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IV-V secolo

In questo olio di Giovanni Ambrogio Figino (1548-1608) – Il vescovo Ambrogio sconfigge gli ariani (Milano, Chiesa di Sant'Eustorio, cm 260 x 160) – c'è la sintesi delle paure e delle speranze di un'epoca. La «ferza» che ha in mano, fra i simboli del santo, ricorda la sua strenua lotto contro l'eresia che tuttavia Ambrogio non combatté mai con le armi.

LE INVASIONI BARBARICHE E LA FINE DELL'IMPERO
– Dopo la morte di Costantino (337) e la distribuzione del governo fra i figli, nuovamente l'impero è suddiviso in due (364): Valentiniano in d'occidente e Valente in d'oriente.
– L'imperatore Teodosio (379-395) riunifica per l'ultima volta l'impero e, con l'Editto di Tessalonica (380), rende il cristianesimo l'unica religione di stato.
– Col nuovo secolo i barbari calano in Italia. Roma è ripetutamente invasa: goti di Alarico (410), unni di Attila (452), vandali di Gianserico (455). Nel 476 è deposto l'ultimo imperatore d'occidente.

400 d.C.
| La divisione dell'Impero e il trasferimento della capitale a Costantinopoli lascia l'Occidente preda delle invasioni barbariche. L'Impero d'Oriente, già diffusamente cristianizzato cerca nell'unità del nuovo credo la forza per contrapporsi alle orde pagane che giungono da Nord.

LA MUSICA
È il primo momento di consolidamento dell'anno liturgico attorno al bipolarismo festivo di Natale e Pasqua (nei primi tre secoli del Cristianesimo era limitato alla sola Pasqua); e per volere di Damaso I (366-84) e poi di Leone I (440-61) si compilano i primi testi che accolgono il repertorio dell'anno. In Occidente la definizione del rituale offre ai cristiani unità e forza per contrastare i barbari.
– Damaso, nel 382, incarica Girolamo della traduzione latina della bibbia, detta Vulgata, terminata nel 420 e assunta come testo ufficiale.
– Sempre in questi anni si hanno notizie di una schola cantorum (concilio di Laodicea, 360-81) voluta anche a Roma dallo stesso papa Leone. L'istituzione della schola, con cantori professionisti, fa supporre una pratica rituale complessa e musicalmente impegnativa.
– Un prima descrizione del rituale, almeno nei termini in cui si celebrava a Gerusalemme, appare nel Peregrinatio (385) della monaca Eteria.
– Si diffondono canti strofici che prendono il nome di inni. Il vescovo di Milano Ambrogio è il più emblematico autore di testi innodici, scritti per unire i cattolici contro la minaccia ariana.
Agostino (354-430) scrive il De musica.

 

Il canto ambrosiano

da: La musica nella storia, a cura di Petro Mioli, Bologna 1989, pp. 48-49.

Anche al canto ambrosiano, l'unico sopravvissuto all'unificazione dei riti e vivo ancora oggi nella diocesi di Milano, la tradizione assegnò un autore illustre, secondo la costumanza medievale: S. Ambrogio, uno dei padri della Chiesa, la cui opera musicale è storicamente provata solo per quanto riguarda gli inni; tuttavia i suoi scritti, accanto a quelli del contemporaneo Agostino, lasciano scorgere un vivo interesse nei confronti della musica e un'incisiva azione volta a rendere il canto più ricco sotto il profilo melodico.

Sul canto ambrosiano si esercitarono in un primo tempo influssi greco-siriaci, poi, in età carolingia, influssi gregoriani.

Il proprio della Messa comprende, nell'ordine, l'Ingressa in luogo dell'Introito romano; il Salmello, l'Alleluia e il Cantus in posizioni analoghe a quelle dei romani Graduale, Alleluia e Tratto; il Post Evangelium; l'Offertorio; il Confrattorio (alla Frazione del Pane); il Transitorio in luogo del Communio. Salmello, Alleluia, Cantus e Offertorio sono dei responsori seguiti da uno o più versetti; gli altri canti sono semplici antifone a sezione unica.

Fra i numerosi canti dell'Ufficio citiamo i Lucernari, collegati col rito dell'accensione delle lampade durante i Vespri, e i Responsoria cum infantibus (responsori con l'intervento di un coro di fanciulli), assai caratteristici, dalla complessa struttura formale. Quest'ultimo canto è un esempio di una certa qualità spettacolare del canto ambrosiano, ravvisabile anche nella variata struttura degli Alleluia, che assegna ruoli specifici ai lettori, a un gruppo di fanciulli e al coro.

Sui libri liturgici ambrosiani la notazione musicale apparve molto tardi, praticamente non prima del XII secolo, in un'epoca in cui la tradizione ritmica era ormai morta; perciò la conoscenza della musica ambrosiana è limitata alla semplice melodia, che presenta elementi più arcaici rispetto al canto gregoriano, ma, insieme, ornamentazioni e amplificazioni assenti dal gregoriano, proprie di un'epoca più moderna. Ciò è dovuto al fatto che, non essendo mai uscito dall'ambito della Chiesa locale, l'ambrosiano non conobbe le codificazioni del canto gregoriano. Ad esempio sono estranee al canto milanese le forzature a cui fu soggetto il gregoriano per fare rientrare tutte le melodie nell'ambito dell'octoechos [oktòichos]; pertanto, la melodia ambrosiana presenta un andamento piuttosto libero e vario. Tipici sono pure i frequenti passaggi, all'interno dello stesso brano, dallo stile sillabico a quello più melismatico.