Carmina Burana: ricerche sulla musica

Vite perdite

cb 31

Canzone strofica, attr. a Pietro di Blois (Dronke 1976 [a], poi ripreso in Wollin 1996) e, meno convintamente, da Filippo il Cancelliere (Traill 2006/a, e 2017).

Il tenor di F (conductus) corrisponde a B (Bobeth 2015), e la melodia ricompare in una canzone di Peirol (provenzale) e di Hue de Saint Quintin (francese). Räkel (1998: 93) ritiene che la melodia sia stata inventata da Peirol. Räkel (p. 95) ritiene che non vi sia relazione ritmica fra monodia di B e polifonia di F (il primo con cesura enfatizzata dallo strophicus), né la metrica si conserva nelle canzoni francesi.

Aubrey 1996: 166, senza argomenti, considera la melodia originata da Peirol. Opportunamente Mazzeo 2015: 76-86, osserva che lo schema metrico meno rigoroso e il salto di quinta introdotto da Peirol, lo rendono più facilmente un contrafactum. Anche la chanson di Saint Quintin, in quanto pastourelle e con una variante (in °M) che sembra ricordare la seconda voce del conductus (Steel 1989), è un contrafactum dal latino (meno probabile dal provenzale per il diverso attacco). Al contrario Spanke 1943 lo ritiene derivato da Peirol.

Tutti i tre testi sono legati al desiderio sessuale: Vite perdite esprime il proposito di abbadonare i vizi del passato, Per dan è la tipica canzone per una donna che non si concede, A l'entrant è una pastorella in cui s'è consumato un amore consenziente (almeno agli occhi del poeta).

Opportunamente Clemencic interpreta la str. 3 in chiave omosessuale (tesi accolta nel bocklet dei Madrigalisti di Genova, 1988):

Comprendere questo passaggio e l'intera strofa è difficile. Si allude all'antica idea del crocevia, dove si deve scegliere tra virtù e vizio; nel contesto dell'intera strofa, tuttavia, "la strada sbagliata" ha un significato chiaramente erotico e quasi sicuramente si riferisce all'omosessualità (chiamata sodomia nel Medioevo). La posizione significa quindi qualcosa del tipo: "Non ho accettato l'altra possibilità di fare l'amore". (Clemencic 1979: 186)

Del resto anche il paragonarsi del poeta a Dine, trova conferma all'ipotesi e permette di leggere in questi termini l'intera poesia. Che proprio questi due passi siano stati fraintesi dal copista di B fa supporre che il copista non avesse compreso il significato o abbia tentato di occultarlo (la stessa traduzione commentata di Bianchini 2003, unica in italiano, non aiuta a comprendere il senso).

———
a. Immotivatamente Everist 2018: 36 nt. 101 riferisce a Dronke 1976 l'esclusione di Vite Perdite dalle opere di Pietro (poi però si contraddice alle pp. 257, 260).

Fonti

B München, Bayerischen Staatsbibl., Clm. 4660 (CB) ca 1230 info f. 4r-v  
F Firenze, Biblioteca Laurenziana, Pluteus 29.1 xiv sec. info f. 356r | link    

 

Contrafactum (provenzale)
Per dan que d'amor m’aveigne
(ca 1200, Peirol) pc 366.26

*G Milano, Biblioteca Ambrosiana, R 71 sup xiv sec. in. info f. 46r [103]  

 

Contrafactum (francese)
A l’entrant du tans sauvage
(Hue de St. Quentin) rs 41

°M Paris, Bibliothèque Nat. de France, Française 844 xiii sec. ex. info f. 81v  
°T Paris, Bibliothèque Nat. de France, Française 12615 xiii sec. ex. info f. 43r  

Bibliografia

Legenda — Testo:   Edizione testo/musica   Riferimento

    B F   *G   °M °T
Flacius 1548 [1552] #119] ed. (1. str.) repr. 1557: 79 (= 1754: 68)            
Schmeller 1847 8] #11            
Dreves 1922 [1895] 21.113] #166 (Lamentatio filii prodigi)          
Restori 1896 415] ed. in ritmo ternario            
Anglès 1924 [Rossell 1986] 114-115] #33 ed. in primo modo            
Schumann 1970 [1930] i.51] #31 ed. critica          
Gennrich 1932 210] forma            
Spanke 1943 58] descrizione di °M        
Husmann 1953 17-18] ed. in primo modo      
Spanke 1955 42] #41    
Lipphadt 1961 106-107] su forma, accenti e distrofa    
Dronke 1976 (1984): 332] attr.a Pietro, confr. con Epistolae            
Clemencic 1979 36, 186] ed. (= Lipphardt) + trad. ted. e comm.          
Linker 1979 173] #113.1          
Van der Werf 1984 269-272] ed.      
Steel 1989 110-115] forse °M da voce sup. di F (ed. = 1984)      
Gillingham 1993 191] amensurale          
Aubrey 1996 169] ed. — 166] contrafacta      
Räkel 1998 pdf] contrafacta      
Wollin 1998 278-385] attr. a Pietro            
Ranking in Fassler 2000 219] descr. formale + ed. (parz.) di F            
Traill 2006 181] attr. dubitativa a Filippo            
Cardenas 2007 link] biblio            
Mazzeo 2015 77-86]    
Bobeth 2015 113] identità fra B e tenor di F (già in Lipphardt)    
Traill 2017 ???] attr. a Filippo              
Everist 2018 36, 257, 260] rif. bibl. [a]        

Testi

Interventi taciti: maiuscole, apostrofi e punteggiature resi secondo l’uso moderno; sciolte le forme tachigrafiche; adeguato l’uso di h; uniformata l’oscillazione ci/ti, f/ph, i/j/y, u/v; conservati i dittonghi semplici (ae/oe > e); semplificati i nessi mediolatini (mpn > mn); corrette scempiature, geminazioni ed errori non significativi.

i. Vite perdite | me legi | subdideram
minus licite | dum fregi | quod voveram
et ad vite vesperam | corrigendum legi
quicquid ante perperam | puerilis egi
abc
abc
cb
cb
ooòoo—|oòo-|oòoo
»
òoòoòoo|–ooòoòo
»
La vita depravata | che a me fosse legge | concessi
senza ragione | infrangendo | ciò a cui feci voto
e alla sera della vita | ho deciso di corregere
qualunque precedente errore | vissuto in giovinezza
La mia vita | peccare | guardai,
mente ardita, | il sognare | troncai.
Sono a sera, ormai; | devo riparare
ogni male, i guai | che ho insistito a fare.
ii. Rerum exitus | dum quero | discutere
falsum penitus | a vero | discernere
falso fallor opere | bravium si spero
me virtutum metere | vitia dum sero
    Lo scopo delle cose | mentre cerco | di capire
e profondamente il falso | dal vero | distinguere
fallisco per gesto fallace | se come ricompensa spero
di raccogliere virtù | seminando vizi
Mentre spero | scansarne | la fine
falso e vero: | tracciarne | il confine,
io m’illudo, infine: | lode non ho, invero,
se colpe meschine | semino sí fiero
iii. Non sum duplici | perplexus | itinere
nec addidici | reflexus | a Venere
nec fraudavi temere | coniugis amplexus
Dalidam persequere | ne fraudetur sexus
    Non ho avuto remore sulla duplice | strada
né ho imparato | a star lontano | da Venere
e non ho evitato mai | l'abbraccio dell'amante
o di cercare Dalila [a] | per non evitare il sesso.
Strada illecita | confesso | evitai;
alla lecita | appreso | restai.
Folle non frodai | il coniugale amplesso
Dalida odia! Mai | sia frodato il sesso!
iv. Famem siliqua | porcorum | non abstulit
que ad lubrica | errorum | me contulit
sed scriptura consulit, | viam intrem morum
que prelarga protulit | pabula donorum
    La fame, la carruba | dei proci | non ha placato
che alla voluttà | del peccato | mi ha condotto.
Ma la Scrittura mi consiglia | la via nella moralità
che assai ampia ha mostrato | il nutrimento dei doni
Fu la fame | letale | inasprita;
e all’infame | mio male | è servita.
Ma il Vangelo invita: | «Segui la morale!
Essa della vita | dà il dono immortale».
v. Dum considero, | quid Dine| contigerit,
finem confero | rapine | quis fuerit;
scio vix evaserit | mens corrupta fine,
diu quam contraxerit | maculam sentine. [c]
    Riflettendo | su quanto a Dine [b] | successe
paragono la fine | allo stupro | che vi fu.
Lo so: difficilmente si salva | dalla fine la mente corrotta
che ha contratto a lungo | sporcizia dallo scolo.
Cosa a un tratto | a Dine | tocco?
Del suo ratto | la fine | chiara ho;
salvo è a stento - so - | cuor corrotto, in fine,
quando lo inquinò | lezzo di sentine
vi. Preter meritum | me neci | non dedero,
si ad vomitum, | quem ieci, | rediero,
nec a verbo aspero | liberum me feci,
servus si serviero | vitiorum feci.
    Per merito | io alla morte | non mi offrirò
se al vomito | che ho gettato | ritornerò [d]
né da candanna avversa | mi renderò libero
se da servo servirò | il fango dei vizi
Per mio merito | dannato | morrò,
se al mio vomito | tornato | sarò:
da rampogna, oh no, | non sarò salvato,
se io servirò | feccia di peccato.
vii. Vie veteris | immuto | vestigia,
ire Veneris | refuto | per devia:
via namque regia | curritur in tuto;
si quis cedit alia, | semper est in luto.
    Dalla vecchia via | modifico | i passi
rifiuto di seguir di Venere | le deviazioni
infatti la via maestra | prosegue nel proteggere
e chi cede ad altre | si ritrova sempre nel fango
Strada muto | con cura, | suvvía!
E rifiuto | l’impura | follia!
La dritta via | è agile e sicura;
chi su altra s’avvía, sempre sta in lordura.
viii. Beli solium, | Sinonis | astutiam,
confer Tullium, | Zenonis | prudentiam:
nil conferre sentiam | his abutens bonis,
ni fugando fugiam | Dalidam Samsonis.
    Il trono di Belo [e] | di Sinone | l'astuzia [f]
il parlare di Tullio [g] | di Zenone | la prudenza [h]
saprò di non offrire nulla | abusando di questi doni
se evitandoli non eviterò | la Dalila di Sansone
Belo in soglio, | Sinone | l’astuto,
prendi Tullio, | Zenone | l’acuto:
non avrò un aiuto, | dalle cose buone,
se io non rifiuto Dalida e Sansone.
ix. Ergo veniam | de rei | miseria
ut inveniam | de Dei | clementia:
hec et his similia | quod peregi rei
sola parcens gratia | miserere mei!
    Dunque verrò via | dalla miseria del peccatore
per ottenere | di Dio | la clemenza
per questo e altro simile | che ho vissuto, il peccatore
assolvendo con la sola grazia | abbi pietà di me.
Da indecenza | di rio | uscirò;
la clemenza | di Dio | otterrò
Questo è più di ciò | dacché ho fatto, ahimè,
grazia che perdona, oh | su pietà di me!
      [dd] [Bianchini 2003]

ii. 2. falsum penitus a vero ] verum penitus a falso Biv. 2. me ] non B — 3. viam ] ur'a Bv. 1. Dine ] Diane Bvii. 1-2. Vie veteris / ire Veneris ] (scambiati) B viii. 1. Beli ] Besi B — Sinonis ] Symonis B — 4. fugando ] fugiendo B

———
a. Emblema della donna corruttrice — b. Figlia di Giacobbe vilentata perché sconsiderata (Gn 34) — c. Scolo delle navi — d. Proverbi 26.11 — e. Signore del mondo caldeo-assiro — f. L'inventore del cavallo di Troia — g. Filoso e oratore latino — h. Filoso greco.

Si nota che a volte alcune parole ricorrono nella stessa stanza con significato diverso (legi, i; feci, vi; rei, ix).

 

i. Per dan que d'amor mi veigna | non laissarai
que joi e chan no manteigna | tan cant viurai;
e si·m sui en tal esmai | non sai que·m deveigna,
quar cill, on mos cors m'atrai, | vei qu'amar no·m deigna.
ab
ab
ba
ba
ooooò —oòo|–oooòo
»
ooooooòo|ooooòo
»
Per male che possa venir dall’amore, | non eviterò
che gioia e canto mi sostengano | finché avrò vita;
E già so di essere in tali guai | che non so cosa accadrà
perché chi il mio cuore attrae | vedo che non mi degna d'amore.
Neguna bon'entresseigna | de lieis non ai
que ja merces pro m'en teigna | del mal qu'ieu trai.
Pero si la preiarai | que de mi·l soveigna;
que, s'amors no la·m atrai, | merces la·m destreigna.
    Nessun segno positivo da parte sua
quella misericordia mi avrebbe aiutato
a gestire la sofferenza che devo
sopportare.
Ad ogni modo io la pregherò di
ricordarsi di me;
Poiché se l’amore non l’ha attratta a me
forse la pena può costringerla
Bona domna, si·us plazia | fort m'amistatz,
quals miravilha seria | si m'amavatz!
Mas aoras quar no·us platz, | Si jois m'en venia
conosc que mout majer gratz | vos en taigneria.
    Gentile donna, se la mia amicizia ti è
stata gradita, che meraviglia sarebbe se
tu mi amassi!
Ma siccome ora non ti aggrada, se la
gioia giungesse a me, so che il
ringraziamento più grande sarebbe
opportunamente da destinare a te.
La nuoich mi trebaill e·l dia | no·m laiss' en patz,
si m'angoissa·l cortesia | e la beutatz.
Las! que farai mais que fatz | tro·l desirs m'aucia
o l'en prenda pietatz | que plus franca·m sia?
    La notte lei mi tormenta e il giorno non
mi lascia in pace, fanno molto la sua
cortesia e la sua bellezza nel torturarmi.
Ahimè! Cosa potrei fare più di ciò che
faccio, adesso, prima che il desiderio mi
uccida e prima che lei sia mossa da
pietà di mostrarsi maggiormente dolce
con me?
Tant ai en lieis ferm coratge | qu'en als non pes
et anc, ses talan volatge, | mieills n'amet res.
Per so·m degra venir bes, | e ai eu dampnatge!
Gardatz s'en amor agues | de pejor usatge!
    Il mio cuore è cosi concentrato su di lei
da non pensare ad altro e nessuno mai
ha amato meglio e con così tanta
volubilità. Perciò la buona fortuna
dovrebbe essere dalla mia parte eppure
la sofferenza il mio destino. Non so se
mai in amore sia stato distribuito un
trattamento peggiore di cosi!
Chanssos, vai t'en dreich viatge | lai on ill es,
qu'el mon non ai mais messatge | que·l trameses.
E puois del tot me sui mes | el sieu seignoratge,
preia li non aia ges | vas mi cor salvatge.
    Vai, canzone, dritta fino a lei poiché
non avrei altri messaggeri al mondo
che potrei inviare.
E siccome sono stato totalmente
asservito alle sue regole,
pregala di non mostrarsi intrattabile
nei miei confronti.
A! dompna, calsque merces | vos n'intr'el coratge,
c'alevjar pot petitz bes | lo mieu gran dampnatge.
    Ahimè! Ragazza, possa pietà | rubare un pò del tuo cuore,
che una piccolo pezzo possa alleviare | il mio gran male.

 

i. A l'entrant del tans salvage,| qu’ivers s’enclot,
que eist oiseillon salvage | chantent et joc,
Οi touse qui chantot | dalez une treille,
Mout ert bele, si gardot | cabriauz qui brousteille..
ab
ab
cd
cd
ooooòoòo|–oooò
»
ooooooò–|ooooòo
ooooooò–|ooooòo
Quando arriva la primavera, | l’inverno sparisce
e gli uccelli selvaggi | cantano e giocano.
Ho sentito una ragazza cantare | vicino a un porto.
Lei era bellissima e si prendeva | cura delle capre al pascolo.
Dras ot noirs/ners conme cornelle | et soubre col.
la crine qui fu blanchete | reflambiot,
quant li solaus flambiot, | qui lou mont soreille.
eu crei bien que il n'en ot | el mont s pareille.
    Era vestita di nero corvino e i suoi capelli biondi brillavano
quando il sole, che riscalda la terra, brillava.
Credo non ci sia mai stata una ragazza cosi nell’intero mondo.
Quant fui pres de la tousete, | dis li manois:
«Diex ti aj't, bergerete | ci en l'erbois.
Conment s non? Sans gabois | di le moi a note.
Pour itant que gart cabrois | c‘apele on Cabrote.
    Quando ero vicino alla ragazza ho detto immediatamente:
«Che Dio ti benedica, passerella, qui nel prato.
Dimmi come ti chiami senza prenderti gioco di me.
Mi prendo cura delle capre e dunque mi chiamo capraia.
Cabrote, ne soies fole, | ne vous iries,
mais deuenes m'amiote, | si me baisiez.
le vos donrai gent loier, | aumosniere v cote.
Asses aim miex dosnoier | Coir harpe ne note.»
    Capraia, non esser sciocca e non
fuggire, diventa il mio tesoro e fai
l’amore con me.
Ti darò una ricompensa gentile, una
borsa o una tunica.
Mi piace corteggiarti più che ascoltare
le canzoni o l’arpa.»
Ainc mais n'οi tel riote, | mult fu courtois.
sour s treille qui foillie | desour l'erbois
le gu li ai fait trois fois, | puis la lieve droite.
puis me dist: «Amis, amis, | ci aplaisant note.»
    Non c’è stato alcun litigio, sono
stato molto cortese. Sotto il
pergolato verdeggiante ho fatto
l’amore con lei per tre volte, poi
l’ho aiutata ad alzarsi. Mi ha detto:
«Mio caro, mio caro è stato molto
piacevole.»
Quant jou en oi mes aveaus | tant con moi vaut plaire,
si retorne ses cabreaus, | riant s'en repaire.
    Quando ho soddisfatto il mio
piacere, siccome lei voleva
compiacermi, è tornata dalla sue
capre. Ridendo è andata via.

Musica

testo

 

Lipphardt 1961, che opportunamente prende in considerazione la distrofa in B, discostandosi da Husmann e Gennrich (che l'anno trascritta in primo/terzo modo), propone un'organizzazione accentuativa simile a quella qui proposta:

Esecuzioni

testo