1.
Una significativa relazione di Filippo Pananti del 28 marzo 1797 (ora in Nutini 1984) cita fra i giacobini della prim'ora presenti a Milano cinque nomi: Giovanni Fantoni, Michele L'Aurora, Carlo Salvador, Matteo Galdi e Francesco Saverio Salfi; non che non ve ne fossero altri, ma certo questi, per l'osservatore di quei giorni, erano quelli più spiccatamente in vista; sulla relazione di Pananti v. anche le interessanti considerazioni di Cerruti 1986.

2.
Emblematica la sua assenza dal Deumm e dal GroveO. Una prima bibliografia essenziale su Salfi e il teatro di questi anni è in Faccioli 1981, p. 8; in seguito è stato pubblicato De Lisio 1981, Montanile 1984, Azzaroni 1985 e Alfonzetti 1994; altri titoli si riferiranno di seguito.

3.
Nessun approccio è certamente imparziale; anche queste pagine rivelano un'opinione su Salfi, una delle tante. Né l'alibi subdolo che pretende di distinguere i fatti dai giudizi può offrire sicurezze d'alcun tipo. Mi sono avvicinato a Salfi con curiosità ed entusiasmo: pian piano l'approccio è diventato meno benevolo. Il lettore lo sappia e sappia far la giusta tara. Ma sappia anche riconoscere il pregiudizio radicale che ha patito Salfi per tutto il secolo scorso e oltre, almeno fino a Nardi 1925, il primo che ne ha finalmente offerto un profilo credibile e documentato. In seguito c'è stato chi ha voluto a tutti costi rivalutarne l'opera e il peso storico; significativo il caso della collezione Einaudi Teatro italiano dove Salfi compare con ben due titoli; in particolare nel primo dei due tomi dedicati alla tragedia dell'Ottocento (Faccioli 1981) Salfi è collocato, con una ardita forzatura alla tradizione storiografico-letteraria, insieme a Monti, Foscolo, Leopardi, Pellico e Manzoni. Pregiudizio di ritorno? Non saprei dire. Forse il valore complessivo dell'opera di Salfi è ancora da valutare.

4.
Per le vicende della storia milanese di questi anni segnalo una tantum Rota 1959 e, per una visione più aggiornata e generale, Zaghi 1986. Di altri testi utili a precisare singoli episodi dirò di volta in volta.

5.
Ne delinea l'inerzia Pietro Verri con il distacco partecipe delle antiche differenze di classe: "sono buoni uomini se volete, ma buoni a nulla, fatali al loro paese, non per malignità certamente ma per indole abbietta ed imperizia"; Greppi 1943, sub data 27 aprile 1796.

6.
Su Salvador v. Leonardi 1986.

7.
Sulle vicende della Società e del clima politico v. le pagine introduttive di Nutini 1989, poi sintetizzate in Meriggi 1992, pp. 9-10.

8.
Se ne fa cenno anche in Gioia 1798, p. 52, dove la percezione dei mutamenti repentini di uno Stato sono colti con lucidità e insieme con lo stupore del contemporaneo ignaro delle successive evoluzioni politiche.

9.
Nardi 1925, p. 7.

10.
Melzi 1865, I, p. 345.

11.
Manfredi 1900, p. 108.

12.
I 255 numeri del giornale uscito fra il giugno '96 e il dicembre '98 sono ora ripubblicati in Criscuolo 1989 (in corso di stampa).

13.
Una breve nota su Bernardoni è in Baijni 1996, pp. 41-43.

14.
La duplicità dell'aggettivo corrisponde alle due domande inoltrate contemporaneamente, l'una in francese al generale Despinoy, carica suprema del Comando Repubblicano della Lombardia, l'altra in italiano a una non meglio precisata "Municipalità"; cfr. Nivellini 1948, pp. 23 e segg. Per una ricostruzione della storia settecentesca del teatrino de Collegio dei Nobili v. Daolmi 1996.

15.
"Alcuna idea [di teatro nazionale] se n'è prodotta alla Municipalità che, al più, ne ha lodato il merito, ed ella doveva eseguirne il piano, credendolo giusto" (Teatro nazionale, "TPL", X, 8 termidoro IV [26.VII.1796]; ora in Criscuolo 1989, I, pp. 161).

16.
Ibidem e in Paglicci 1887, p. 48-50, Serpa 1975, pp. 159-161 e Turchi 1988, I,p. 447-448.

17.
L'improbabile datazione di metà luglio che a volte si relaziona a questo Tell, peraltro perduto, è dedotta da un generico "di lì a qualche settimana" di Martinazzi 1879, p. 11.

18.
Declamazione tragica, "TPL", XVII, 3 fruttidoro IV [20.VIII.1796]; Criscuolo 1989, I, pp. 240-241.

19.
Prima al Teatro Patriottico 4 settembre 1796; alla seconda (11 settembre) assistette anche Napoleone che si complimentò con la compagnia; la recensione è in Teatri, "TPL", XXIV, 27 fruttidoro IV [13.IX.1796]; Criscuolo 1989, I, pp. 310-312.

20.
Teatro patriottico, "TPL", XXVIII, 6 vendemmiaio V [27.IX.1796]; Criscuolo 1989, I, p. 354; a cui seguirà una risposta del teatro ("TPL", XXX, 13 vendemmiaio V [4.X.1796]; Criscuolo 1989, I, pp. 372-373).

21.
L'opinione di Paglicci 1887, p. 47 e segg., poi ripresa altrove, per cui "questa Società appena nata ebbe già i suoi nemici, e specialmente il poeta comico [sic] Francesco Salfi", deriva da una lettura superficiale e di parte delle recensioni del "Termometro" e può considerarsi del tutto gratuita. D'altro canto Barbiera 1921, p. 106, giunse a conclusioni del tutto opposte.

22.
Nardi 1925, p. 22.

23.
Per una bibliografia al riguardo v. i titoli elencati a nota 55 di Mafrici 1981, p. 88.

24.
Le sue due traduzioni di Fénelon e Charles IX di Chénier – subito segnalete dal "Termometro politico" (29 nevoso e 27 piovoso, anno v [18.I-15.II.1797]) – sembrano il modo più rapido per ritagliarsi un ruolo nel rinnovamento del repertorio, più che il voler proporre un modello drammaturgico in chiave 'repubblicana'.

25.
Celebre per la riscrittura monzese del III e IV atto delle Nozze mozartiane (1787), Angelo Tarchi (Napoli 1760 - Parigi 1814) ebbe il suo primo successo alla Scala proprio con Ademira (1784). Forse conobbe Salfi a Napoli (prima del 1795) ma, sebbene gli piacque lasciarsi influenzare dagli elementi spettacolari dell'opera francese, non sono note sue eventuali passioni repubblicane; per un prima ricognizine v. Libby 1992.

26.
Ferdinando Moretti († 1807), in questi anni a San Pietroburgo, non può essere considerato un autore repubbliano, ma nel suo libretto più celebre, Il conte di Saldagna (musicato la prima volta proprio da Tarchi per la Scala, 1787, e poi anche da Zingarelli, Venezia 1794), s'insinua la rivalsa del popolo sul tiranno oppressore; Questa 1989 gli dedica preziosissime pagine (pp. 351-361).

27.
Stieger 1938, ad indicem, attribuisce questa ripresa a Sebastiano Nasolini che altre volte aveva scritto opere per la Scala, ma non ho modo di confermare questa attribuzione peraltro trascurata da ogni altro repertorio.

28.
Come detto, era già stato il titolo della rappresentazione d'inaugurazione del Teatro Pattriotico, e il 21 novembre 1796, in occasione della vittoria contro una delle varie controffensive austriache in territorio veneto, Napoleone stesso declamò il testo francese (subito tradotto) di un Tell non altrimenti precisato, proprio dal palco scaligero; cfr. Cambiasi 1906, p. 25.

29.
Pressoché inesistenti le notizie su Paolo o Paolino Franchi già attivo a Napoli, e attualmente limitate al breve cenno in Hansell 1988, p. 242. Una prima ricognizione delle fonti potrebbe partire dai libretti, a co-minciare da quelli, numerosi, segnalati in Sartori 1995, ad indicem.

30.
Scarsissime le notizie su Perruccone detto Pasqualino (a parte Eitner 1904, sub voce) e tutta ancora da ricostruire la sua attività a partire da Sartori 1995, ad indicem. Lo scenario del Guglielmo Tell è pubblicato nel libretto dell'Ademira (Milano 1797); Sartori 1995, n. 321.

31.
Unica fonte di questa notizia è il celebre romanzo di Giuseppe Rovani, Cento anni, pubblicato la prima volta a puntate sulla "Gazzetta di Milano" fra il 1845 e il 1865. Rovani, oltre che erudito e conoscitore di cose milanesi era appassionato di musica e le notizie che riporta sono in genere attendibili, ma quando le sue fonti sono orali (come spesso confessato) è impossibile valutare quanto d'inventato o semplicemente rielaborato c'è nel suo racconto. L'aria, come detto (libro X, cap. III), era quella tratta dall'ultima scena dell'Astuta in amore di Valentino Fioravanti, riprodotta nel libretto stampato a Milano qualche mese prima (Sartori 1995, n. 3341) e il testo è integralmente trascritto in Paglicci 1887, pp. 82-83, che però la dice aggiunta al ballo Il general Colli (v. oltre), fraintendendo proprio le parole di Rovani. La pratica d'inserire arie patriottiche fu poi ufficializzata al punto VIII delle risoluzioni del Gran Consiglio il 1° luglio 1798: "Fra un atto e l'altro [delle rappresentazioni sia operistiche che teatrali] si canteranno arie patriottiche, o almeno se ne sonerà la musica"; cfr. Turchi 1988, II, pp. 470 (già in Alberti 1948).

32.
Lettera agli estensori, "TPL", LIII, 23 piovoso V [4.I.1797]; Criscuolo 1989, II, pp. 7-9. La lettera è datata "13 nevoso", ovvero 2 gennaio 1797, e la prima di Ademira fu il 31 dicembre 1796.

33.
Apparentemente perduta; né, allo stato attuale delle ricerche, sembrano sopravvivere arie staccate.

34.
Violinista e compositore milanese (1735-1809) di origini francesi; già attivo al Ducale divenne presto primo violino alla Scala e scrisse la musica di numerosi balletti tutti rappresentati a Milano; cfr. Hansell 1980.

35.
Ne aveva apprezzato la scelta operata dalla compagnia del Teatro Patriottico sulle pagine del "Termometro" (v. sopra nota 11); il testo fu poi allestito (forse dalla stessa compagnia) anche alla Scala, "con ballo", il 23 novebre 1796 in occasione del rientro dei legionari francesi vincitori; cfr. Cambiasi 1906, p. 25. Non è però vero che lo scenario del Bruto sia stato scritto da Salfi come sembrerebbe di capire leggendo Cusani 1884, V, p. 108, e come in effetti interpreta Nivellini 1948, p. 40.

36.
Beccatini 1798, I, p. 30-31.

37.
E infatti poche righe dopo avrà parole d'elogio per l'altra fatica salfiana della stagione, Il general Colli, pantomimo che divise radicalmente la critica (v. oltre).

38.
"Dramma ultramoderno ... rappresentato alla Scala ma per poche sere, ché poesia e musica erano pessime"; Cusani 1884, v, p. 108.

39.
"O fosse per il merito scadente della musica o per quello del libretto, il fatto sta che l'opera non ebbe quell'incontro che si sperava"; Paglicci 1887, pp. 74-75.

40.
Il primo numero fu stampato il 20 gennaio 1797; cfr. Zanoli 1990, I, p. 7.

41.
G. [sc. Matteo Galdi], Teatro musicale, "GPI", XII, 26 piovoso anno I della libertà italiana [14.II.1797]; Zanoli 1990, I, p. 173-176. In genere queste recensioni uscivano poco dopo la prima, pertanto credo corretta l'informazione di Nivellini 1948, p. 40 che data la prima della Congiura all'11 febbraio, senza peraltro esplicitare la fonte di questa notizia non altrimenti riferita e semmai collocata genericamente a gennaio (cfr. Cambiasi 1906, p. 294).

42.
Galdi fa riferimento alla tragedia Epicharis et Néron (1793) di Gabriel Marie Legouvé (1764-1812) – padre del più celebre Ernest-Wilfrid che con Scribe pubblicò Adriane Lecouvreur (1849) – rappresentata a Parigi il 3 febbraio 1794 e a sua volta tratta dalle vicende di Gaio Calpurnio Pisone secondo la narrazione degli Annali di Tacito (XIV.65-XV.65).

43.
[Francesco Salfi], Spettacoli, "TPL", LXIX, 11 ventoso v repubblicano [1.III.1797] ]; Criscuolo 1989, II, pp. 158-162: 158.

44.
Ma utilissimo a penetrare la poetica di Salfi: ci sarà modo di ritornare su questa recensione.

45.
Sartori 1995, n. 14435.

46.
[Francesco Salfi], Spettacoli, cit., p. 161.

47.
La questione è complessa. Cusani 1884, V, p. 108, riferisce che: "il ballo Giunio Bruto spiacque al pubblico, ripugnando l'atroce catastrofe dei figli dannati alla scure del padre. Afferrò quindi l'ex-frate l'occasione per sostituire un nuovo ballo intitolandolo Il general Colli ia Roma". Ma il General Colli fu un ballo occasionale che non voleva sostituire alcunché (v. oltre), eppure anche Paglicci 1887, p. 75, riferisca dell'urgenza in quell'occasione di sostituire un ballo di scarso successo dal titolo Lucrezia ossia l'espulsione dei re da Roma, ballo tuttavia legato all'Astuta in amore, rapprestata alla Scala l'autunno precedete (Sartori 1995, n. 3341). Certo è che sopravvive lo scenario della Lodoiska, ballo fortunato di Franchi – già rappresentato alla Scala nella Rossana di Paër (1975; cfr. Sartori 1995, n. 20208) – che, stampato in questa stagione, si rivela un entr'acte non riconducibile ad alcuna opera; dalla prefazione sembra però di poter intuire che sia stato allestito all'ultimo momento per sostituire un precedente fiasco dello stesso Franchi (il Giunio Bruto?): "Al rispettabile libero pubblico milanese, il cittadino Paolino Franchi. | Mi sarà forse imputato a delitto se non ebbi la sorte di appagare il colto genio di codesto ripettabile pubblico! No, non son gli uomini infallibili, né io mi son giammai creduto tale. | Ecco dunque riprodotto su queste scene in brevissimo spazio di tempo la mia Lodoiska. Abbia ella la sorte ch'ebbe la prima volta e possa questa attestare a voi, o rispettabili cittadini, che non vi sarà fatica a me più cara che quella di espiare l'involontario mio fallo di rendervi contenti e di riacquistarmi il vostro già esperimentato favore" (Sartori 1995, n. 14399).

48.
Cambiasi 1906, pp. 26-27, riproduce gli avvisi per gli spettacoli gratis del 18 gennaio, 5 e 6 febbraio (resa di Mantova), e 16 febbraio 1797.

49.
[Francesco Salfi], Spettacoli, cit., p. 161.

50.
È lui che firma numerosi articoli del "Termometro politico" con lo pseudonimo di "Parroco repubblicano"; cfr. Beccatini 1799, p. 152, cit. in Nardi 1925, p. 21 nota 4.

51.
Paglicci 1887, p. 76 nota 1.

52.
Lettera pubblicata in Paglicci 1887, p. 105.

53.
Che ebbe modo di ricordarlo nel 1821 sulle pagine della "Revue Encyclopédique", XII, p. 338 (cit. in Nardi 1925, p. 23-24): "L'ordre d'executer ce ballet fut donné par le général Kilmaine, comandante la Lombardie, au nom du général en chef Bonaparte".

54.
Baldassari 1843, I, p. 139, dove, nel riferire delle proteste dell'arcivescovo Visconti (v. oltre), si esplicitano anche le fonti (peraltro orali e di seconda mano); la medesima informazione compariva anche nella prima edizione, apparsa anonima come Ragguaglio istorico (Baldassari 1814), ma veniva presentata come informazione raccolta di persona.

55.
Lo scenario (Sartori 1995, n. 11492) fu ripubblicato in Paglicci 1887, p. 85-100, Monaco 1968, pp. 181-190, Serpa 1975, pp. 25-23, e Turchi 1988, pp. 383-392. Solo Morgan 1821, nel soffermarsi sull'episodio (I, pp. 167-170 della tr. francese), pur trascurando di ricopiare il testo, riprodusse l'ordine degli interpreti come da libretto.

56.
Paglicci 1887, p. 77.

57.
Come del resto ribadisce lo stesso Salfi nella prefazione allo scenario.

58.
Qualche notizia sulle due principesse è in Vicchi 1867.

59.
Nardi 1925, p. 25 nota 1, e Vianello 1941, p. 354 (che rimanda alle fonti).

60.
Al solito per la ricostruzione dell'attività di Le Févre bisogna per il momento rivolgersi a Sartori 1995, ad indicem.

61.
Cento anni, libro X, cap. IV. Paolo Giorza fu direttore e autore di musica da ballo celeberrimo ai tempi di Rovani; la migliore sintesi su di lui è ancora quella di Sartori 1958.

62.
Ferdinando Pontelibero detto Aiutantini, già allievo di Rolla, fu violinista e compositore; esordì alla Scala probabilmente proprio con Il general Colli dove poi continuò a scrivere musiche da balletto per tutto il periodo napoleonico; la maggior parte di suoi lavori, manoscritti e a stampa, è oggi conservata in I-Mc; cfr. Hansell-Grigolato 1980.

63.
"Le stesse decorazioni sono comparse eccellenti ad onta della scarsa illuminazione, per non dire oscurità, a cui le ha condannate l'economia delle scene"; da [Francesco Salfi], Spettacoli, "TPL", LXIX, 11 ventoso v repubblicano [1.III.1797]; Criscuolo 1989, II, pp. 158-162: 162. E ancora: "le decorazioni teatrali – ora per la sala del Concistoro, ora per la piazza di San Pietro, ora per altri oggetti, magnificamente espresse – accrescono la bellezza dello spettacolo. I più famosi occupatori della cattedra di Roma, Alessandro VI, Gregorio VII ed altri di simile mostruosa grandezza, sono oggetti da rimarcare tra le dipinture"; da Ballo in Milano, "GPI", XXI-XXII, 17-19 ventoso [7-9.III.1797]; Zanoli 1990, I, pp. 249-252: 250. Si tratta, è vero, di giudizi di parte, ma che si possono ritenere attendibili; si è visto che finché non è l'idea politica ad essere messa in dubbio, quando si tratta di dir male delle forme dell'allestimento, i due fogli non si sono mai tirati indietro. Su Paolo Landriani v. le poche notizie in De Boni 1840, ad vocem, e la sintesi bibliografica di Comanducci 1974, III, p. 436.

64.
Dei sei mesi di vita di questa istituzione (sorta di versione governativa della smantella Società di Salvador), offre un'ottima sintesi Meriggi 1992, pp. 10-13.

65.
Cfr. Sul pantomimo del papa, "TPL", LXX, 14 ventoso V [4.III.1797]; Criscuolo 1989, II, pp. 166-167: 166. Sull'opposizione dell'arcivescovo diede ulteriori notizie Baldassari 1843, I, p. 239 segg. e Cusani 1884, V, p. 109-110, poi sintetizzate in Nardi 1925, pp. 24-25 nota 6.

66.
"Alcuni preti e frati andavano disturbando la pace delle famiglie e le loro prediche premature [contro il ballo] hanno vieppiù destato la curiosità de' loro divoti e spezialmente delle più innocenti donzelle"; Sul pantomimo del papa, "TPL", LXX, 14 ventoso V [4.III.1797] ]; Criscuolo 1989, II, pp. 166-167: 166.

67.
In I-Ma, S.C.V. V.7/16¾; già nota a Paglicci 1887, p. 103 nota 1, e ripresa da Nardi 1925, p. 27 nota 2, ma di cui sono stati pubblicati solo i primi e gli ultimi versi.

68.
Ballo in Milano, "GPI", XXI-XXII, 17-19 ventoso [7-9.III.1797]; Zanoli 1990, I, pp. 249-252.

69.
Il celeberrimo Italy di Sidney Morgan pubblicato a Londra nel 1821 (v. sopra nota 55); una descrizione in tre tomi dell'Italia redatta al ritorno dal viaggio di un paio d'anni della mondanissima "Lady". Del libro (Morgan 1821) se ne pubblicarono subito due ristampe presso lo stesso editore, e immediatamente altre due edizioni uscirono in America e una terza a Parigi (in inglese) dove, sempre nel 1821, apparve anche una traduzione francese, quella poi che circolò in Italia (dove Italy non fu invece mai tradotto).

70.
Ma è certo che Lady Morgan abbia come unica fonte il libretto del ballo per trarre le sue osservazioni; Rovani invece, a più di mezzo secolo, pretende di riferire notizie raccontate da chi era presente, ma è evidente che fu solleticato dalle pagine dell'inglese.

71.
L'"Avviso" in francese e italiano che spiegava i motivi di tale gesto del comandante della piazza, fu affisso per le strade di Milano e pubblicato in facsimile da Cambiasi 1906, p. 28.

72.
Paglicci 1887, p. 102, che commenta le notizie di Cusani 1884, V, p. 111.

73.
Così riferisce Cusani 1884, v, p. 112 (notizia poi ripresa da Paglicci 1887, p. 104, e Nardi 1925, p. 27) ma né lui cita la fonte, né io ho potuto trovare conferme a questa notizia. Altrove, e di nuovo senza possibilità di verifica, si dice di 11 repliche; cfr. Cambiasi 1906, p. 367.

74.
Cusani 1884, v, p. 112: "gli stessi autori del medesimo [ballo], temendo gravi disordini per l'effervescenza dei partiti spinta dall'esterno, insistettero perché fosse proibito; e lo fu dalle autorità francesi".

75.
"Le caste de' fanatici e degli aristocratici speravano almeno in virtù de' loro scrupoli e de' loro pronostici che il pantomimo restasse sprovveduto di spettatori; ma oltre ogni loro aspettazione il concorso, malgrado la privazione degli es-nobili e degl'ipocriti, è cresciuto di sera in sera"; Sul pantomimo del papa, "TPL", LXX, 14 ventoso V [4.III.1797] ]; Criscuolo 1989, ii, pp. 166-167: 167.

76.
"Venne rappresentato anche nella domenica prima di Quaresima con teatro gratis" riferisce Minoia 1799, sub data del suo diario.

77.
Come già accennato la vicenda fu raccontata da Paglicci 1887, p. 104-110 (pagine poi ristampate in Turchi 1988, II, pp. 429-432). Ai documenti presentati da Paglicci Brozzi sul caso si può aggiungere un articolo del "Giornale de' patrioti" che tenta con ironia di riabilitare la fortuna di Le Fèvre (non saprei dire con quale successo); Nuova farsa del papa, "GPI", XXVI, 28 ventoso V [18.III.1797]; Zanoli 1990, I, p. 288-289. La "nuova farsa" era la burla che il redattore del foglio pretendeva che Le Fèvre avesse procurato ai suoi detrattori mostrandosi sanissimo quando tutti lo volevano infermo a letto, non – come sembra credere Nardi 1925, p. 28 – un nuovo ballo.

78.
G. [sc. Matteo Galdi], Il pantomimo del papa, "GPI", XVIII, 10 ventoso [28.II.1797]; Zanoli 1990, I, p. 222-223; cfr. anche nota 60.

79.
È abbastanza sintomatico l'episodio della predica dell'arciprete Besozzi di San Lorenzo Maggiore, quasi un comizio popolare a favore del ballo, che convinse folle di milanesi a stiparsi alla Scala per applaudire uno spettacolo benedetto da Dio. In realtà fu una delle pochissime voci ecclesiastiche d'impronta repubblicana che non volle condannare il ballo nella predica domenicale (e ricordato probabilmente proprio per questo). Ne fa un rapido cenno Luigi Manotovani – fermamente ostile al governo francese – riferendo che Besozzi "ebbe l'animosità nella domenica di Quinquagesima [il giorno dopo la prima] di assicurare il popolo dell'onestà e della decenza del Ballo del papa, da esso da lui veduto la notte antecedente"; cfr. Zanoli 1994, I, p. 73 (ovvero p. 12 della copia in I-Ma [H 93-98 suss.] tratta dall'autografo). Ma quella stessa frase suscitò la fantasia di Rovani che, dedicando alla predica pagine e pagine, trasformò Besozzi in un sobillatore di anime e causa prima del successo teatrale. Cusani 1884, V, p. 112, non potrà fare a meno di recuperare l'accenno di Mantovani citandolo integralmente e, forse memore di Rovani, dichiarando che "i curiosi s'affollarono alla Scala, eccitati dagli avvisi sparsi in tutta la città e perfino d un invito fatto dal pergamo".

80.
Mafrici 1981, p. 88.

81.
Nardi 1925, pp. 29-36.

82.
Nardi 1925, p. 35. Cfr. anche Teatro alla Scala, "TPL", XLII, 7 pratile VI [26.V.1798]; Criscuolo 1989, IV, pp. 297-298. La Virginia fu ripubblicata in Faccioli 1981, e preceduta da una scheda critica.

83.
Nardi 1925, p. 33 e segg.

84.
Facsimile del bando è in Cambiasi 1906, p. 29. Sul concorso teatrale v. infra nota 102.

85.
S. [sc. Francesco Salfi], Sul presente spettacolo del Teatro alla Scala, "TPL", LII, 10 nevoso VI [30.XII.1797]; Criscuolo 1989, III, pp. 402-404: 402. Non è improbabile però che Salfi fosse tornato a Milano già nei mesi precedenti perché a settembre era apparso un altro articolo sui mali della Scala quasi certamente suo; Riflessioni sulle rappresentazioni dell'odierno Teatro alla Scala, "TPL", XXV, 6 vendemmiaio VI [27.IX.1797]; Criscuolo 1989, III, pp. 200-201.

86.
Lo scenario del ballo entr'acte fu pubblicato al termine del libretto del Meleagro (Sartori 1995, n. 15400) dramma giudicato "inettissimo" sia per il testo (del taciuto Giovanni Schmidt) che per la musica di Zingarelli "poco o nulla corrispondente al merito" del compositore.

87.
Teatro di Milano, "TPL", XII, 22 piovoso VI [10.II.1798]; Criscuolo 1989, IV, pp. 93-94.

88.
La dedica di Beretti lo dice modellato su "un argomento che mi è stato graziosamente proposto" (cfr. appendice 3) e in Teatro di Milano (cit. a nota prec.) si ribadisce "quest'argomento a lui [sc. Beretti] da altri proposto".

89.
Ibidem: "un argomento così fecondo di verità nuove ed imponenti!" ma con i costumi non sempre appropriati: al solito Salfi si lamenta di tutto quello non sia un suo parto diretto.

90.
Ci rivelano dalle pagine del "Termometro" (ibidem).

91.
Il ballo fu replicato anche quello stesso autunno alla Scala come entr'acte della Ballerina amante di Cimarosa (Sartori 1995, n. 3699); un ballo dal medesimo titolo (e si suppone quindi sullo stesso scenario) fu allestito da Luigi Dupen per la successiva stagione torinese per Il Feudatario burlato di Sarti (Sartori 1995, n. 10124) e per L'amante democratico di Cristiani (Sartori 1995, n. 1003).

92.
Solo qualche mese prima Salfi aveva incitato a promuovere nel pubblico il "disprezzo della morte"; cfr. Teatri, "TPL", XXIII, 4 compl. V [20.IX.1797]; Criscuolo 1989, III, pp. 181-183, citato oltre più ampiamente.

93.
Non sembri una forzatura questa di lettura. In effetti per quale motivo la Francia non sarebbe potuta essere una sorta di Diana cacciatrice rivisitata? dal momento che un matrimonio fra le due nazioni è escluso, non c'era ragione di usare una distinzione sessuale per caratterizzare le differenze. Ma giacché la Francia è il bene, e che tale bene è identificato con la mascolinità, tutto obbliga a dedurre da un lato che il bene coincide con la forza e dall'altro che la sempre ribadita gerarchia dei sessi ora si ripropone come affermazione della fisicità del corpo e non più, com'era per le culture di antico regime, espressione dello spirito.

94.
Non è però possibile dire se le repliche assecondassero il favore del pubblico o se si sia trattato di pura propaganda imposta dall'alto.

95.
Cfr. Criscuolo 1989, p. 45 e segg.

96.
Rota 1959, p. 105.

97.
Il documento, finora sfuggito ai biografi di Salfi è in I-Mt, Materie, cart. 900, fasc. Teatri [16 fiorile anno VI / 5.V.1798]: "Oggetti importanti mi determina‹no› a domandarvi uno stato dei teatri esistenti nel vostro dipartimento [d'Olona] in cui sia indicato se questi siano in tutto o in parte di proprietà nazionale o particolare, e quali siano i fondi costituenti la dote di quelli che appartengono alla nazione"; la copia ufficiale è firmata Tadini e Salfi, mentre nella bozza ivi contenuta si leggono i nomi di Federici, Lotti e Salfi, dal che si deduce che tali Federici e Lotti dovevano essere funzionari della sezione Teatri. Le risposte alle richieste del Ministero sono in I-Mas, Spettacoli pubblici parte antica, cart. 14.

98.
Cfr. Nardi 1925, p. 36. In verità io questa minuta non l'ho rinvenuta, ma nella stessa documentazione d'archivio indicata da Nardi compaiono numerose note relative ai singoli elaborati tutte firmate da Salfi. Per amore di precisione Guicciardi non era ministro dell'Istruzione come riferirebbe Nardi, giacché tal ministero non esisteva nella Cisalpina; né Guicciardi era già ministro dell'Interno, carica che otterrà solo una settimana dopo, l'11 luglio, lasciando Salfi nel suo incarico di capo sezione dei Teatri.

99.
Non c'è bisogno di dire che l'iterazione fra teatro ed istruzione apparteneva alla cultura repubblicna dell'epoca; lo stesso Salfi si esprimeva in questi termini sulle pagine del "Termometro" e non per niente negli anni successivi divenne professore a Brera. D'altra parte vi era chi, pur repubblicano convinto, riteneva un errore addebitare al teatro la formazione di coscienze politiche; proprio in risposta al I concorso teatrale emanato dal governo fu pubblicato un fascicoletto in cui si dimostrava l'inefficacia del teatro a istruire i popoli (v. l'opuscoletto ambrosiano cit. a nota 101). Per una visione d'insieme delle relazioni fra istruzione pubblica e teatro v. Cerruti 1986, pp. 330 e segg..

100.
La collaborazione dei due ministeri in relazione alla produzione teatrale era già stata messa spontaneamente in atto fin dai primi giorni del governo francese ma fu ufficialmente riconosciuta proprio in questi mesi; cfr. la documentazione inedita in I-Mt, Materie, cart. 900, fasc. Teatri.

101.
Nardi 1925, p. 37.

102.
Una prima sintesi di queste vicende è in Vianello 1941, pp. 356-359; una più sistematica ricognizione è in Toscani 2000; tutta la documentazione e alcuni elaborati sono tuttora conservati in I-Mas, Spettacoli pubblici parte antica, cart. 14; un altro, a stampa, è in I-Ma, S:C:V: II.30/8 (v. qui le note 99 e 122).

103.
Giazotto 1990, cap. i-ii; vorrei tuttavia mettere in guardia sull'affidabilità di questo lavoro che rimane prezioso per i riferimenti documentari, molto meno per la ricostruzione storica.

104.
È la tesi di Giazotto 1990, p. 35 e segg., probabilmente mossa dalle sole date d'appalto.

105.
Teatri, "TPL", XXIII, 4 compl. V [20.IX.1797]; Criscuolo 1989, III, pp. 181-183.

106.
Riprodotto nell'appalto Ricci (colui a cui verrà alla fine concessa l'impresa) del 18 ottobre 1798 in I-Mt, Spettacoli pubblici, cart. 88. Il contratto è detto "Ricci-Gherardi" perché in collaborazione; ma Ricci che manterrà in modo discontinuo l'appalto fino al 1807 cambierà più volte compagno: per chiarezza preferisco riferirmi semplicemente all'"appalto Ricci".

107.
Purtroppo non trovo copia di tale regolamento, pertanto bisognerà accontentarsi degli spunti delineati dal "Termometro".

108.
La vicenda è documentata nell'appalto qui cit. a nota 106.

109.
E forse si forzò la mano al riguardo. Dal contratto del 18 ottobre risulta che vi furono in realtà due concorrenti che però poi si ritirarono. Non posso non ipotizzare che Ricci non abbia in qualche modo contribuito al loro ritiro.

110.
Raccolta 1888.

111.
Nardi 1925, p. 58 nota 6.

112.
C'è una discreta quantità di documenti interessanti relativi a Salfi in I-Mt. In queste pagine segnalo tutti quelli più direttamente legati al teatro, almeno quelli che mi sono parsi più significativi. Gli autografi non sono moltissimi e quindi non è stato difficile intuire che la lettera a cui si riferiva Pagani fosse proprio quella conservata in I-Mt, Materie, cart. 900, fasc. Teatri [9.X.1798], che pubblico integralmente in appendice 1. Nel fascicolo c'è un riferimento al documento come appartenente alla "biblioteca privata" di Pagani ed effettivamente sulla lettera si legge che era di sua proprietà perché personalmente donatagli da Francesco Somma il 29 dicembre 1881. Somma si occupò a lungo di teatro milanese: dei suoi rapporti con Pagani accenno in Daolmi 1998, p. 30 nota 3 (sulla documentazione mai edita di Somma e sul suo lascito ora in I-Mc v. ibidem p. 29 nota 2).

113.
Della presenza di due contratti, quello vecchio e quello nuovo fanno riferimento due lettere dell'11 brumale anno vii [1°.XI.1798] in I-Mt, Spettacoli pubblici, cart. 29, fasc. Appalto Ricci-Gherardi, dove su una si trova un'annotazione autografa di Salfi.

114.
Tutta la documentazione in I-Mt, Spettacoli pubblici, cart. 29, fasc. Appalto Ricci-Gherardi.

115.
Un copia calligrafata dell'imbreviatura del contratto con tutti i 50 capitoli e la narrazione delle ultime vicende è in I-Mt, Spettacoli pubblici, cart. 88. In realtà il contratto Ricci decadrà dopo soli otto mesi: al ritorno degli gli austriaci si restituirà l'appalto a Maldonati (giugno 1799). Identica vicenda seguirà dopo la vittoria di Napoleone a Marengo e il 1° luglio 1800 si ritorna il contratto a Ricci che questa volta lo terrà fino alla fine del 1807; cfr. I-Mt, Spettacoli pubblici, cart. 29, fasc. Appalto Maldonati.

116.
Segnalo, a chi se ne vorrà occupare, che sul contratto Ricci a quasi ogni capitolo vi sono interessanti annotazioni di mano coeva sulla reale applicazione dei capitoli.

117.
Mafrici 1981, p. 89.

118.
Mafrici 1981, p. 92.

119.
Il riferimento alla data del decreto è in una lettera in I-Mt, Spettacoli pubblici, cart. 82, fasc. Salfi [1°.XI.1800].

120.
Nivellini 1948, p. 33 e Guicciardi 1970, p. 70-72, trascrivono il testo della risoluzione.

121.
Così è detto proprio da Salfi in una nota autografa del 1° novembre 1798 (I-Mt, Spettacoli pubblici, cart. 29, fasc. Appalto Ricci-Gerardi).

122.
Miscellanea Ranza in I-Ma, S.C.V. II.30/9-10. La lettera fu pubblicata in Raccolta 1888. Non so perché i due fogli (con il libretto del General Colli) compaiano in questa miscellanea tutta di opuscoletti del giacobino Giovanni Antonio Ranza, ma è curioso che Vianello 1941, p. 355, riferisca che "il fanatico vercellese Ranza ... dal suo giornale "L'amico del popolo" cercava di accaparrarsi il teatro patriottico in concorrenza col Salfi"; tanto più curioso proprio perché la Raccolta 1888 ribadisce questa corsa alla presidenza perseguita da Salfi di cui io non trovo alcuna concreta notizia.

123.
In I-Mt, Spettacoli pubblici, cart. 37, è un foglio, ancora una volta non datato intestato "Soci del Teatro Patriottico" dove Salfi, insieme a Monti, Bernardoni, Fantoni e Poggi (in quest'ordine), è nel gruppo selezionato per la "scelta de' pezzi da recitarsi".

124.
I-Mt, Località milanesi, cart. 171 [6 fiorile anno VII / 25.IV.1799].

125.
Nivellini 1948, p. 41.

126.
Ibidem e Mafrici 1981, p. 94.

127.
La data si ricava da un documento successivo in I-Mt, Materie, cart. 900, fasc. Teatri [3 frimale anno IX / 24.XI.1800].

128.
Tutta la documentazione è in I-Mt, Spettacoli pubblici, cart. 82, fasc. Salfi.

129.
I-Mt, Spettacoli pubblici, cart. 82, fasc. Salfi [autografo, 6 vendemmiaio, anno IX / 27.IX.1800].

130.
Annotazione del 30 settembre 1800 sul verso dell'autografo cit. a nota precedente.

131.
I-Mt, Spettacoli pubblici, cart. 82, fasc. Salfi [doc. non datato]

132.
Ibidem entrambe le lettere. La risposta della Contabilità è invece in I-Mt, Materie, cart. 900, fasc. Teatri. dove dai vari incartamenti si stabilisce che: le 1760 lire per l'insegnamento a Brera continueranno a essere pagate dal fondo della Pubblica Istruzione; le 240 lire per l'incarico di commissario, già a carico dell'Istruzione, saranno stornate sulla cassa dell'Interno e che a queste saranno aggiunte le 600 dovute per la prestazione di ispettore scientifico dei Teatri.

133.
I-Mt, Materie, cart. 900, fasc. Teatri [15 piovoso anno IX / 4.II.1801].

134.
I-Mt, Spettacoli pubblici, cart. 32 [rif. nel doc. del 10 marzo 1806], e cart. 82 [22 aprile 1801].

135.
Se ne conservano numerose copie; ho potuto consultare gli esemplari in I-Mc e I-Mcom.

136.
Caraci 1988, p. 415, che tuttavia confonde Salfi con Sografi.

137.
S. [sc. Francesco Salfi], Sul presente spettacolo del Teatro alla Scala, "TPL", LII, 10 nevoso VI repubblicano [30 dicembre 1797] ]; Criscuolo 1989, III, pp. 402-404: 402.

138.
Nei famosi 13 punti proposti per il rinnovamento del teatro nazionale (v. nota 15) non esiterà a dire: "XII. Il primo teatro della repubblica sia quello della declamazione. Da questo dipendano, come subalterni, gli altri destinati alla musica e alla danza, la cui trista influenza ha fatto trionfar sulla scena delle Frine e delle Aspasie per quindi riposarsi de' loro trionfi negli ospedali". Se il riferimento alle due celebri prostitute potrebbe non stupire (che la musica corrompa è chiodo fisso di tutti i moralisti), certo l'affondo dei "trionfi negli ospedali" che trasforma i teatri d'opera in venefiche anticamere al ricovero dell'anima, tanto ci dice sulla disposizione salfiana per il melodramma.

139.
E di ciò ne è certamente consapevole: in una frase come "Possa l'autor della musica coprire i difetti dell'autore del dramma!" (premessa dalla Congiura pisoniana) Salfi, con l'alibi della esibita modestia, non vuol tanto ammettere la pochezza del suo parto, ma si chiede se la musica sarà mai in grado un giorno di migliora-re un libretto (che tanto valore possiede di per sé); nella sfiducia di tale auspicio si legge però tutta la sfiducia nel suo stesso dramma. Ben più esplicito sarà con Clitennestra che non esita a definirlo "il disegno di un me-lodramma" (premessa dal libretto), non per deprezzarne i versi, ma consapevole invece che l'opera ha bisogno anche d'altro per vivere (e quasi lo si sente dire "purtroppo"): di musica, scene, costumi, cantanti.

140.
[Francesco Salfi], Spettacoli, "TPL", LXIX, 11 ventoso V repubblicano [1.III.1797]; Criscuolo 1989, II, pp. 158-162: 159.

141.
Ibidem.

142.
Ibidem.

143.
Ivi, p. 160.

144.
G. [sc. Matteo Galdi], Teatro musicale, "GPI", XII, 26 piovoso anno I della libertà italiana [14.II.1797]; Zanoli 1990, I, p. 173-176: 175. Salfi si scuserà trasversalmente dalle pagine del "Termometro politico" adducendo un'ossequio all'uso melodrammatico; cfr. [Francesco Salfi], Spettacoli, cit., p. 159.

145.
All'estensore dell'articolo "Teatro musicale", "GPI", XII, 28 piovoso [16.II.1797]; Zanoli 1990, I, p. 179.

146.
L'estensore dell'articolo "Teatro musicale" ad uno de' suoi associati, "GPI", XV, 3 ventoso [21.II.1797]; Zanoli 1990, I, p. 197-198: 198.

147.
Preferisco pensare che Galdi ritenesse gli schiavi romani soggetti a castrazione piuttosto che volesse intendere "eunuco" come sinonimo di "sodomita", anche se sul finire del Settecento i benpensanti spesso confondevano l'omosessualità con la castrazione: in questa direzione va un sonetto contro la castrazione (e la Curia Romana) apparso sul "Termometro politico" (XXXV, 1° annebbiatore anno V [22.X.1796]; Criscuolo 1989, I, p. 418), chissà, forse dello stesso Salfi:

Sarà dunque permesso alli villani
nello Stato Papale impunemente
di castrare i lor figli sì empiamente,
acciò strillin cantando in modi strani!
Che si castrino i gatti oppure i cani,
un cavallo, un somar, non dico niente;
ma i figliuoli! per Cristo onnipotente!
Ah, son padri assai crudi ed inumani!

E Roma soffrirà che ne' suoi Stati
un mutilato attor de' più birboni
serva a spasso di donna alli prelati.
Se i romani a castrar son belli e buoni,
deh, castrassero almeno i porporati
ché il collegio saria senza coglioni.

148.
S. [sc. Francesco Salfi], Sul presente spettacolo del Teatro della Scala; "TPL", LII, 10 nevoso anno VI [30.XII.1797]; Criscuolo 1989, III, p. 402-404: 402.

149.
Ibidem, p. 404.

150.
Gli atti delle sedute di governo sono in Alberti 1948 e quelli relativi al teatro furono ristampati in Turchi 1988, II, pp. 455-472.

151.
Zanoli 1994, I, pp. 70-71 (ovvero I, pp. 9-10 della copia in I-Ma, v. nota 79).

152.
Cambiasi 1906, pp. 296-297.

153.
Cfr. Caraci 1988, p. 420.

154.
Per i tipi di S. Zeno, s.a.

155.
Cambiasi 1906, pp. 39-40.

156.
Su Petracchi v. Giazzotto 1990, ad indicem.

157.
Sulla straordinaria figura di Grianty – conte del comasco residente a Milano, filofrancese (tanto da trasformare il suo casato da Grianta a Grianty) e vero motore del teatro a Milano durante gli anni del Regno e della Repubblica – dirò in un articolo di prossima uscita.

158.
I-Mt, Spettacoli pubblici, cart. 32.

159.
I-Mt, Spettacoli pubblici, cart. 82 [3.X.1802].

160.
Decreto pubblicato in Bollettino 1805, II, pp. 309-312.

161.
I-Mt, Spettacoli pubblici, cart. 82 [8.IX.1800 (autografo di Salfi)].

162.
Ibidem [8.IX.1800 (autografo di Grianty)].

163.
Ibidem [3.X.1802].

164.
Dopo le vicende qui raccontate si segnala solo l'allestimento nell'estate 1806 della sua traduzione dei Templari di Raynouard; cfr. Nardi 1925, p. 67.

165.
Nardi 1925, appendice IV, pp. 365-386.




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Turchi 1988
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Zanoli 1990
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Sartori 1995
I libretti italiani a stampa dalle origini al 1800, 7 voll. a cura di Claudio Sartori, Cuneo: Bertola & Locatelli, 1989-1995.

Baijni 1996
Accademia dei Filodrammatici di Milano. Due secoli 1796-1996, a cura di Sandro Baijni, Milano: Vipierre, 1996.

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Davide Daolmi, I balli negli allestimenti settecenteschi del Collegio Imperiale Longone di Milano, in Morelli 1996, pp. 1-86.

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Davide Daolmi, Le origini dell'opera a Milano (1598-1649), Turnhout: Brepols, 1998.

Toscani 2000
Claudio Toscani, Politica culturale e teatro nell'Italia napoleonica: i concorsi governativi, in "L'aere è fosco, il ciel s'imbruna". Arti e musica a Venezia dalla fine della Repubblica al Congresso di Vienna, atti del convegno (Venezia 10-12 aprile 1997) a cura di Francesco Passadore e Franco Rossi, Venezia: Fondazione Levi, 2000, pp. 71-98.