (Ragion pura): sintesi fra senso e ragione | morale (Ragion pratica): il bene – innato (imperativo categorico) – è tale se universale | estetica (Giudizio): armonia fra necessità (natura) e aspirazione (libertà) = Haydn, Adagio dalla Sonata 23
 b. spirito: il reale/razionale coincide con Dio | storia: per aspera ad astra (teleologia) | dialettica: conflitto per la conoscenza (tesi antitesi sintesi) = Beethoven, Allegretto della Settima
Čajkovskij (1885)
 Pëtr Il'ič Čajkovskij (1840-1893) scrisse il Manfred (1885) fra la 4a e la 5a sinfonia, a 45 anni | wiki | programma | 
 | 
| 
Nel 1868 Berlioz (1803-1869) diresse in Russia la sinfonia a programma Aroldo in Italia (1837, da Byron, Childe Harold's Pilgrimage, 1812-18). Un autore locale propose a Balkirev un proseguimento sviluppato dal Manfred (dove Manfred è un novello Orfeo). Questi preferì proporlo prima a Berlioz (in punto di morte) e anni dopo a Cajkovskij, che prima perplesso, riletto Byron, se ne entusiasmò. Programma proposto (C. invertirà i due tempi centrali):
1. Manfred vaga tra  le Alpi. La sua vita è in sfacelo… nulla gli rimane se non i ricordi. Invoca invano la figura  ideale di Astarte che ossessiona i suoi pensieri.  Solo l’eco dei picchi montagnosi ripete il suo nome. Aspira disperatamente l’oblio, che nessuno può dargli.
2. La vita dei cacciatori  delle Alpi, semplice, naturale e patriarcale. Manfred scopre questo modo di vita che rappresenta per lui un forte  contrasto. 
3.  Scherzo  fantastique. La fata delle Alpi appare a Manfred in un  arcobaleno originato dagli spruzzi di una cascata.
4.  Un selvaggio e sfrenato Allegro che rappresenta il palazzo di  Arimane (l’inferno), dove Manfred si è recato per rivedere Astarte.  Contrastante con quest’orgia infernale sarà l’evocazione e apparizione dell’ombra  di Astarte. Quindi il ritorno dell'idée fixe, poi il tramonto e la morte di Manfred.
 
 Partitura: piano 4 mani
  
    | Quarto tempo | 
  
  
    38’53” 
 43’36” 
    46’28” 
49’50” 
53’28” 
55’35” | 
    5’ 
    3’ 
    3½ 
    3½ 
    2’ 
    3’ | 
    Palazzo di Arimante (t/1a-b) 
    Apparizione di Manfred (t/2) 
    Fuga (t/1a-b) + Idée fixe (F) 
    Tema di Astarte (t/3) 
    Idée fixe / drammatica (F) 
    Organo | 
    discesa fra i morti / danze infernali 
    fatica del vivere / destino segnato  (t/2) 
    intellettualità / danze infernali e condanna 
    nostalgia / il t/3 non decolla 
    condanna / reazione e morte 
    celebrazione | 
  
Fuga: Beethoven (op. 106) 
 [1818] | Liszt, Sonata 
 [1852]
L’idée fixe, nelle versione drammatica, ripetuta nel I e IV tempo, viene  utilizzata da Ken Russel (L'altra faccia dell'amore) nella scena in cui il compositore crede che una cantante nel suo bagno sia sua madre morta di colera.
4. Lévi-Strauss
Strutturalismo: all'esistenzialismo (scegliere, anni Venti) si contrappone lo strutturalismo (anni Sessanta). Sviluppa la teoria linguistica di Saussure (1857-1913) ripresa da Jakobson (1896-1982) e si lega sopratto a Lévi-Strauss (1908-2009) 
, coinvolgendo la psicanalisi (Lacan), la storia sociale (Foucault), marxista (Althusser) e la critica letteraria (Barthes)
Beethoven, Sonata 21 [Waldstein/Aurora] 
 | Mozart, Dürnitz-Sonate, iii tempo 
 | Barform
 Pagine da Il crudo e il cotto |  L'uomo nudo
Il mito e la musica sono una sintesi fra materiale e spirituale (corpo e mente)
Mito: materia = i singoli episodi (a prescindere da lingua e dettaglia) | spirito = significato
Musica: materia = suoni armonia ritmo | spirito = emozione
Noi creiamo significati sulla base di relazioni (associazioni) che si sviluppano nel successione degli elementi tempo
Entrambi selezionano il materiale e lo dispongono secondo ragioni che sono antropologiche nel mito e fisiologiche nella musica (ritmo, barform)
  Antropologia e fisiologia è garanzia di verità (coerenza con l'umanità) che esclude artifici delle forme d'avanguardia d'avanguardia (concreta, seriale, astratta)
Questa verità è un valore collettivo e condiviso che crea relazioni sociali
Il crudo e il cotto / L'uomo nudo
Il crudo e il cotto (da Mitologica, 1964-71)
1. Opposizione del nostra percezione del reale: sensibile (materiale) e intelliggibile (mentale) – l'uno nutre l'altro.
2. La musica come alternativa all'organizzazione razionale (i capitoli del libro)
3. Affinità musica e mito: pur esplicitandosi nel tempo lo contrastano, trascendono il linguaggio solito
— parola =  significato univoco | musica = significato poliedrico | Mozart, Conc. per pf. II tempo  
 
4. In entrambi o sviluppo temporale (esterno: storia/forma) si manifesta in modo atemporale (interno: struttura/ascolto e memoria)
— l'annullamento (rituale) del tempo | Kurt Weill, Nanna's Lied   
 
 | creazione del rito  
5. Il piacere musicale è dato dal giocare con le attese dell'ascoltatore (biologia)
  — alternanza di tensione e riposo: 
Schubert, Ständchen   
 
6. Superamento dell'individuale (l'artista esprime un'attesa collettiva) | Jung e l'incoscio collettivo
7. La musica più efficace dell'arte figurativa |  
8. Limiti della musica contemporanea
9. La struttura (necessità antropologica) come identità fra mito e musica negata dal serialismo
10. La musica sta al centro fra mito (irrazionale) e linguaggio (razionale). Musica = intelletto + emozione
11. Identità musica e mito attraverso la sintesi di natura e cultura (punti 1 e 2)
— "l'una [musica] ci prende per le viscere, l'altra [mitologia] per il gruppo" (piano interno) | Il pifferaio magico [Pied Piper = Rattenfänger] | Debussy, Prelude (1912) da Mallarmé | ricostr. | Nijinsky (1980) | Bennato (1983) | Vecchioni, Il libraio di Selinunte audio testo
12. Le sei funzioni del liguaggio rintracciabili nella musica (v. sotto)
13. Avvertenze  

La città di Hamelin era infestata dai topi.
Un giorno arrivò un pifferaio misterioso che promise di liberarla in cambio di una ricompensa.
Con il suono magico del suo flauto, attirò tutti i topi e li fece annegare nel fiume.
Quando tornò per essere pagato, il sindaco rifiutò di dargli il denaro promesso.
Allora il pifferaio, per vendicarsi, tornò e suonò di nuovo:
questa volta non i topi, ma i bambini della città lo seguirono e sparirono con lui per sempre. 
 
contenuto / genere, forma, stile
  
  Funzione referenziale: informazioni (la storia) — la componente narrativa della musica
Funzione poetica/estetica: stile (fiaba, racconto)
coinvolgimento
  Funzione espressiva/emotiva: emozioni dei personaggi (il pifferaio, che diventa protagonista)
  Funzione conativa: interessare/persuadere (i topi/peste, Hamelin è una città reale)
  strategie
  
  Funzione fatica: il canale di comunicazione aperto (l'uso di dialoghi)  
  Funzione metalinguistica: quando il focus è sul codice  (musica del pifferaio più vera della parola del sindaco)
——————————
L'uomo nudo
1. Non è la forma a generare il significato
2. Indeterminatezza del sapere scientifico: le scienze umane ne sono semmai un'intuizione
3. Questioni di metodo
4. Mito e musica si trasformano ma non possono esulare dalla loro natura
5. Matematica, lingua vs musica, mito: matematica (NO suono senso), lingua (SI suono senso) – musica (suono), mito (senso)
6. Musica e mito come linguaggio
7. Approfondimento dal punto di vista del mito
  8. Approfondimento dal punto di vista della musica
  9. La musica come sistema tonale
  10. La fuga come stratificazione musicale (pura forma)| mito = letteratura (romanzo) + musica (fuga), dal Settecento
  11. Secolarizzazione di musica e mito: Wagner punto di arrivo
12. Ruolo dell'ascoltatore: sintesi fra suono e significato
13. Perché la musica procura piacere? Perché unisce corpo e mente
  14. Parallelo con il ridere e il suo contrario, l'angoscia (paura)
15. L'emozione musicale come un accedere alle due "scorciatoie"
16. L'esempio del Bolero di Ravel | 
 
| 
17. I tre piani di musica e mito: reale simbolico immaginario
18. La compnente affettiva
  19.
La funzione del rito come sintesi formale del mito
20. Parentesi sulla musica strumentale che sta al rito come la musica vocale sta al mito
21. Ancora sul rituale
6. Prometeo
Beethoven | Liszt | Scriabin | Orff | Nono | Folk metal
In Oppenheimer (Ch. Nolan, 2023) il protagonista è paragonato a Prometeo 
, la biografia di Oppenheimer su cui si basa il film s'intitola American Prometheus (2005)
Beethoven (1801)
Creature di Prometeo 
 Tempesta n. 1 (Prometeo si accorge che le sue statue non hanno emozioni) | 
 Finale
Da Giovanni Biamonti, Catalogo cronologico e tematico delle opere di Beethoven (Torino 1968) 
 | Piano score 
Il manoscritto originale è andato perduto ... balletto, che celebra le Belle Arti, in onore dell’imperatrice Maria Teresa, la seconda moglie dell’imperatore Francesco I d’Austria ...
Il «testo» coreografico non ci è noto; possiamo però cercare di ricostruirlo approssimativamente giovandoci delle notizie contenute nel manifesto della prima rappresentazione, di alcune indicazioni apposte agli abbozzi, riferiti saltuariamente dal Nottebohm ed integralmente dal Mikulicz; infine di una descrizione di Carlo Ritorni [Commentari, 1838] ...
La prima rappresentazione ... 26 marzo 1801 ...
[dal catalogo Thayer:] Prometeo Sig. Cesari | Creature Sig.na Casentini, Sig. Salvatore Viganò | Bacco Sig. Ferdinando Gioia | Pane Herr Aichinger | Tersicore Sig.ra Brandi | Talia Sig.ra Cesari | Melpomene Sig.ra Reuth | Apollo – Anfione – Arione – Orfeo ... trovati gli uomini del suo tempo in uno stato di ignoranza, li affinò nelle scienze e nelle arti e li ammaestrò nei costumi ... Prometeo le conduce al Parnaso per farle istruire da Apollo, dio delle belle arti – Apollo ordina ad Anfione, ad Ariane e ad Orfeo di ammaestrarle nella musica, a Melpomene e a Talia di farle consapevoli della tragedia e della commedia, a Tersicore e a Pan di insegnar loro la danza pastorale, di cui essi sono gli inventori, ed a Bacco di insegnar la danza eroica ...
Prometeo, dopo aver dato vita col fuoco a due statue di creta, scopre che esse mancano di ragione. Le conduce allora sul Parnaso, dove Apollo e le Muse donano loro intelligenza e sensibilità. I giovani, divenuti consapevoli, riconoscono il padre e aspirano alla gloria, ma Melpomene (musa della tragedia) ricorda loro la fragilità umana e uccide Prometeo. Infine Talia (musa della commedia) e Pan (fauno) riportano il Titano in vita, e la vicenda termina in festa e armonia.
La descrizione del Ritorni è la seguente: [Ouverture] “... Incalzato dalla fulminante ira del Cielo [Tempesta], che dà luogo a fragoroso musical preludio, vien Prometeo pel bosco correndo verso le sue statue della creta, cui frettoloso accosta al cuore la fiaccola celeste. Mentr’egli affaticato, affannato, compita l’opera, s’abbandona su un sasso, quelle acquistan vita e movimento, e diventano in fatto, quali eran in apparenza, un uomo ed una donna (Salvatore stesso e la brava Casentini).
  Prometeo riscuotendosi li guarda con giubilo, li invita a sé con paterno amore, ma non può destare in essi alcun sentimento mostri uso di ragione: anzi quelli, lasciandosi cader in terra indolentemente, piucché a lui, rivolgonsi ad un’alta pianta (vorrebbe ciò per avventura indicare quella delle ghiande, che furono indispensabile alimento agli uomini primi?).
  Ritorna egli alle carezze ed alle persuasive, ma coloro che di uomini non hanno la miglior parte, la ragione, non intendono le sue parole e sen’infastidiscono, e coll’ inetto loro aggirarsi tentano andar più lunge. Dolente il Titano prova ancor le minacce, nulla giovando, sdegnato, pensa perfino a dover distruggere quel’ opera sua; ma voce superna internamente ne lo ritrae, sicché torna al primo affetto, e mostrando nuovo disegno essere nato nella sua mente, seco entrambi, afferrati, altrove strascina.
  L’atto secondo è nel Parnaso ... Un bel quadro di queste poetiche figure mostra all’aprir della scena la corte di Apollo. Notisi che il Coreografo non vuol qui né musica né danza specialmente, onde allorché queste verranno adoperate poi come stessi particolari, se ne conosca il loro novello intervenimento: savia avvertenza in ogni simile caso! Vien Prometeo presentando al nume i figli suoi, perché gli piaccia farli capaci dell’arte e delle scienze.
  Al cenno di Febo Euterpe, secondata da Anfione, mettesi a suonare, ad alle loro modulazioni i due giovanetti cominciano a dar segno di ragione, di riflessione, di veder le bellezze della natura, di sentir umani affetti. Arione ed Orfeo rafforzano l’armonia colle loro cetere ed ultimamente il nume seco loro.
  I candidati agitansi qua e là, e giunti avanti Prometeo, conoscon in lui l’oggetto di lor riconoscenza e amore, e gli si prostrano, e seco confondono gli affettuosi amplessi.
  Allora avanza Tersicore colle Grazie, e Bacco co’ suoi Baccanti, che menano una danza eroica (più propria del seguito di Marte) nella quale i figli di Prometeo, non reggendo ormai agli stimoli della gloria, dato di piglio all’arme, voglionsi mischiare.
  Ma Melponene allora, recatasi in mezzo, a’ giovanetti attoniti rappresenta una tragica scena, facendo vedere col suo pugnale come morte termini i giorni dell’uomo. Raccapricciandone essi, volgesi al Padre [Prometeo] confuso e [Melpomene] lo rimprovera aver fatti nascere que’ miseri a tali calamità, né crede punirlo soverchiamente con la morte, il perché, invan rattenuta da’ pietosi figli, di pugnale l’uccide. 
Rompe quel lutto Talia con una giuocosa scena, ponendo sua maschera avanti il volto de’ due piangenti, mentre Pane, alla testa de’ Fauni, comicamente dannanti, torna a vita  Titano, e così fra danze festive termina la favola.”
———
Ovidio, Metamorfosi, X | Rousseau, Pygmalion (1770) | Pigmalione, uno scultore, si innamora della statua perfetta che ha scolpito con le proprie mani. Desidera così intensamente che prenda vita, che il suo amore la anima davvero | L'ideale di Pigmalione passa attraverso una "edicazione naturale" che non corrompe | My Fair Lady (1964) | Educazione
[Grove, "Rousseau"] ... Il pensiero estetico di Rousseau nel suo complesso (la cui versione letteraria e narrativa applicata alla musica, e in particolare all'opera, si trova in La nouvelle Héloïse, I.48, II.23) [a] aderisce, più o meno, al suo pensiero politico e ontologico. L'idea di purezza dell'origine (suo principio filosofico) [= l'uomo nasce libero e buono] permette di riconoscere il processo  di declino [corruzione] e poi sviluppo [contratto sociale]. Con la rigenerazione, che preserva le conquiste positive della  corruzione ed educazione [tradizionale, che vincola], si ottiene non il ritorno all'origine, ma ai presupposti originari. Questo processo, che sarebbe per la musica ciò che il contratto sociale è nell'ambito della politica, è delineato in modo diverso da Rousseau a seconda che venga applicato all'opera italiana (in cui si ha l'ideale del recitativo accompagnato) [espressione della collettività] o all'opera francese [imposta istituzionalmente] che Rousseau propone di trasformare in melologo: un'alternanza di passaggi parlati e puramente strumentali. Fu così che concepì Pygmalion, una scena lirica musicata da Horace Coignet nel 1770 ...
a. Il primo riferimento è sulle differenze dell'opera italiana e francese, il secondo sull'ipocrisia dell'opera a Parigi. Il romanzo ebbe straordinario successo e (come riferisci wiki francese) i lettori non volero credere fosse un'invenzione.
Di Pygmalion esiste un acte de ballet di Rameau (1748). Rousseau scrisse invece il testo per un melologo (1770) musicato da Horace Coignet (non esiste un'esecuzione). Fu subito tradotto in italiano (1770 e 1777). La versione famosa è quella di Antoni Benda  realizzata su una traduzione tedesca (1780) [alter ritradotto in francese | alter in spagnolo]. Fu messo in musica (ma come opera) anche da Giambattista Cimador (1790, traduzione Sografi), nonché da Bonifazio Asioli (1792), Cimarosa e Donizetti.
Byron (1816)
  
    Titan! to whose  immortal eyes 
      The sufferings of mortality, 
      Seen in their sad  reality, 
      Were not as things  that gods despise; 
      What was thy pity's recompense? 
      A silent suffering, and intense; 
      The rock, the vulture, and the chain, 
      All that the proud can feel of pain, 
      The agony  they do not show, 
      The suffocating sense of woe, 
      Which speaks but in its loneliness,  
      And then is jealous lest the sky 
      Should have a listener, nor will sigh 
    Until its voice is echoless.
  | 
    Titano! tu con gli occhi immortali  
      vedesti nella triste loro realtà  
      gli affanni umani,  
      come cose che  si trascuravano dagli Dei;  
      ma qual era il premio della tua pietà?  
      Un soffrire tacito, intenso;  
      la rupe, l’avvoltoio e la catena, 
      tutto il dolore che possono sentire i superbi,  
      tutta l’agonia che non rivelano mai, 
      quel senso soffocato d’angoscia,  
      che non parla fuorchè nella sua solitudine,  
      e teme geloso che il cielo  abbia  
      orecchie per ascoltare, nè vuol sospirare  
      finchè la sua voce non sia rimasta senz’eco. | 
    The Blue Hour Cafe | 
  
  
    Titan! to thee the strife was given 
      Between the suffering and the will, 
      Which torture where they cannot kill; 
      And the inexorable Heaven, 
      And the deaf tyranny of Fate, 
      The ruling principle of Hate, 
      Which for its pleasure doth create 
      The things it may annihilate, 
      Refus'd thee even the boon to die: 
      The wretched gift Eternity 
      Was thine—and thou hast borne it well. 
      All that the Thunderer wrung from thee 
      Was but the menace which flung back 
      On him the torments of thy rack; 
      The fate thou didst so well foresee, 
      But would not to appease him tell; 
      And in thy Silence was his Sentence, 
      And in his Soul a vain repentance, 
      And evil dread so ill dissembled, 
      That in his hand the lightnings trembled. | 
    Titano! a te fu data la lotta 
      tra il soffrire e il volere,    
      cose che  
      tormentano in quella parte 
      che non può morire.  
      E il Cielo inesorabile,  
      e la sorda tirannia del Fato, 
      il principio dominatore dell’Odio,  
      che per suo trastullo crea 
      le cose che può annientare, 
      ti rifiutarono la sorte del morire: 
      un miserabile dono fu a te l’Eternità,  
      e tu l’hai ben sopportato. 
      Tutto ciò che il Tonante strappò da te, 
      fu solo la minaccia che gli lanciasti contro  
      negli spasimi della tortura.  
      Ben tu leggesti nel Fato,  
      ma per placarlo non volesti rispondere;  
      e nel tuo silenzio fu la sua sentenza, 
      e nella sua anima [di Giove] un inutile pentimento,  
      e una paura così mal dissimulata,  
      che i fulmini gli tremavano nella destra. | 
      | 
  
  
    Thy Godlike crime was to be kind, 
      To render with thy precepts less 
      The sum of human wretchedness, 
      And strengthen Man with his own mind; 
      But baffled as thou wert from high, 
      Still in thy patient energy, 
      In the endurance, and repulse 
      Of thine impenetrable Spirit, 
      Which Earth and Heaven could not convulse, 
      A mighty lesson we inherit: 
      Thou art a symbol and a sign 
      To Mortals of their fate and force; 
      Like thee, Man is in part divine, 
      A troubled stream from a pure source; 
      And Man in portions can foresee 
      His own funereal destiny; 
      His wretchedness, and his resistance, 
      And his sad unallied existence: 
      To which his Spirit may oppose 
      Itself—and equal to all woes, 
      And a firm will, and a deep sense, 
      Which even in torture can descry 
      Its own concenter'd recompense, 
      Triumphant where it dares defy, 
      And making Death a Victory. | 
    Il tuo celeste delitto fu essere gentile, 
      e ridurre coi tuoi precetti 
      la somma 
      delle umane miserie,  
      e afforzare l’uomo della sua propria mente;  
      ma, seppur tradito come fosti dall’alto,  
      pure dalla tua tranquilla energia,  
      dalla tua pazienza e dalla resistenza  
      del tuo spirito impenetrabile 
      (che Cielo e Terra non poterono scuotere) 
      ereditammo una potente lezione: 
      Tu sei simbolo e segno  
      al mortale del suo destino 
      e della sua forza; 
      l’uomo, come te, in parte è divino, 
      torbido rivo d’una pura sorgente,  
      e l’uomo in parte può prevedere  
      il suo funesto destino,  
      le sue sventure, la sua resistenza, 
      e un’esistenza mesta, solitaria; 
      al che il suo spirito può opporre  
      sè stesso, scudo a tutti i mali, 
      e un saldo volere, e un senso profondo, 
      che valga a scoprire, concentrata  
      anche nei tormenti, la sua ricompensa;  
      che trionfi dovunque osa, ed aspira, 
      e converta la morte in vittoria. | 
      | 
  
  
    |   | 
    [trad. Carlo Bini, 1838 (con correzioni)] | 
      | 
  
Liszt (1855)
In origine una cantata (1850) sul Prometeo liberato (1802) [a] testo teatrale di Herder (per clebrarne i cent'anni dalla nascita9) organizzata in Ouverture e 8 cori introdotti da un declamato. In seguito (1855) LIszt revisionò il lavoro separando l'ouverture e facendola diventare il poema sinfonico n. 5 | score | La versione originale è sul portale Naxos
a. Il Prometeo liberato di Eschilo è perduto, e vari provarono a riscriverlo fra cui Percy Shelley (1820)
A. Allegro energico + Maestoso un poco ritenuto (introduzione: tema evocato)
X. Andante (recitativo) [costrizione] | A. Allegro molto appassionato (alla fine tema X) [impeto]
X. Ritenuto (recitativo) | B. A tempo (tema cantabile) [pietà di Ercole]
C. Fuga + tema A [eroe dell'intelletto]
X. Andante (recitativo) | A. Allegro molto appassionato [come sopra]
B. Stretto più animato (tema cantabile) + C e A [liberazione]
Per la cultura Romantica Prometeo ha significati diversi:
a) Simbolo della ribellione titanica
 Prometeo incarna lo spirito di rivolta contro ogni forma di autorità assoluta (gli dèi, il destino, le convenzioni sociali e religiose). In questo senso diventa un modello dell’eroe romantico che non si sottomette, pur sapendo di andare incontro a sofferenza e punizione.
 b) Figura dell’artista e del genio creativo [Beethoven]
 Il fuoco rubato è interpretato come sapere, poesia, arte: ciò che permette all’uomo di elevarsi al di sopra della sua condizione. Prometeo diventa l’allegoria del poeta-creatore che, con la sua opera, sfida i limiti imposti dalla tradizione e dal potere.
 c) Eroe del progresso e della libertà
 L’atto prometeico viene letto come gesto di emancipazione dell’umanità: il titano sacrifica se stesso per rendere l’uomo libero e più consapevole. In questo senso è collegato anche agli ideali illuministici e rivoluzionari che ancora circolano nel primo Romanticismo.
 d) Simbolo della sofferenza necessaria [Liszt e Leopardi]
 La condanna di Prometeo (incatenato e torturato) viene vista come metafora del destino dell’eroe moderno: colui che porta una nuova verità deve accettare il dolore come parte del suo compito. Da qui nasce il mito romantico del “genio incompreso”.
Scriabin (1910)
Prométhée. Le Poème du feu | partitura | finale | analisi | colori
Affascinato da Schopenhauer e Nietzsche | Mysterium | misticismo europeo | 
 (da Misteri del nazismo/2, Rai 2001)
Accordo mistico | 
 Jean-Féry Rebel, Le Cahos, da Les élémens (1737)
Scriabin non vide mai la versione a colori (forse influenzata dal virare la pellicola in b/n nel cinema), la prima è stata provata nel 1915, vi sono versioni recenti | 
| 
 | 
 |
Fauré (1907) e Orff (1968)
Gabriel Fauré, nel suo Promethée – tratto da Eschilo – introduce l'episodio di Pandora 
 (il dono di Zeus all'umanità per punirli del fuoco di Prometeo), derivato da Esiodo, Le opere e i giorni.
Carl Orff, fedele a Eschilo, mette mano a Prometheus, come ultimo quadro della trilogia classica (con Antigonae e Aediypus) | ritmo, danza, strumenti esotici, teatro totale
  
    | Prologo | 
    [1] | 
    La tragedia emerge musicalmente dal rumore diffuso. Un forte rullo di tamburo giapponese di origine cinese, chiamato o-daiko, apre la sequenza delle scene. Pesante batte sulla grancassa e le corde gravi dei pianoforti annunciano l'apparizione dei due scagnozzi di Zeus, Kratos (Coercizione) e Bia (Forza), che conducono Prometeo alla roccia in Scizia dove Efesto lo incatenerà. Prometeo, per amore dell'umanità, aveva rubato il fuoco. | 
  
  
    | Parodo | 
    [2] | 
    Dopo essere stato incatenato, Prometeo inizia un lamento ampio e imponente: | 
  
  
    |   | 
    [3] | 
    La terza scena simboleggia l'arrivo delle Oceanidi, che Eschilo immaginava come creature alate. Atterrano ai piedi di Prometeo, che aveva già sentito il loro avvicinarsi da lontano. Allora il capo del coro delle Oceanidi chiede a Prometeo di raccontare cosa ha fatto per essere punito così da Zeus. Prometeo ribatte. | 
  
  
    | Ep. 1 | 
    [4] | 
    Oceano è pieno di compassione per il Titano e si mostra disposto a offrirgli consigli. Tuttavia, il Titano non crede affatto che una "parola gentile" sia il "medico giusto" per le "anime ferite", e allora scompare sul suo cavallo alato. | 
  
  
    | Sas. 1 | 
    [5] | 
    Il lamento di Prometeo raggiunge immediatamente il Coro compassionevole e comprensivo, che lo conforta dicendogli quanto profondamente l'intero paese, tutti coloro che abitano i "campi sacri" dell'Asia, persino lo "sciame scita che popola le estremità della terra", condividano la sua sofferenza. | 
  
  
    | Ep. 3 | 
    [6] | 
     Io, la donna desiderata da Zeus, fu trasformata in una vacca dalla moglie Era per gelosia, e nelle sue sembianze ora vaga per il mondo come una pazza in preda all'eccitazione. In Prometeo, crede di aver trovato il suo riflesso: | 
  
  
    |   | 
    [7] | 
    Si rivolge a Prometeo, colui che sa e prevede, cercando di comprendere la sua situazione, sperando in aiuto e salvezza. Prometeo, tuttavia, esita a rivelare la sua conoscenza a Io e invece le chiede prima di raccontare a lui e al Coro il suo destino divinamente decretato, cosa che lei fa, dopo aver evocato il passato a gesti. | 
  
  
    |   | 
    [8] | 
    Ora Prometeo profetizza a Io il suo destino futuro e le dà consigli su come mitigare o superare i pericoli imminenti. | 
  
  
    | Stas. 3 | 
    [9] | 
    Il coro si stacca dalla precedente simpatia, prende le distanze e riflette su ciò che ha visto: "Questa battaglia non è una battaglia, questo cammino non è un cammino!" | 
  
  
    | Esodo | 
    [10] | 
    La catastrofe, la caduta di Prometeo, si avvicina. Nella sua ribellione finale, il Titano rivela la conoscenza che lo rende superiore a Zeus e allo stesso tempo lo aiuta a sopportare il proprio destino. La roccia colpita dal fulmine di Zeus, alla quale era incatenato Prometeo e alla quale si aggrappano anche i suoi alleati, gli Oceanidi, sprofonda negli abissi. | 
  
Nono (1975)
Audio | partitura | schizzi | info
Folk metal (2007)
Saltatio mortis, Prometheus, canzone d'apertura dell'album Aus der Asche (2007) | 
  
    Erkenne die Menschen 
      Ihr Geist ist erfroren 
      Gezwungen, zu leben 
      In ewiger Nacht 
      Erhöre ihr Klagen 
      Ihr Feind ist die Kälte 
      Verdammt, zu warten 
      In ewiger Wacht | 
     Conosco l'umanità 
      il suo spirito è congelato 
      costretta a vivere 
      in una notte eterna 
      Ascolto il suo lamento 
      il suo nemico è il freddo 
      condannata ad aspettare 
      in una veglia eterna | 
  
  
    Im Schweif des Kometen 
      Vor nachtschwarzen Wolken 
      Steige ich brennend 
      Vom Himmel herab 
      Die Hand hält das Feuer 
      Mein Geist die Erkenntnis 
      Trag' ich der Götter 
      Gebote zu Grab | 
    Nella scia della cometa 
      da nuvole nere come la notte 
      scendo ardente 
      giù dal cielo 
      La mano tiene il fuoco 
      il mio spirito la conoscenza 
      getto le leggi 
      degli dei nella tomba | 
  
  
    Ich bringe euch Feuer 
      – Die Kraft zu erkennen 
      – Den Zorn der Götter auf die Welt 
      – Die Macht zu verbrennen 
      – Und Asche, die vom Himmel fällt | 
    Vi porto il fuoco 
      – la forza della conoscenza 
      – l'ira degli dei sul mondo 
      – il potere di distruggere 
      – e ceneri che cadono dal cielo | 
  
  
    Erkennen heißt Freiheit 
      Sich selbst zu entscheiden 
      Kein Schicksal ist 
      Von den Göttern erdacht 
      Den Geist zu entflammen 
      Die Saat der Erkenntnis 
      Hat aus den Menschen 
      Selbst Götter gemacht | 
    Conoscere è libertà 
      decidere da sé 
      Nessun destino è 
      concepito dagli dei 
      Nell'infiammare lo spirito 
      il seme della conoscenza 
      ha reso gli uomini 
      esseri divini | 
  
  
    Mein Werk ist verrichtet 
      Die Grenze gefallen 
      Unwissenheit ein 
      Gebrochener Fluch 
      Meine Strafe jedoch 
      Wird unfassbar erscheinen 
      Wie ein von Göttern 
      Geschriebenes Buch | 
    Il mio lavoro è compiuto 
      il confine è caduto 
      l'ignoranza è una 
      la maledizione spezzata 
      Ma la mia punizione 
      sembrerà senza senso 
      come un libro 
      scritto dagli dei | 
  
  
    | Ich bringe euch Feuer ... | 
      | 
  
  
    Geschmiedet in Eisen | 
      An Berge gekettet 
      Von Göttern verdammt | 
      Von niemand' gerettet 
      Mein ewiger Leib | 
      Dem Adler ein Mahl 
      Die ewige Strafe | 
      Im Kaukasus Tal | 
    Forgiato nel ferro | incatenato alla montagna 
      Condannato dagli dei | nessuno mi salverà 
      Il mio corpo eterno | pasto di un'aquila 
      L'eterna punizione  | nella valle del Caucaso | 
  
  
    | Ich bringe euch Feuer ... | 
      | 
  
Caparezza, Sono il tuo sogno eretico (2011)
Personaggi ingiustamente condannati per eseresia sono come Prometeo. 
  
    Sono una donna e sono una santa [a] | sono una santa donna e basta 
      Sono stata una casta vincente | prima che fosse vincente la casta 
      Dalla Francia la Francia difendo | se l'attacchi la lancia ti fendo 
    Estraggo la spada dal cuoio | polvere ingoio ma non mi arrendo | 
      | 
  
  
     Gli inglesi da mesi vorrebbero | la mia capoccia in un nodo scorsoio 
      Sono un angelo ma | con loro  mi cambierò in avvoltoio 
      Vinco una guerra contro | l'Inghilterra non è che 'ndo cojo cojo 
    Perché sento le voci che non sono | voci di corridoio | 
      | 
  
  
    Va' all'inferno satanassa | un letto di fiamme il tuo materasso 
    La tua parola non vale più | accenditi fuoco spegniti tu | 
      | 
  
  
    Mi bruci per ciò che predico | è una fine che non mi merito 
    Mandi in cenere la verità | perché sono il tuo sogno eretico | 
      | 
  
  
    Invece io sono il domenicano [b] | ma non chiedermi come mi chiamo 
      Qua è sicuro che non me la cavo | mi mettono a fuoco non come la Canon 
      Detesto i potenti della città | detesto Sua Santità [c] 
    Un uomo carico d'avidità | che vende cariche come babbà | 
      | 
  
  
    La tratta dei bimbi come geishe | cresce tutto il clero ma 
      Nessuno ne parla e il Millequattro non è anno zero [d] 
      Ed ora mi impiccano, mi appiccano | come un bengala a capodanno 
    Di me rimarrà un pugno | di cenere da gettare in Arno | 
      | 
  
  
    Accendevi i falò laggiù | bruciavi i libri di Belzebù 
    Era meglio mettere su | i carboni del barbecue | 
      | 
  
  
    Mi bruci per ciò che predico | è una fine che non mi merito 
      Mandi in cenere la verità | perché sono il tuo sogno eretico | 
      | 
  
  
    Infine mi chiamo come il fiume [e] | che battezzò Colui 
      Nel cui nome fui  posto in posti bui | mica arredati col feng shui 
      Nella cella reietto perché tra fede | e intelletto ho scelto il suddetto [f] 
    Dio mi ha dato un cervello | se non lo usassi gli mancherei di rispetto  | 
      | 
  
  
    E tutto crolla come in borsa | la favella  [g] nella morsa  
      La mia pelle è bella arsa | il processo bella farsa 
Adesso mi tocca tappare la bocca | nel disincanto lì fuori 
Lasciatemi in vita invece di farmi | una statua in Campo dei Fiori | 
      | 
  
  
    Mi bruci per ciò che predico | è una fine che non mi merito 
      Mandi in cenere la verità | perché sono il tuo sogno eretico | 
      | 
  
a. Giovanna d'Arco, rif. a Rosanna Fratello, Sono una donna non sono una santa | b. Savonarola | c. Papa Alessandro VI, accusato di simonia | d. Il Millequattro (cioè il XV sec.) non è Annozero, la trasmissione d'inchiesta di Santoro dove si è parlato della pedofilia nella chiesa | e. Il fiume GIordano dove è stato battezzato Gesù Crito | f. Cioè il secondo, l'intelletto | g. La lingua
Rancore, Eden (2020)
  
    Questo è un codice |  senti alla fine è solo un codice 
codice: senti le rime è solo un codice 
codice: su queste linee solo un codice | 
      | 
  
  
    L'11 settembre ti ho riconosciuto 
Tu quando dici 'grande mela' [a] è un codice muto 
Tu vuoi nemici sempre se la strega [b] è in Iraq  
Biancaneve è con i sette nani e dorme in Siria | 
      | 
  
  
     Passo ma non chiudo: cosa ci hai venduto?  
Quella mela che è caduta
in testa ad Isaac Newton [c] 
Rotolando sopra un iPad [d] oro      per la nuova era 
Giù nel sottosuolo o dopo l'atmosfera | 
      | 
  
  
    | Stacca, mordi, spacca, se-para | amati, copriti, carica, spara | 
      | 
  
  
    Noi stacchiamo la coscienza e mordiamo la terra 
Tanto siamo sempre ospiti in qualunque nazione 
Chi si limita alla logica è vero che dopo libera 
La vipera alla base del melo che vuole [e]
  | 
      | 
  
  
     Quante favole racconti che sappiamo già tutti 
      Ogni mela che regali porta un'intuizione 
Nonostante questa mela [f] è in mezzo ai falsi frutti 
è una finzione: ora il pianeta Terra 
chiama 'destinazione' | 
      | 
  
  
    | Nuovo aggiornamento nuova simulazione | 
      | 
  
  
    Come l'Eden prima del 'ta ta ta' 
Come prima quando tutto era unito | mentre ora cammino in questo mondo proibito 
Quando il cielo era infinito | quando c'era la festa e non serviva l'invito | 
      | 
  
  
    Dov'è lei, ora, dov'è lei? 
Se ogni scelta crea ciò che siamo | che faremo della mela attaccata al ramo? | 
      | 
  
  
    Dimmi chi è la più bella allora dai, giù il nome 
Mentre Paride si aggira tra gli dei ansiosi [g] 
Quante mele d'oro nei giardini di Giunone 
Le parole in bocca come mele dei mafiosi [h] | 
      | 
  
  
     E per mia nonna ti giuro, che ha conosciuto il digiuno 
È il rimedio più sicuro e toglierà il dottore in futuro [i] 
Il calcolatore si è evoluto, il muro è caduto 
Un inventore [j] muore, nella mela che morde c'era il cianuro | 
      | 
  
  
    Questo è un codice |  senti alla fine è solo un codice 
codice: senti le rime e dopo | 
      | 
  
  
    | Stacca, mordi, spacca, se-para | amati, copriti, carica | 
      | 
  
  
    Ancora l'uomo è dipinto nella tela 
Ma non vedo il suo volto, è coperto da una mela [k] 
Sì, solo di favole ora mi meraviglio 
Vola, la freccia vola ma la mela è la stessa che resta in equilibrio in testa ad ogni figlio [l] | 
      | 
  
  
    | Come l'Eden ... | 
      | 
  
  
    E se potessi parlare con lei da solo cosa le direi 
Di dimenticare quel frastuono tra gli errori suoi  e gli errori miei 
E guardare avanti senza l'ansia di una gara 
Camminare insieme sotto questa luce chiara  mentre gridano | Guarda | 
      | 
  
  
    | Stacca, mordi, spacca, se-para | 
    amati, copriti, carica | 
      | 
  
  
    | Come l'Eden ... | 
      | 
  
a. New York | b. CHe dona la mela avvelenata | c. Il simbolo della gravità | d. Apple | e. La mela della conoscenza nel Paradiso terrestre | f. Sempre Apple? | g. La mela della discordia | h. Intese come belle parole | i. Rif. al detto "Una mela al giorno toglie il medico di torno" | j. Alan Turing | k. Dipinto di Magritte | l. Guglielmo Tell