Primo arringo musicale

discepolo e maestro

discepolo · Iddio la salvi, signor maestro.

maestro · Il benvenuto, figlio, che ricercate in questa scola?

discepolo · Mandato sono dal mio signor padre, il quale ieri sera con lei discorse in materia del desiderio ch'ei tiene acciò io impari di cantare figuratamente e (secondo la riuscita) ancora di canto fermo e contrappunto.

maestro · Sete figlio del signor Francesco Codronchi?

discepolo · Questo son io, per obbedir e servir v‹ostra› s‹ignoria›.

maestro · Meco trattò di questo negozio, al qual promisi ogni mia diligenza acciò impariate con quella perfetta integrità ch'all'ingegno vostro e capacità mia sarà possibile.

discepolo · Eccomi pronto per eseguire. Dicami lei che strada a ciò tener si deve.

maestro · Bisogna, figliol mio, volendo effettuare quell'onesto pensiero, vi si ricercano tre considerazioni. Prima: l'onor d'Iddio, cioè ferma deliberazione imparare questa ed ogn'altra virtù a gloria di sua divina maestà. Seconda: l'onore del vostro maestro, applicando fisso il pensiero a quant'egli v'insegna. Ultima: la reputazione di vostro padre e assieme vostra, acciocché imparando la virtù scacciate il vizio dell'ozio, radice d'ogni mala operazione, considerando quanto sia favorito e carezzato il virtuoso, e aborrito con sprezzo il vizioso.

discepolo · Di questi precetti civili resto consolato, ma quando il scolaro fosse di cervello incapace, che colpa n'ha egli, non potendo essere annesso al numero dei virtuosi?

maestro · Niente è difficile a chi vuole, e quando il scolaro averà avanti gl'occhi le tre considerazioni suddette imparerà, e se non così presto almeno con maggior spazio di tempo, ché tanto vien percosso il sasso dall'acqua che al fin si spezza. Bisogna pazientemente superare gli principi che si rendono alquanto scabrosi, li quali superati ne seguita il diletto che riduce certa perfezione, e chi studia con diletto s'occupa talmente che né volontà né obietto visibile dalla intelligenza lo rimuove.

discepolo · Eccomi pronto a quanto il mio debole intelletto somministrerammi.

maestro · Ditemi, avete principio alcuno da altro maestro imparato?

discepolo · Signor mio, sì, otto mesi. Ma il maestro per sua indisposizione avendo tralasciata la scola, desidero proseguire avanti a questo virtuoso trattenimento.

maestro · Che avete imparato in otto mesi?

discepolo · Alcune cosette necessarie al principiante, e prima la 'mano'.

maestro · E come fu l'apprendere detta mano?

discepolo · Dissemi che ponendo la cima del secondo dito nella manca [= sinistra] mano, alla cima del dito grosso ivi dicessi gamma ut, alla prima giuntura pronunziassi A re, alla terza [scil. seconda] giuntura B mi, poi mi servissi della cima del dito grosso, seguendo per ordine di numeri aritmetici, come qui le significherò in carta, divisa in tre ordini: grave, acuto e sopracuto.

maestro · Questa avrò caro vederla e, intesa, sopra quella aggiungere una lettera al nodo [= nocca] del dito grosso, ed assieme due sillabe di F fa ut; e ciò per far conoscere ad alcuni moderni poco pratici, i quali stanno nel loro solito trotto di quel gamma ut.

discepolo · Questo mi sarà caro oltra modo. Eccovi la mano.

maestro · Piano. Avanti ch'io vegga: insegnatavi questa mano alla memoria con tre ordini, vi dette la dichiarazione ed a che serviva nella musica?

discepolo · Signor mio, no. Ed altri miei compagni sono nell'istessa curiosità. Vorrei per‹ci›ò che lei me la dichiarasse, ed essendo ventiuna lettera (come dalle sue parole comprendo) a che fine il maestro mio le numera vinti solamente?

maestro · Realmente grande abuso e poca carità di alcuni maestri, quali occupano un scolaro un anno sopra questa mano, e altro non apprendono che gamma ut e A re: vergogna espressa. Ora vediamo questa mano in disegno e poi sopra di essa poneremo il tutto in chiarezza.

Mano per far la memoria del padre Guido, monaco aretino, con nuova dichiarazione del padre don Adriano Banchieri, olivetano

Dal primo F fa ut grave sin a E la mi 1° ordine grave
Dal secondo F fa ut sin a E la mi 7° ordine acuto
Dal terzo F fa ut sin a E la mi 15° ordine sopracuto

Si formano tre chiavi. La prima al numero 8 di F fa ut, e cantasi per natura di b molle. La seconda al numero 12 di C sol fa ut, e cantasi per natura naturale. La terza al numero 16 di G sol re ut, e cantasi in natura di b quadro, dalle quali tre nature si comprendono le mutazioni sopra tutte le parti cantabili.

In queste tre nature gli bassi, tenori, alti e soprani pronunziano ut re mi fa sol la.

Avvisando (benché s'abbia detto) che le tre chiavi sono al n. 8, 12 e 16, s'intendono però 'chiavi' ancora in tutte le posizioni segnate con quella nota negra servendo la istessa natura in dire ut re mi fa sol la: le citate agli tre numeri si chiamano chiavi formali, le altre s'intendono simili ad esse, ma immaginabili.

discepolo · Signor maestro, mi dichiari in grazia lei questa mano ordinatamente.

maestro · Eccomi pronto, ma ch'io vi mostri tal dichiarazione, sia utile saperne l'inventore ed a che fine praticata.

discepolo · Questo mi sarà di gusto, ché veramente imparando qual sia professione è bene saperne l'originale e gli di loro principi acciò si possi tirar avanti fondatamente.

maestro · Raccontano numerosa schiera di scrittori per tradizione (o verità o favola per quanto l'ho comprata a voi la vendo) ‹che› de la musica ritrovata dal diluvio in qua ne fu investigatore Pitagora, filosofo greco, al percuotere di variati martelli nella fucina d'un ferraro. E da quelli, con proporzionate misure, furono formate sei lettere in lor favella, e nostra pronunzia G A B C D E, le quali da essi greci erano cantate in vece delle sillabe che noi di presente cantiamo: ut re mi fa sol la. Gli latini in que' tempi, ansiosi ponere alla pratica detto cantare, s'accomodorano alla greca invenzione, solo in questo ella differente, che pigliorono il di loro principio nella lettera A, come principio del latino alfabeto, e dovendo principiare in G (che significa gamma) dissero A B C D E F qual modo di pronunzia durò fino l'anno di nostra salute 1018 in circa.

discepolo · E perché fu dimesso tal invenzione di pronunziare e cantare?

maestro · Fu questa causa: che nel suddetto anno 1018 visse Guido, monaco aretino, padre della congregazione di San Lorenzo in Laufredio, il qual p. Guido, componendo il graduale in canto fermo, sin al giorno d'oggi praticato nella s‹anta› m‹adre› Chiesa, ad istanza di papa Benedetto viii, faceva egli per tal causa studio particolare della musica, e perché in cantando queste sei lettere erano difficili alla pronunzia ed al praticarle, ricercavasi longo tempo, andavasi (per ciò facilitare) speculando nuova maniera e più facile alla pronunzia, e quando piacque a Dio essendo egli in coro al vespro nel giorno di S. Giovanni Battista, mentre cantavasi l'inno, inventò, dagli sei primi capiversi, le sei sillabe.

discepolo · E come formò queste sei sillabe?

maestro · Avendo egli così di lui principio: ut quean laxis | resonare fibris | mira gestorum | famuli tuorum | solve polluti | labii reatum | Sancte Ioanne.

discepolo · Stupendissima invenzione, e padre degno di memoria eterna.

maestro · Piano. Udite pure, avendo il monaco investigate le sei silla e praticate, s'immaginò con queste e le lettere prima in uso, tutte unire insieme, cioè a dire pigliò la lettera G e aggiunge ut, e questo per memoria e onoranza degli greci primi inventori, poi seguitando alla lettera A aggiunse re, e per ordine alla B disse mi, C fa, D sol, ed D la.

discepolo · Ho inteso. Ma dicami, a che fine si duplica e triplica sopra le giunture della mano le dette lettere e sillabe, come al dire F fa ut, G sol re ut, B fa, B mi ed altre?

maestro · Questo ancora chiariremo a suo tempo. Non sazio il monaco di tal congiunzione, per ridurre la musica in perfezione (secondo la qualità del tempo) fabbricò sopra la manca mano una distanza dove potessero aggiungere voci umane e sopra detta mano formare tre chiavi, l'una di F fa ut, la seconda di C sol re ut, e per ultima di G sol re ut, utili agli bassi, tenori, alti e soprani, e questa è quella mano che dite voi divisa in tre ordini, grave, acuto e sopracuto, composta di vinti lettere con sillabe duplicate e triplicate.

discepolo · Non resto capce come stia questa differenza dalle venti e vintiuna posizione.

maestro · La realtà del fatto è che la mano è di vintiuna principiando al nodo del dito grosso in F fa ut e benché il Monaco lasciasse [= trascurasse] tal lettera F, potiamo realmente dire ‹che› ciò facesse (come detto abbiamo) per onorare i greci primi inventori; aggiungiamo ancora ciò facesse per seguitare un ordine compito di quelle sei lettere e sillabe congionte, e questo per non replicare al principio due fiate la sillaba ut. Sia come più piace dirò, alla libera, chi tiene openione contraria non è capace dell'intenzione del Monaco e sta semplicemente alla parola ma non considera il significato. Vero è che la corda F fa ut (sotto il gamma ut) ha due nature come gli altri F fa ut, cioè fa per natura naturale e ut per natura di b molle. Né si accorgono alcuni moderni poco fondati che se altra ragione non fosse, sappiano che in quei tempi non erano in pratica gli dodeci modi naturali del dottissimo Zarlino, posti da lui nelle Dimostrazioni armoniche, lib. i, rag. 5, def. 8. Veggasi la tastatura con gli tre tasti aggiunti ut re mi che troveranno realmente la mano corista aver principio reale in F fa ut, divisa in tre ordini compiti, come qui si vede in atto.

Pratica sopra la mano manca, divisa in tre ordini, grave, acuto e sopracuto, con le chiave in F, C e G

ordine grave: 1 F fa ut · 2 G sol re ut · 3 A la mi re · 4 fa mi · 5 C sol fa ut · 6 D la sol re · 7 E la mi e fa —— ordine acuto: 8 F fa ut · 9 G sol re ut · 10 A la mi re · 11 fa mi · 12 C sol fa ut · 13 D la sol re · 14 E la mi e fa —— ordine sopracuto: 15 F fa ut · 16 G sol re ut · 17 A la mi re · 18 fa mi · 19 C sol fa ut · 20 D la sol re · 21 E la mi e fa

Esempio e dichiarazione a questa pratica

discepolo · Ho compreso in buona parte. Ma dicami, in grazia, a che fine il Monaco, ritrovate le sei sillaba ut re mi fa sol la, non mette le lettere A B C D E F non se ne avendo più a servire nel canto, sì come noi ancora pratichiamo?

maestro · Sappiate che due efficacissime considerazioni fan sì che non vengono dimesse dette lettere: l'una per non ponere in oblivione la memoria degli greci (come pure s'è detto), la seconda servono mirabilmente alla memoria, applicandole localmente.

discepolo · Mo mi sovviene: gli addimandai poco avanti perché si dicono e repetono dui e tre sillabe sopra una lettera.

maestro · Fu, è vero, me l'addimandaste, ma avendo altro prima da spiegarvi siamo ora in tempo. Quelle sillabe duplicate e triplicate si pongono atteso che nomi hanno diversi secondo la naturalità ed accidente delle chiavi, cioè di natura naturale, na-tura di b molle e natura di n quadro.

discepolo · E come devono intendersi nomi di natura di b molle di b quadro e naturale?

maestro · Abbiamo conluso sotto la mano che gli ordini sono tre, grave, acuto e sopracuto, e che ciascuno contiene separatamente sette lettere con loro sillabe appropriate, quali tre ordini poneremo qui distinti in esempio a maggiore intelligenza.

discepolo · Piano, in cortesia, in ciascun ordine dice essere sette lettere; dicami per grazia per che cagione a sei di queste se gl'attribuisce una sol lettera F G A C D E. Perché le sei si pronunziano una fiata [= volta] sola e la B dui?

maestro · Sappiate che detta lettera B, per esser fuori dalla scala di natura natuale, ad altro non serve solo in conoscere se la cantilena sia per b molle over quadro.

Dichiarazione agli tre ordini e quello che si dice in uno serve a tutti tre

1 F fa ut dicesi fa per natura ut per b molle
2 G sol re ut dicesi sol per natura re per b molle ut per b quadro
3 A la mi re dicesi la per natura mi per b molle re per b quadro
4 fa mi – questa corda è fuori della mano ed è indizio del canto
5 C sol faut dicesi sol per b molle fa per b quadro ut per natura
6 D la sol re dicesi la per b molle sol per b quadro re per natura
7 E la mi e fa dicesi la per b quadro mi per natura e
fa per accidente

discepolo · Che significa quest'ultima sillaba «fa per accidente» sopra la lettera E?

maestro · Di questo ve ne tratterò un'altra fiata, non essend'ora in proposito, vedete la dichiarazione.

discepolo · Quivi mi nasce un dubbio: nelle due chiavi di F e G alle sei note ut re mi fa sol la, alla prima dice natura di b molle, alla seconda di b quadro e alla lettera della chiave C dice natura naturale. A me pare qualsivoglia cosa o sia per natura o sia naturale rappresenti l'istesso sognificato.

maestro · In quest'occasione vi è però differenza notabile. Sappiate che quivi questo nome 'natura' è generico, qual serve a tutte e tre le chiavi in dire ut re mi fa sol la chiamandosi indifferentemente così naturali, vero è che gli dui F e G tal natura le viene concessa per accidente di b molle e b quadro, ma in quella di C le sei sillabe ut re mi fa sol la sono per natura naturale, cioè a dire proprie e naturalmente prodotte, come qui un esempio vi mostrerò, avvertendo in tutte e tre le chiavi le sei sillabe ut re mi fa sol la, le prime tre ut re mi stanno per salire e fa sol la per discendere, sì come da questo vi farò chiaro quando tratteremo delle mutazioni sopra tutte le chiavi e parti cantabili.

Epilogo della mano

Mano musicale altro non è che una distanza di sette lettere triplicatamente recitate con sillabe duplicate e triplicate, divisa in tre ordini: grave pertinente agli bassi, acuto alle parti medie, e sopracuto agli soprani. Il di lei principio è (senza che alcuno voglia fare il bel umore) nella corda F fa ut al numero 1 e termina in E la mi al numero 21. Sopra lei si formano tre chiavi: la prima di F fa ut al num. 8 e leggesi ut re mi fa sol la per natura di b molle; la seconda si forma al num. 12 di C sol fa ut, e si legge ut re mi fa sola la per natura naturale; l'ultima di G sol re ut al num. 16 e cantasi ut re mi fa sol la per natura di b quadro. Restami solo quando ritrovansi nella parti da cantare sillabe di sotto F fa ut ‹grave› ovvero sopra E la mi sopracuto: dette sillabe sono stromentali e non a voce umana appropriate, eccettuando una voce o dui che poco rilieva.

discepolo · Veramente, signor maestro, parmi esser chiaro di quanto si ricerca sopra la mano. Vorrei mo discorressimo sopra il leggere le sillabe ovvero note musicali ed il modo di praticare le mutazioni reali sopra tutte le chiavi, le quali mutazioni, ben che io l'abbia imparate, non ho però quel fondamento che si ricerca, né conosco se sono quelle degli soprani.

maestro · Sappiate che la maggior importanza del principiante cantore è imparar la mano e da quella apprenderne le mutazioni sicure, atteso che da molti per pratica cantano sicure le parole, ma non avendo apprese bene tali mutazioni (oltre che non si devono chiamar sicuri cantori) sempre temono e camminano a brancolone come tanti ciechi, e se accidentalmente si trovano a cantar un duo, una francese o ricercata senza parola, restano scoperti della goffaggine loro. Dovriano in questi gli maestri avvertire ‹di› insegnare agli figlioli queste mutazioni e a queste con gli fondamenti della mano usargli ogni diligenza. Ma così non fosse, egli ‹è› vero. Molti cantori per avidità di quattro soldi si levano [= aprono] scola di canto figurato, e per essere eglino tamquam asinus ad liram invece di sgrossar gli figlioli gl'ingrossano. E dove da maestro dotto impareriano in dui anni, dal poco pratico se ne ricercano quattro; e se imparano il di loro imparare è come quello della gazze e stornelli, cantando per pratica senza alcun fondamento. In questo dovriano avvertire i padri di famiglia accapare buoni maestri che diano saggio del fatto loro in cariche onorate e composizioni. Ora lasciamo tal dire, non essendo al di noi proposito. Ditemi: che avete imparato sopra il leggere dette mutazioni?

discepolo · Il maestro prese una carta rigata con cinque rigate per posta [=pentagramma] ed in quella mi dette a consocere le chiavi del soprano, dicendomi queste esser due, la prima di C sol fa ut e la seconda di G sol re ut, ed amdue potevano essere per b molle over per b quadro.

maestro · Pigliate qual libro vicino a voi e sopra quello mostratemi un poco queste due chiavi.

discepolo · Volentieri. Eccole ordinatamente:

Chiavi di C sol fa ut e G sol re ut, amendue per b molle e b quadro, ma vorrei mi diceste: da che procede che gli compositori non mostrano nelle chiavi il b quadro sì come mostrano il b molle?

maestro · Non per altro se non che essendo questi chiamati accidenti della corda di fa mi fuori della mano (sì come di sopra avete inteso) segnando il primo nell'altra chiave s'intende il tanto saria se introdotto fosse segnar il nell'altra s'intenderia il . La ragione mo perché segnasi il b molle è per essere (come sanno gli musici) voce partecipante del semituono primo pronunziato nella mano alla corda di fa mi. Ora insegnatemi il modo ch'ei tenne per insegnarvi ‹a› leggere e le mutazioni.

discepolo · Bench'io ne abbia qualche cognizione, desidero però di nuovo mi sia dichiarata da lei.

maestro · Son contento. In questo proposito son per dirvi una similitudine (acciò da voi io sia inteso con facilità) e, ben che rassembra novelletta da vecchiarelle, è però inverso a' giovinetti principianti simili e meno intelligenti i voi. Dico che, sì come in una casa vi si ricercano per il vitto quotidiano grano e vino, e volendo amendue custodir il grano ‹che› tien‹e›si in granaio sopra la casa ‹in› luogo arioso, e il vino al contrario sotto la casa in luogo opaco, così nel canto figurato ricercasi in ciascuna parte cantabile due provvisioni d'armonia che sono la mutazione di sopra e quella di sotto, e sì come per andare in granaio prima ricercasi ascendere, poi discendere, e per contrario volendo transferirsi in cantina, prima si discende, poi s'ascende, così fanno queste due mutazioni: quella di sopra autenticamente fa la salita, poi la discesa, e quella di sotto plagalmente prima discende, poi ascende, sì come vedrete ordinatamente in tutte due le chiavi di e .

discepolo · Tal similitudine per capacità d'una pianta novella come son io, mi pare gratissimamente spiegata e in proposito significata.

maestro · Ora vi dirò in voce le mutazioni dette sopra e sotto nelle parti del soprano e chiavi e, dette, ve le produrrò in scritto con la pratica, e mentre da voi saranno cantate io vi farò sopra il contrappunto [= l'accompagnamento].

discepolo · E che benefizio n'apporterà questo contrappunto?

maestro · Due benefici se ne riceve: primo fa il scolaro ardito e pronto alla compagnia, e appresso assicura l'orecchio all'aggiustar le voci (pratica da osservarsi dagli maestri).

Prima chiave di C sol fa ut per b molle
La mutazione di sopra ascendendo si muta sol in re e discendendo mi in la.
La mutazione di sotto discendendo si muta re in la e ascendendo la in re.

Per b quadro
La mutazione di sopra ascendendo si muta la in re e discendendo re in la.
La mutazione di sotto discendendo si muta mi in la e ascendendo sol in re.

Prima chiave di G sol re ut per b molle
La mutazione di sopra ascendendo si muta la in re e discendendo re in la.
La mutazione di sotto discendendo si muta mi in la e ascendendo sol in re.

Per b quadro
La mutazione di sopra ascendendo si muta sol in re e discendendo mi in la.
La mutazione di sotto discendendo si muta re in la e ascendendo la in re.

Prima cartella con le mutazioni alla chiave di b molle avvisando in tutti i canti che le semibrevi negre vagliono per bianche, significando le mutazioni


L'istessa cartella di C con le mutazioni di b quadro


Seconda cartella con le mutazioni di G per b molle


L'istessa cartella di G con le mutazioni di b quadro


Cartella generale sovra la quale imparasi leggere le mutazioni in tutte le chiavi alle parti del canto, alto, tenore e basso

Tre sono le chiavi di F fa ut, C sol fa ut e G sol re ut poste in quattordeci posizioni diverse, e ciascuna ha la sua compagna, cioè si leggono amendui nell'istessa maniera, e ritrovando altre posizioni per accidente di diesis e b molle (sì come altre quattordici simili ne ho poste nel mio Organo suonarino pochi giorni ristampato in Venezia dall'Amadino) quelle sono chiavi accidentali, trasportate per stromenti e non a voci umane appropriate quanto alle parole cantabili, benché l'istromento faccia l'istesso effetto, come sanno gli compositori e organisti periti.

discepolo · Quest'ultima cartella generale la giudico ‹che›, con gl'avvertimenti dati, fia [=sarà] per essermi di grandissimo giovamento. A chi desidera pigliare i fondamenti sicuri restaci altro che dire sopra queste mutazioni?

maestro · Un bellissimo e utilissimo pensiero son per dirvi e mostrarvi in pratica, in materia di queste mutazioni, ma si ricerca discorso particolare, né il tempo ora me lo permette. Ve lo darò in scritto e questo porterete a casa che vi sarà di gusto particolare. Restami solo ‹da› dirvi in materia delle mutazione suddette che, avendo praticato ogni fiata le sei note ascendenti, passan‹d›o il la vi si ricerca la mutazione con le regole già praticate; nulladimeno sappiate ‹che› ogni volta che le dette sei note (ascendendo dico) non passino il la eccetto d'una nota, in tutte e tre le nature non si fa mutazione alcuna ma la settima nota dicesi necessariamente fa, e poi ritornasi a dietro con gli di loro nomi naturali. E perché maggiormente muovono gli esempi che le parole eccone il conto in tutte le nature. Né altro m'occorre dirvi circa la mano musicale e mutazioni. Pigliate questi documenti che quivi sono scritti e questi studiate a casa, che di giorno in giorno ‹che› venirete alla scola ve l'insegnerò secondo che l'occasione lo ricercarà. La mattina venite per la lezione, essendo la voce più disposta e la memoria capace. La sera poi venite con gli altri per cantare in compagnia, che queste sono ore comode e siavi in avviso: a casa non cantate solo fin tanto che non sete assicurato. D Sia detto, e tanto esequirò lasciandola in pace. M Gitene felice con far un mio baciamano al vostro signor padre.