1.
Una significativa relazione di Filippo Pananti del 28 marzo 1797 (ora in
Nutini 1984) cita
fra i giacobini della prim'ora presenti a Milano cinque nomi: Giovanni Fantoni,
Michele L'Aurora, Carlo Salvador, Matteo Galdi e Francesco Saverio Salfi; non
che non ve ne fossero altri, ma certo questi, per l'osservatore di quei giorni,
erano quelli più spiccatamente in vista; sulla relazione di Pananti v.
anche le interessanti considerazioni di
Cerruti 1986.
2.
Emblematica la sua assenza dal Deumm e dal GroveO. Una prima bibliografia essenziale su Salfi e il
teatro di questi anni è in
Faccioli 1981,
p. 8; in seguito è stato pubblicato
De Lisio 1981,
Montanile 1984,
Azzaroni 1985 e
Alfonzetti
1994; altri titoli si riferiranno di seguito.
3.
Nessun approccio è certamente imparziale; anche queste pagine
rivelano un'opinione su Salfi, una delle tante. Né l'alibi subdolo che
pretende di distinguere i fatti dai giudizi può offrire sicurezze
d'alcun tipo. Mi sono avvicinato a Salfi con curiosità ed entusiasmo:
pian piano l'approccio è diventato meno benevolo. Il lettore lo sappia e
sappia far la giusta tara. Ma sappia anche riconoscere il pregiudizio radicale
che ha patito Salfi per tutto il secolo scorso e oltre, almeno fino a
Nardi 1925, il
primo che ne ha finalmente offerto un profilo credibile e documentato. In
seguito c'è stato chi ha voluto a tutti costi rivalutarne l'opera e il
peso storico; significativo il caso della collezione Einaudi Teatro
italiano dove Salfi compare con ben due titoli; in particolare nel primo
dei due tomi dedicati alla tragedia dell'Ottocento (Faccioli 1981)
Salfi è collocato, con una ardita forzatura alla tradizione
storiografico-letteraria, insieme a Monti, Foscolo, Leopardi, Pellico e
Manzoni. Pregiudizio di ritorno? Non saprei dire. Forse il valore complessivo
dell'opera di Salfi è ancora da valutare.
4.
Per
le vicende della storia milanese di questi anni segnalo una tantum
Rota 1959 e, per una
visione più aggiornata e generale,
Zaghi 1986. Di
altri testi utili a precisare singoli episodi dirò di volta in volta.
5.
Ne
delinea l'inerzia Pietro Verri con il distacco partecipe delle antiche
differenze di classe: "sono buoni uomini se volete, ma buoni a nulla, fatali al
loro paese, non per malignità certamente ma per indole abbietta ed
imperizia"; Greppi
1943, sub data 27 aprile 1796.
6.
Su
Salvador v. Leonardi
1986.
7.
Sulle
vicende della Società e del clima politico v. le pagine introduttive di
Nutini 1989, poi
sintetizzate in Meriggi 1992, pp. 9-10.
8.
Se
ne fa cenno anche in Gioia 1798, p. 52, dove la percezione dei mutamenti
repentini di uno Stato sono colti con lucidità e insieme con lo stupore
del contemporaneo ignaro delle successive evoluzioni politiche.
9.
Nardi 1925, p. 7.
10.
Melzi 1865, I, p. 345.
11.
Manfredi 1900, p.
108.
12.
I
255 numeri del giornale uscito fra il giugno '96 e il dicembre '98 sono ora
ripubblicati in Criscuolo 1989 (in corso di stampa).
13.
Una
breve nota su Bernardoni è in
Baijni 1996, pp.
41-43.
14.
La
duplicità dell'aggettivo corrisponde alle due domande inoltrate
contemporaneamente, l'una in francese al generale Despinoy, carica suprema del
Comando Repubblicano della Lombardia, l'altra in italiano a una non meglio
precisata "Municipalità"; cfr.
Nivellini 1948,
pp. 23 e segg. Per una ricostruzione della storia settecentesca del teatrino de
Collegio dei Nobili v. Daolmi 1996.
15.
"Alcuna
idea [di teatro nazionale] se n'è prodotta alla Municipalità che,
al più, ne ha lodato il merito, ed ella doveva eseguirne il piano,
credendolo giusto" (Teatro nazionale, "TPL", X, 8 termidoro IV
[26.VII.1796]; ora in
Criscuolo 1989,
I, pp. 161).
16.
Ibidem
e in Paglicci
1887, p. 48-50, Serpa 1975, pp. 159-161 e
Turchi 1988, I,p.
447-448.
17.
L'improbabile
datazione di metà luglio che a volte si relaziona a questo Tell,
peraltro perduto, è dedotta da un generico "di lì a qualche
settimana" di Martinazzi 1879, p. 11.
18.
Declamazione
tragica, "TPL", XVII, 3 fruttidoro IV [20.VIII.1796];
Criscuolo 1989,
I, pp. 240-241.
19.
Prima
al Teatro Patriottico 4 settembre 1796; alla seconda (11 settembre) assistette
anche Napoleone che si complimentò con la compagnia; la recensione
è in Teatri, "TPL", XXIV, 27 fruttidoro IV [13.IX.1796];
Criscuolo 1989,
I, pp. 310-312.
20.
Teatro
patriottico, "TPL", XXVIII, 6 vendemmiaio V [27.IX.1796];
Criscuolo 1989,
I, p. 354; a cui seguirà una risposta del teatro ("TPL", XXX, 13
vendemmiaio V [4.X.1796];
Criscuolo 1989,
I, pp. 372-373).
21.
L'opinione
di Paglicci
1887, p. 47 e segg., poi ripresa altrove, per cui "questa Società
appena nata ebbe già i suoi nemici, e specialmente il poeta comico [sic]
Francesco Salfi", deriva da una lettura superficiale e di parte delle
recensioni del "Termometro" e può considerarsi del tutto gratuita.
D'altro canto Barbiera 1921, p. 106, giunse a conclusioni del tutto
opposte.
22.
Nardi 1925, p. 22.
23.
Per
una bibliografia al riguardo v. i titoli elencati a nota 55 di
Mafrici 1981, p.
88.
24.
Le
sue due traduzioni di Fénelon e Charles IX di Chénier
subito segnalete dal "Termometro politico" (29 nevoso e 27 piovoso, anno v
[18.I-15.II.1797]) sembrano il modo più rapido per ritagliarsi un
ruolo nel rinnovamento del repertorio, più che il voler proporre un
modello drammaturgico in chiave 'repubblicana'.
25.
Celebre
per la riscrittura monzese del III e IV atto delle Nozze mozartiane
(1787), Angelo Tarchi (Napoli 1760 - Parigi 1814) ebbe il suo primo successo
alla Scala proprio con Ademira (1784). Forse conobbe Salfi a Napoli
(prima del 1795) ma, sebbene gli piacque lasciarsi influenzare dagli elementi
spettacolari dell'opera francese, non sono note sue eventuali passioni
repubblicane; per un prima ricognizine v.
Libby 1992.
26.
Ferdinando
Moretti ( 1807), in questi anni a San Pietroburgo, non può essere
considerato un autore repubbliano, ma nel suo libretto più celebre,
Il conte di Saldagna (musicato la prima volta proprio da Tarchi per la
Scala, 1787, e poi anche da Zingarelli, Venezia 1794), s'insinua la rivalsa del
popolo sul tiranno oppressore;
Questa 1989 gli
dedica preziosissime pagine (pp. 351-361).
27.
Stieger 1938, ad
indicem, attribuisce questa ripresa a Sebastiano Nasolini che altre volte aveva
scritto opere per la Scala, ma non ho modo di confermare questa attribuzione
peraltro trascurata da ogni altro repertorio.
28.
Come
detto, era già stato il titolo della rappresentazione d'inaugurazione
del Teatro Pattriotico, e il 21 novembre 1796, in occasione della vittoria
contro una delle varie controffensive austriache in territorio veneto,
Napoleone stesso declamò il testo francese (subito tradotto) di un
Tell non altrimenti precisato, proprio dal palco scaligero; cfr.
Cambiasi 1906,
p. 25.
29.
Pressoché
inesistenti le notizie su Paolo o Paolino Franchi già attivo a Napoli, e
attualmente limitate al breve cenno in
Hansell 1988, p.
242. Una prima ricognizione delle fonti potrebbe partire dai libretti, a
co-minciare da quelli, numerosi, segnalati in
Sartori 1995,
ad indicem.
30.
Scarsissime
le notizie su Perruccone detto Pasqualino (a parte
Eitner 1904,
sub voce) e tutta ancora da ricostruire la sua attività a partire
da Sartori 1995,
ad indicem. Lo scenario del Guglielmo Tell è pubblicato
nel libretto dell'Ademira (Milano 1797);
Sartori 1995, n.
321.
31.
Unica
fonte di questa notizia è il celebre romanzo di Giuseppe Rovani,
Cento anni, pubblicato la prima volta a puntate sulla "Gazzetta di
Milano" fra il 1845 e il 1865. Rovani, oltre che erudito e conoscitore di cose
milanesi era appassionato di musica e le notizie che riporta sono in genere
attendibili, ma quando le sue fonti sono orali (come spesso confessato)
è impossibile valutare quanto d'inventato o semplicemente rielaborato
c'è nel suo racconto. L'aria, come detto (libro X, cap. III), era quella
tratta dall'ultima scena dell'Astuta in amore di Valentino Fioravanti,
riprodotta nel libretto stampato a Milano qualche mese prima (Sartori 1995, n.
3341) e il testo è integralmente trascritto in
Paglicci 1887,
pp. 82-83, che però la dice aggiunta al ballo Il general Colli
(v. oltre), fraintendendo proprio le parole di Rovani. La pratica d'inserire
arie patriottiche fu poi ufficializzata al punto VIII delle risoluzioni del
Gran Consiglio il 1° luglio 1798: "Fra un atto e l'altro [delle
rappresentazioni sia operistiche che teatrali] si canteranno arie patriottiche,
o almeno se ne sonerà la musica"; cfr.
Turchi 1988, II,
pp. 470 (già in
Alberti 1948).
32.
Lettera
agli estensori, "TPL", LIII, 23 piovoso V [4.I.1797];
Criscuolo 1989,
II, pp. 7-9. La lettera è datata "13 nevoso", ovvero 2 gennaio 1797, e
la prima di Ademira fu il 31 dicembre 1796.
33.
Apparentemente
perduta; né, allo stato attuale delle ricerche, sembrano sopravvivere
arie staccate.
34.
Violinista
e compositore milanese (1735-1809) di origini francesi; già attivo al
Ducale divenne presto primo violino alla Scala e scrisse la musica di numerosi
balletti tutti rappresentati a Milano; cfr.
Hansell 1980.
35.
Ne
aveva apprezzato la scelta operata dalla compagnia del Teatro Patriottico sulle
pagine del "Termometro" (v. sopra nota 11); il testo fu poi allestito (forse
dalla stessa compagnia) anche alla Scala, "con ballo", il 23 novebre 1796 in
occasione del rientro dei legionari francesi vincitori; cfr.
Cambiasi 1906,
p. 25. Non è però vero che lo scenario del Bruto sia stato
scritto da Salfi come sembrerebbe di capire leggendo
Cusani 1884, V, p.
108, e come in effetti interpreta
Nivellini 1948,
p. 40.
36.
Beccatini 1798, I,
p. 30-31.
37.
E
infatti poche righe dopo avrà parole d'elogio per l'altra fatica
salfiana della stagione, Il general Colli, pantomimo che divise
radicalmente la critica (v. oltre).
38.
"Dramma
ultramoderno ... rappresentato alla Scala ma per poche sere, ché poesia
e musica erano pessime";
Cusani 1884, v, p.
108.
39.
"O
fosse per il merito scadente della musica o per quello del libretto, il fatto
sta che l'opera non ebbe quell'incontro che si sperava";
Paglicci 1887,
pp. 74-75.
40.
Il
primo numero fu stampato il 20 gennaio 1797; cfr.
Zanoli 1990, I, p.
7.
41.
G.
[sc. Matteo Galdi], Teatro musicale, "GPI", XII, 26 piovoso anno I della
libertà italiana [14.II.1797];
Zanoli 1990, I, p.
173-176. In genere queste recensioni uscivano poco dopo la prima, pertanto
credo corretta l'informazione di
Nivellini 1948,
p. 40 che data la prima della Congiura all'11 febbraio, senza peraltro
esplicitare la fonte di questa notizia non altrimenti riferita e semmai
collocata genericamente a gennaio (cfr.
Cambiasi 1906,
p. 294).
42.
Galdi
fa riferimento alla tragedia Epicharis et Néron (1793) di Gabriel
Marie Legouvé (1764-1812) padre del più celebre
Ernest-Wilfrid che con Scribe pubblicò Adriane Lecouvreur (1849)
rappresentata a Parigi il 3 febbraio 1794 e a sua volta tratta dalle vicende di
Gaio Calpurnio Pisone secondo la narrazione degli Annali di Tacito
(XIV.65-XV.65).
43.
[Francesco
Salfi], Spettacoli, "TPL", LXIX, 11 ventoso v repubblicano [1.III.1797]
]; Criscuolo
1989, II, pp. 158-162: 158.
44.
Ma
utilissimo a penetrare la poetica di Salfi: ci sarà modo di ritornare su
questa recensione.
45.
Sartori 1995, n.
14435.
46.
[Francesco
Salfi], Spettacoli, cit., p. 161.
47.
La
questione è complessa.
Cusani 1884, V, p.
108, riferisce che: "il ballo Giunio Bruto spiacque al pubblico, ripugnando
l'atroce catastrofe dei figli dannati alla scure del padre. Afferrò
quindi l'ex-frate l'occasione per sostituire un nuovo ballo intitolandolo Il
general Colli ia Roma". Ma il General Colli fu un ballo occasionale che non
voleva sostituire alcunché (v. oltre), eppure anche
Paglicci 1887,
p. 75, riferisca dell'urgenza in quell'occasione di sostituire un ballo di
scarso successo dal titolo Lucrezia ossia l'espulsione dei re da Roma,
ballo tuttavia legato all'Astuta in amore, rapprestata alla Scala
l'autunno precedete (Sartori 1995, n. 3341). Certo è che sopravvive lo
scenario della Lodoiska, ballo fortunato di Franchi già
rappresentato alla Scala nella Rossana di Paër (1975; cfr.
Sartori 1995, n.
20208) che, stampato in questa stagione, si rivela un entr'acte
non riconducibile ad alcuna opera; dalla prefazione sembra però di poter
intuire che sia stato allestito all'ultimo momento per sostituire un precedente
fiasco dello stesso Franchi (il Giunio Bruto?): "Al rispettabile libero
pubblico milanese, il cittadino Paolino Franchi. | Mi sarà forse
imputato a delitto se non ebbi la sorte di appagare il colto genio di codesto
ripettabile pubblico! No, non son gli uomini infallibili, né io mi son
giammai creduto tale. | Ecco dunque riprodotto su queste scene in brevissimo
spazio di tempo la mia Lodoiska. Abbia ella la sorte ch'ebbe la prima
volta e possa questa attestare a voi, o rispettabili cittadini, che non vi
sarà fatica a me più cara che quella di espiare l'involontario
mio fallo di rendervi contenti e di riacquistarmi il vostro già
esperimentato favore" (Sartori 1995, n. 14399).
48.
Cambiasi 1906, pp.
26-27, riproduce gli avvisi per gli spettacoli gratis del 18 gennaio, 5 e 6
febbraio (resa di Mantova), e 16 febbraio 1797.
49.
[Francesco
Salfi], Spettacoli, cit., p. 161.
50.
È
lui che firma numerosi articoli del "Termometro politico" con lo pseudonimo di
"Parroco repubblicano"; cfr.
Beccatini 1799,
p. 152, cit. in Nardi
1925, p. 21 nota 4.
51.
Paglicci 1887, p.
76 nota 1.
52.
Lettera
pubblicata in Paglicci 1887, p. 105.
53.
Che
ebbe modo di ricordarlo nel 1821 sulle pagine della "Revue
Encyclopédique", XII, p. 338 (cit. in
Nardi 1925, p.
23-24): "L'ordre d'executer ce ballet fut donné par le
général Kilmaine, comandante la Lombardie, au nom du
général en chef Bonaparte".
54.
Baldassari 1843,
I, p. 139, dove, nel riferire delle proteste dell'arcivescovo Visconti (v.
oltre), si esplicitano anche le fonti (peraltro orali e di seconda mano); la
medesima informazione compariva anche nella prima edizione, apparsa anonima
come Ragguaglio istorico (Baldassari 1814), ma veniva presentata come informazione
raccolta di persona.
55.
Lo
scenario (Sartori
1995, n. 11492) fu ripubblicato in
Paglicci 1887,
p. 85-100, Monaco
1968, pp. 181-190, Serpa 1975, pp. 25-23, e
Turchi 1988, pp.
383-392. Solo Morgan
1821, nel soffermarsi sull'episodio (I, pp. 167-170 della tr. francese),
pur trascurando di ricopiare il testo, riprodusse l'ordine degli interpreti
come da libretto.
56.
Paglicci 1887, p.
77.
57.
Come
del resto ribadisce lo stesso Salfi nella prefazione allo scenario.
58.
Qualche
notizia sulle due principesse è in
Vicchi 1867.
59.
Nardi 1925, p. 25 nota
1, e Vianello
1941, p. 354 (che rimanda alle fonti).
60.
Al
solito per la ricostruzione dell'attività di Le Févre bisogna per
il momento rivolgersi a
Sartori 1995,
ad indicem.
61.
Cento
anni, libro X, cap. IV. Paolo Giorza fu direttore e autore di musica da ballo
celeberrimo ai tempi di Rovani; la migliore sintesi su di lui è ancora
quella di Sartori
1958.
62.
Ferdinando
Pontelibero detto Aiutantini, già allievo di Rolla, fu violinista e
compositore; esordì alla Scala probabilmente proprio con Il general
Colli dove poi continuò a scrivere musiche da balletto per tutto il
periodo napoleonico; la maggior parte di suoi lavori, manoscritti e a stampa,
è oggi conservata in I-Mc; cfr.
Hansell-Grigolato 1980.
63.
"Le
stesse decorazioni sono comparse eccellenti ad onta della scarsa illuminazione,
per non dire oscurità, a cui le ha condannate l'economia delle scene";
da [Francesco Salfi], Spettacoli, "TPL", LXIX, 11 ventoso v repubblicano
[1.III.1797]; Criscuolo 1989, II, pp. 158-162: 162. E ancora: "le
decorazioni teatrali ora per la sala del Concistoro, ora per la piazza
di San Pietro, ora per altri oggetti, magnificamente espresse accrescono
la bellezza dello spettacolo. I più famosi occupatori della cattedra di
Roma, Alessandro VI, Gregorio VII ed altri di simile mostruosa grandezza, sono
oggetti da rimarcare tra le dipinture"; da Ballo in Milano, "GPI",
XXI-XXII, 17-19 ventoso [7-9.III.1797];
Zanoli 1990, I,
pp. 249-252: 250. Si tratta, è vero, di giudizi di parte, ma che si
possono ritenere attendibili; si è visto che finché non è
l'idea politica ad essere messa in dubbio, quando si tratta di dir male delle
forme dell'allestimento, i due fogli non si sono mai tirati indietro. Su Paolo
Landriani v. le poche notizie in
De Boni 1840,
ad vocem, e la sintesi bibliografica di
Comanducci
1974, III, p. 436.
64.
Dei
sei mesi di vita di questa istituzione (sorta di versione governativa della
smantella Società di Salvador), offre un'ottima sintesi
Meriggi 1992, pp.
10-13.
65.
Cfr.
Sul pantomimo del papa, "TPL", LXX, 14 ventoso V [4.III.1797];
Criscuolo 1989,
II, pp. 166-167: 166. Sull'opposizione dell'arcivescovo diede ulteriori notizie
Baldassari
1843, I, p. 239 segg. e
Cusani 1884, V, p.
109-110, poi sintetizzate in
Nardi 1925, pp.
24-25 nota 6.
66.
"Alcuni
preti e frati andavano disturbando la pace delle famiglie e le loro prediche
premature [contro il ballo] hanno vieppiù destato la curiosità
de' loro divoti e spezialmente delle più innocenti donzelle"; Sul
pantomimo del papa, "TPL", LXX, 14 ventoso V [4.III.1797] ];
Criscuolo 1989,
II, pp. 166-167: 166.
67.
In
I-Ma, S.C.V. V.7/16¾; già nota a
Paglicci 1887,
p. 103 nota 1, e ripresa da
Nardi 1925, p. 27
nota 2, ma di cui sono stati pubblicati solo i primi e gli ultimi versi.
68.
Ballo
in Milano, "GPI", XXI-XXII, 17-19 ventoso [7-9.III.1797];
Zanoli 1990, I,
pp. 249-252.
69.
Il
celeberrimo Italy di Sidney Morgan pubblicato a Londra nel 1821 (v.
sopra nota 55); una descrizione in tre tomi dell'Italia redatta al ritorno dal
viaggio di un paio d'anni della mondanissima "Lady". Del libro (Morgan 1821) se ne
pubblicarono subito due ristampe presso lo stesso editore, e immediatamente
altre due edizioni uscirono in America e una terza a Parigi (in inglese) dove,
sempre nel 1821, apparve anche una traduzione francese, quella poi che
circolò in Italia (dove Italy non fu invece mai tradotto).
70.
Ma
è certo che Lady Morgan abbia come unica fonte il libretto del ballo per
trarre le sue osservazioni; Rovani invece, a più di mezzo secolo,
pretende di riferire notizie raccontate da chi era presente, ma è
evidente che fu solleticato dalle pagine dell'inglese.
71.
L'"Avviso"
in francese e italiano che spiegava i motivi di tale gesto del comandante della
piazza, fu affisso per le strade di Milano e pubblicato in facsimile da
Cambiasi 1906,
p. 28.
72.
Paglicci 1887, p.
102, che commenta le notizie di
Cusani 1884, V, p.
111.
73.
Così
riferisce Cusani
1884, v, p. 112 (notizia poi ripresa da
Paglicci 1887,
p. 104, e Nardi
1925, p. 27) ma né lui cita la fonte, né io ho potuto trovare
conferme a questa notizia. Altrove, e di nuovo senza possibilità di
verifica, si dice di 11 repliche; cfr.
Cambiasi 1906,
p. 367.
74.
Cusani 1884, v, p.
112: "gli stessi autori del medesimo [ballo], temendo gravi disordini per
l'effervescenza dei partiti spinta dall'esterno, insistettero perché
fosse proibito; e lo fu dalle autorità francesi".
75.
"Le
caste de' fanatici e degli aristocratici speravano almeno in virtù de'
loro scrupoli e de' loro pronostici che il pantomimo restasse sprovveduto di
spettatori; ma oltre ogni loro aspettazione il concorso, malgrado la privazione
degli es-nobili e degl'ipocriti, è cresciuto di sera in sera"; Sul
pantomimo del papa, "TPL", LXX, 14 ventoso V [4.III.1797] ];
Criscuolo 1989,
ii, pp. 166-167: 167.
76.
"Venne
rappresentato anche nella domenica prima di Quaresima con teatro gratis"
riferisce Minoia
1799, sub data del suo diario.
77.
Come
già accennato la vicenda fu raccontata da
Paglicci 1887,
p. 104-110 (pagine poi ristampate in
Turchi 1988, II,
pp. 429-432). Ai documenti presentati da Paglicci Brozzi sul caso si può
aggiungere un articolo del "Giornale de' patrioti" che tenta con ironia di
riabilitare la fortuna di Le Fèvre (non saprei dire con quale successo);
Nuova farsa del papa, "GPI", XXVI, 28 ventoso V [18.III.1797];
Zanoli 1990, I, p.
288-289. La "nuova farsa" era la burla che il redattore del foglio pretendeva
che Le Fèvre avesse procurato ai suoi detrattori mostrandosi sanissimo
quando tutti lo volevano infermo a letto, non come sembra credere
Nardi 1925, p. 28
un nuovo ballo.
78.
G.
[sc. Matteo Galdi], Il pantomimo del papa, "GPI", XVIII, 10 ventoso
[28.II.1797]; Zanoli
1990, I, p. 222-223; cfr. anche nota 60.
79.
È
abbastanza sintomatico l'episodio della predica dell'arciprete Besozzi di San
Lorenzo Maggiore, quasi un comizio popolare a favore del ballo, che convinse
folle di milanesi a stiparsi alla Scala per applaudire uno spettacolo benedetto
da Dio. In realtà fu una delle pochissime voci ecclesiastiche d'impronta
repubblicana che non volle condannare il ballo nella predica domenicale (e
ricordato probabilmente proprio per questo). Ne fa un rapido cenno Luigi
Manotovani fermamente ostile al governo francese riferendo che
Besozzi "ebbe l'animosità nella domenica di Quinquagesima [il giorno
dopo la prima] di assicurare il popolo dell'onestà e della decenza del
Ballo del papa, da esso da lui veduto la notte antecedente"; cfr.
Zanoli 1994, I, p.
73 (ovvero p. 12 della copia in I-Ma [H 93-98 suss.] tratta dall'autografo). Ma
quella stessa frase suscitò la fantasia di Rovani che, dedicando alla
predica pagine e pagine, trasformò Besozzi in un sobillatore di anime e
causa prima del successo teatrale.
Cusani 1884, V, p.
112, non potrà fare a meno di recuperare l'accenno di Mantovani
citandolo integralmente e, forse memore di Rovani, dichiarando che "i curiosi
s'affollarono alla Scala, eccitati dagli avvisi sparsi in tutta la città
e perfino d un invito fatto dal pergamo".
80.
Mafrici 1981, p. 88.
81.
Nardi 1925, pp. 29-36.
82.
Nardi 1925, p. 35.
Cfr. anche Teatro alla Scala, "TPL", XLII, 7 pratile VI [26.V.1798];
Criscuolo 1989,
IV, pp. 297-298. La Virginia fu ripubblicata in
Faccioli 1981, e
preceduta da una scheda critica.
83.
Nardi 1925, p. 33 e
segg.
84.
Facsimile
del bando è in
Cambiasi 1906,
p. 29. Sul concorso teatrale v. infra nota 102.
85.
S.
[sc. Francesco Salfi], Sul presente spettacolo del Teatro alla Scala,
"TPL", LII, 10 nevoso VI [30.XII.1797];
Criscuolo 1989,
III, pp. 402-404: 402. Non è improbabile però che Salfi fosse
tornato a Milano già nei mesi precedenti perché a settembre era
apparso un altro articolo sui mali della Scala quasi certamente suo;
Riflessioni sulle rappresentazioni dell'odierno Teatro alla Scala,
"TPL", XXV, 6 vendemmiaio VI [27.IX.1797];
Criscuolo 1989,
III, pp. 200-201.
86.
Lo
scenario del ballo entr'acte fu pubblicato al termine del libretto del
Meleagro (Sartori 1995, n. 15400) dramma giudicato "inettissimo" sia
per il testo (del taciuto Giovanni Schmidt) che per la musica di Zingarelli
"poco o nulla corrispondente al merito" del compositore.
87.
Teatro
di Milano, "TPL", XII, 22 piovoso VI [10.II.1798];
Criscuolo 1989,
IV, pp. 93-94.
88.
La
dedica di Beretti lo dice modellato su "un argomento che mi è stato
graziosamente proposto" (cfr. appendice
3) e in Teatro di Milano (cit. a nota prec.) si ribadisce
"quest'argomento a lui [sc. Beretti] da altri proposto".
89.
Ibidem:
"un argomento così fecondo di verità nuove ed imponenti!" ma con
i costumi non sempre appropriati: al solito Salfi si lamenta di tutto quello
non sia un suo parto diretto.
90.
Ci
rivelano dalle pagine del "Termometro" (ibidem).
91.
Il
ballo fu replicato anche quello stesso autunno alla Scala come entr'acte
della Ballerina amante di Cimarosa (Sartori 1995, n.
3699); un ballo dal medesimo titolo (e si suppone quindi sullo stesso scenario)
fu allestito da Luigi Dupen per la successiva stagione torinese per Il
Feudatario burlato di Sarti (Sartori 1995, n. 10124) e per L'amante democratico
di Cristiani (Sartori
1995, n. 1003).
92.
Solo
qualche mese prima Salfi aveva incitato a promuovere nel pubblico il "disprezzo
della morte"; cfr. Teatri, "TPL", XXIII, 4 compl. V [20.IX.1797];
Criscuolo 1989,
III, pp. 181-183, citato oltre più ampiamente.
93.
Non
sembri una forzatura questa di lettura. In effetti per quale motivo la Francia
non sarebbe potuta essere una sorta di Diana cacciatrice rivisitata? dal
momento che un matrimonio fra le due nazioni è escluso, non c'era
ragione di usare una distinzione sessuale per caratterizzare le differenze. Ma
giacché la Francia è il bene, e che tale bene è
identificato con la mascolinità, tutto obbliga a dedurre da un lato che
il bene coincide con la forza e dall'altro che la sempre ribadita gerarchia dei
sessi ora si ripropone come affermazione della fisicità del corpo e non
più, com'era per le culture di antico regime, espressione dello spirito.
94.
Non
è però possibile dire se le repliche assecondassero il favore del
pubblico o se si sia trattato di pura propaganda imposta dall'alto.
95.
Cfr.
Criscuolo 1989,
p. 45 e segg.
97.
Il
documento, finora sfuggito ai biografi di Salfi è in I-Mt,
Materie, cart. 900, fasc. Teatri [16 fiorile anno VI / 5.V.1798]:
"Oggetti importanti mi determinano a domandarvi uno stato dei
teatri esistenti nel vostro dipartimento [d'Olona] in cui sia indicato se
questi siano in tutto o in parte di proprietà nazionale o particolare, e
quali siano i fondi costituenti la dote di quelli che appartengono alla
nazione"; la copia ufficiale è firmata Tadini e Salfi, mentre nella
bozza ivi contenuta si leggono i nomi di Federici, Lotti e Salfi, dal che si
deduce che tali Federici e Lotti dovevano essere funzionari della sezione
Teatri. Le risposte alle richieste del Ministero sono in I-Mas, Spettacoli
pubblici parte antica, cart. 14.
98.
Cfr.
Nardi 1925, p. 36.
In verità io questa minuta non l'ho rinvenuta, ma nella stessa
documentazione d'archivio indicata da Nardi compaiono numerose note relative ai
singoli elaborati tutte firmate da Salfi. Per amore di precisione Guicciardi
non era ministro dell'Istruzione come riferirebbe Nardi, giacché tal
ministero non esisteva nella Cisalpina; né Guicciardi era già
ministro dell'Interno, carica che otterrà solo una settimana dopo, l'11
luglio, lasciando Salfi nel suo incarico di capo sezione dei Teatri.
99.
Non
c'è bisogno di dire che l'iterazione fra teatro ed istruzione
apparteneva alla cultura repubblicna dell'epoca; lo stesso Salfi si esprimeva
in questi termini sulle pagine del "Termometro" e non per niente negli anni
successivi divenne professore a Brera. D'altra parte vi era chi, pur
repubblicano convinto, riteneva un errore addebitare al teatro la formazione di
coscienze politiche; proprio in risposta al I concorso teatrale emanato dal
governo fu pubblicato un fascicoletto in cui si dimostrava l'inefficacia del
teatro a istruire i popoli (v. l'opuscoletto ambrosiano cit. a nota 101). Per
una visione d'insieme delle relazioni fra istruzione pubblica e teatro v.
Cerruti 1986, pp.
330 e segg..
100.
La
collaborazione dei due ministeri in relazione alla produzione teatrale era
già stata messa spontaneamente in atto fin dai primi giorni del governo
francese ma fu ufficialmente riconosciuta proprio in questi mesi; cfr. la
documentazione inedita in I-Mt, Materie, cart. 900, fasc.
Teatri.
101.
Nardi 1925, p. 37.
102.
Una
prima sintesi di queste vicende è in
Vianello 1941,
pp. 356-359; una più sistematica ricognizione è in
Toscani 2000;
tutta la documentazione e alcuni elaborati sono tuttora conservati in I-Mas,
Spettacoli pubblici parte antica, cart. 14; un altro, a stampa, è
in I-Ma, S:C:V: II.30/8 (v. qui le note 99 e 122).
103.
Giazotto 1990, cap.
i-ii; vorrei tuttavia mettere in guardia sull'affidabilità di questo
lavoro che rimane prezioso per i riferimenti documentari, molto meno per la
ricostruzione storica.
104.
È
la tesi di Giazotto
1990, p. 35 e segg., probabilmente mossa dalle sole date d'appalto.
105.
Teatri,
"TPL", XXIII, 4 compl. V [20.IX.1797];
Criscuolo 1989,
III, pp. 181-183.
106.
Riprodotto
nell'appalto Ricci (colui a cui verrà alla fine concessa l'impresa) del
18 ottobre 1798 in I-Mt, Spettacoli pubblici, cart. 88. Il contratto
è detto "Ricci-Gherardi" perché in collaborazione; ma Ricci che
manterrà in modo discontinuo l'appalto fino al 1807 cambierà
più volte compagno: per chiarezza preferisco riferirmi semplicemente
all'"appalto Ricci".
107.
Purtroppo
non trovo copia di tale regolamento, pertanto bisognerà accontentarsi
degli spunti delineati dal "Termometro".
108.
La
vicenda è documentata nell'appalto qui cit. a nota 106.
109.
E
forse si forzò la mano al riguardo. Dal contratto del 18 ottobre risulta
che vi furono in realtà due concorrenti che però poi si
ritirarono. Non posso non ipotizzare che Ricci non abbia in qualche modo
contribuito al loro ritiro.
111.
Nardi 1925, p. 58 nota
6.
112.
C'è
una discreta quantità di documenti interessanti relativi a Salfi in
I-Mt. In queste pagine segnalo tutti quelli più direttamente legati al
teatro, almeno quelli che mi sono parsi più significativi. Gli autografi
non sono moltissimi e quindi non è stato difficile intuire che la
lettera a cui si riferiva Pagani fosse proprio quella conservata in I-Mt,
Materie, cart. 900, fasc. Teatri [9.X.1798], che pubblico
integralmente in appendice 1. Nel
fascicolo c'è un riferimento al documento come appartenente alla
"biblioteca privata" di Pagani ed effettivamente sulla lettera si legge che era
di sua proprietà perché personalmente donatagli da Francesco
Somma il 29 dicembre 1881. Somma si occupò a lungo di teatro milanese:
dei suoi rapporti con Pagani accenno in
Daolmi 1998, p. 30
nota 3 (sulla documentazione mai edita di Somma e sul suo lascito ora in I-Mc
v. ibidem p. 29 nota 2).
113.
Della
presenza di due contratti, quello vecchio e quello nuovo fanno riferimento due
lettere dell'11 brumale anno vii [1°.XI.1798] in I-Mt, Spettacoli
pubblici, cart. 29, fasc. Appalto Ricci-Gherardi, dove su una si
trova un'annotazione autografa di Salfi.
114.
Tutta
la documentazione in I-Mt, Spettacoli pubblici, cart. 29, fasc.
Appalto Ricci-Gherardi.
115.
Un
copia calligrafata dell'imbreviatura del contratto con tutti i 50 capitoli e la
narrazione delle ultime vicende è in I-Mt, Spettacoli pubblici,
cart. 88. In realtà il contratto Ricci decadrà dopo soli otto
mesi: al ritorno degli gli austriaci si restituirà l'appalto a Maldonati
(giugno 1799). Identica vicenda seguirà dopo la vittoria di Napoleone a
Marengo e il 1° luglio 1800 si ritorna il contratto a Ricci che questa
volta lo terrà fino alla fine del 1807; cfr. I-Mt, Spettacoli
pubblici, cart. 29, fasc. Appalto Maldonati.
116.
Segnalo,
a chi se ne vorrà occupare, che sul contratto Ricci a quasi ogni
capitolo vi sono interessanti annotazioni di mano coeva sulla reale
applicazione dei capitoli.
117.
Mafrici 1981, p. 89.
118.
Mafrici 1981, p. 92.
119.
Il
riferimento alla data del decreto è in una lettera in I-Mt,
Spettacoli pubblici, cart. 82, fasc. Salfi [1°.XI.1800].
120.
Nivellini 1948, p.
33 e Guicciardi 1970, p. 70-72, trascrivono il testo della risoluzione.
121.
Così
è detto proprio da Salfi in una nota autografa del 1° novembre 1798
(I-Mt, Spettacoli pubblici, cart. 29, fasc. Appalto
Ricci-Gerardi).
122.
Miscellanea
Ranza in I-Ma, S.C.V. II.30/9-10. La lettera fu pubblicata in
Raccolta 1888.
Non so perché i due fogli (con il libretto del General Colli)
compaiano in questa miscellanea tutta di opuscoletti del giacobino Giovanni
Antonio Ranza, ma è curioso che
Vianello 1941,
p. 355, riferisca che "il fanatico vercellese Ranza ... dal suo giornale
"L'amico del popolo" cercava di accaparrarsi il teatro patriottico in
concorrenza col Salfi"; tanto più curioso proprio perché la
Raccolta 1888
ribadisce questa corsa alla presidenza perseguita da Salfi di cui io non trovo
alcuna concreta notizia.
123.
In
I-Mt, Spettacoli pubblici, cart. 37, è un foglio, ancora una
volta non datato intestato "Soci del Teatro Patriottico" dove Salfi, insieme a
Monti, Bernardoni, Fantoni e Poggi (in quest'ordine), è nel gruppo
selezionato per la "scelta de' pezzi da recitarsi".
124.
I-Mt,
Località milanesi, cart. 171 [6 fiorile anno VII / 25.IV.1799].
125.
Nivellini 1948, p.
41.
126.
Ibidem
e Mafrici 1981,
p. 94.
127.
La
data si ricava da un documento successivo in I-Mt, Materie, cart. 900,
fasc. Teatri [3 frimale anno IX / 24.XI.1800].
128.
Tutta
la documentazione è in I-Mt, Spettacoli pubblici, cart. 82, fasc.
Salfi.
129.
I-Mt,
Spettacoli pubblici, cart. 82, fasc. Salfi [autografo, 6
vendemmiaio, anno IX / 27.IX.1800].
130.
Annotazione
del 30 settembre 1800 sul verso dell'autografo cit. a nota precedente.
131.
I-Mt,
Spettacoli pubblici, cart. 82, fasc. Salfi [doc. non datato]
132.
Ibidem
entrambe le lettere. La risposta della Contabilità è invece in
I-Mt, Materie, cart. 900, fasc. Teatri. dove dai vari
incartamenti si stabilisce che: le 1760 lire per l'insegnamento a Brera
continueranno a essere pagate dal fondo della Pubblica Istruzione; le 240 lire
per l'incarico di commissario, già a carico dell'Istruzione, saranno
stornate sulla cassa dell'Interno e che a queste saranno aggiunte le 600 dovute
per la prestazione di ispettore scientifico dei Teatri.
133.
I-Mt,
Materie, cart. 900, fasc. Teatri [15 piovoso anno IX /
4.II.1801].
134.
I-Mt,
Spettacoli pubblici, cart. 32 [rif. nel doc. del 10 marzo 1806], e cart.
82 [22 aprile 1801].
135.
Se ne conservano numerose copie; ho potuto consultare gli esemplari in I-Mc e
I-Mcom.
136.
Caraci 1988, p. 415,
che tuttavia confonde Salfi con Sografi.
137.
S.
[sc. Francesco Salfi], Sul presente spettacolo del Teatro alla Scala,
"TPL", LII, 10 nevoso VI repubblicano [30 dicembre 1797] ];
Criscuolo 1989,
III, pp. 402-404: 402.
138.
Nei
famosi 13 punti proposti per il rinnovamento del teatro nazionale (v. nota 15)
non esiterà a dire: "XII. Il primo teatro della repubblica sia quello
della declamazione. Da questo dipendano, come subalterni, gli altri destinati
alla musica e alla danza, la cui trista influenza ha fatto trionfar sulla scena
delle Frine e delle Aspasie per quindi riposarsi de' loro trionfi negli
ospedali". Se il riferimento alle due celebri prostitute potrebbe non stupire
(che la musica corrompa è chiodo fisso di tutti i moralisti), certo
l'affondo dei "trionfi negli ospedali" che trasforma i teatri d'opera in
venefiche anticamere al ricovero dell'anima, tanto ci dice sulla disposizione
salfiana per il melodramma.
139.
E
di ciò ne è certamente consapevole: in una frase come "Possa
l'autor della musica coprire i difetti dell'autore del dramma!" (premessa dalla
Congiura pisoniana) Salfi, con l'alibi della esibita modestia, non vuol tanto
ammettere la pochezza del suo parto, ma si chiede se la musica sarà mai
in grado un giorno di migliora-re un libretto (che tanto valore possiede di per
sé); nella sfiducia di tale auspicio si legge però tutta la
sfiducia nel suo stesso dramma. Ben più esplicito sarà con
Clitennestra che non esita a definirlo "il disegno di un me-lodramma" (premessa
dal libretto), non per deprezzarne i versi, ma consapevole invece che l'opera
ha bisogno anche d'altro per vivere (e quasi lo si sente dire "purtroppo"): di
musica, scene, costumi, cantanti.
140.
[Francesco
Salfi], Spettacoli, "TPL", LXIX, 11 ventoso V repubblicano [1.III.1797];
Criscuolo 1989,
II, pp. 158-162: 159.
141.
Ibidem.
142.
Ibidem.
143.
Ivi,
p. 160.
144.
G.
[sc. Matteo Galdi], Teatro musicale, "GPI", XII, 26 piovoso anno I della
libertà italiana [14.II.1797];
Zanoli 1990, I, p.
173-176: 175. Salfi si scuserà trasversalmente dalle pagine del
"Termometro politico" adducendo un'ossequio all'uso melodrammatico; cfr.
[Francesco Salfi], Spettacoli, cit., p. 159.
145.
All'estensore
dell'articolo "Teatro musicale", "GPI", XII, 28 piovoso [16.II.1797];
Zanoli 1990, I, p.
179.
146.
L'estensore
dell'articolo "Teatro musicale" ad uno de' suoi associati, "GPI", XV, 3
ventoso [21.II.1797]; Zanoli 1990, I, p. 197-198: 198.
147.
Preferisco
pensare che Galdi ritenesse gli schiavi romani soggetti a castrazione piuttosto
che volesse intendere "eunuco" come sinonimo di "sodomita", anche se sul finire
del Settecento i benpensanti spesso confondevano l'omosessualità con la
castrazione: in questa direzione va un sonetto contro la castrazione (e la
Curia Romana) apparso sul "Termometro politico" (XXXV, 1° annebbiatore anno
V [22.X.1796]; Criscuolo 1989, I, p. 418), chissà, forse dello
stesso Salfi:
Sarà dunque permesso alli villani
nello
Stato Papale impunemente
di castrare i lor figli sì empiamente,
acciò strillin cantando in modi strani!
Che si castrino i gatti
oppure i cani,
un cavallo, un somar, non dico niente;
ma i figliuoli!
per Cristo onnipotente!
Ah, son padri assai crudi ed inumani!
E
Roma soffrirà che ne' suoi Stati
un mutilato attor de' più
birboni
serva a spasso di donna alli prelati.
Se i romani a castrar son
belli e buoni,
deh, castrassero almeno i porporati
ché il
collegio saria senza coglioni.
148.
S.
[sc. Francesco Salfi], Sul presente spettacolo del Teatro della Scala;
"TPL", LII, 10 nevoso anno VI [30.XII.1797];
Criscuolo 1989,
III, p. 402-404: 402.
149.
Ibidem,
p. 404.
150.
Gli
atti delle sedute di governo sono in
Alberti 1948 e
quelli relativi al teatro furono ristampati in
Turchi 1988, II,
pp. 455-472.
151.
Zanoli 1994, I, pp.
70-71 (ovvero I, pp. 9-10 della copia in I-Ma, v. nota 79).
152.
Cambiasi 1906, pp.
296-297.
153.
Cfr.
Caraci 1988, p.
420.
154.
Per
i tipi di S. Zeno, s.a.
155.
Cambiasi 1906, pp.
39-40.
156.
Su
Petracchi v. Giazzotto 1990, ad indicem.
157.
Sulla
straordinaria figura di Grianty conte del comasco residente a Milano,
filofrancese (tanto da trasformare il suo casato da Grianta a Grianty) e vero
motore del teatro a Milano durante gli anni del Regno e della Repubblica
dirò in un articolo di prossima uscita.
158.
I-Mt,
Spettacoli pubblici, cart. 32.
159.
I-Mt, Spettacoli pubblici, cart. 82 [3.X.1802].
160.
Decreto
pubblicato in Bollettino 1805, II, pp. 309-312.
161.
I-Mt,
Spettacoli pubblici, cart. 82 [8.IX.1800 (autografo di Salfi)].
162.
Ibidem
[8.IX.1800 (autografo di Grianty)].
163.
Ibidem
[3.X.1802].
164.
Dopo
le vicende qui raccontate si segnala solo l'allestimento nell'estate 1806 della
sua traduzione dei Templari di Raynouard; cfr.
Nardi 1925, p. 67.
165.
Nardi 1925, appendice
IV, pp. 365-386.
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