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Vidas & razos

da: Dizionario letterario Bompiani, Milano 1947.

Dizionario letterario Bompiani delle opere e dei personaggi di tutti i tempi e di tutte le letterature, 9 voll. (1-7: Opere, 8: Personaggi, 9: Indici), 1947, 21950, 31955, 41959, 51963, 61971, 81980; + Autori (3 tomi), 1956, 21963; + Appendice (2 tomi), 1964, 21971, 31979, 41985, 51987; nuova rist. in 12 voll. (1-10: Opere, 11: Personaggi, 12: Indici), 1984, 21993, 32005.

Alcuni dei grandi canzonieri provenzali dei sec. xiii e xiv contengono vite [vidas] dei trovatori di cui accolgono l'opera poetica. I canzonieri contenenti Vite trobadoriche sono una quindicina: di essi i più importanti sono i due attualmente conservati alla Nazionale di Parigi, che i provenzalisti designano con la sigla I e K: nei quali si contengono 87 biografie; vengono poi il Canzoniere Vaticano (A), dove sono 52 biografie; e il Canzoniere dalla Nazionale di Parigi, designato con la sigla B, che ne contiene 36.

In questi canzonieri, che sono i più antichi, le biografie sono in generale brevi, anzi succinte, semplici e talvolta secche; offrono scarne indicazioni sulla famiglia, la patria e qualche vicenda del trovatore; e formano un generico giudizio laudativo sull'opera sua poetica. Spesso, le notizie derivano dai dati offerti dalle poesie stesse, sia pure interpretate con una certa libertà. Solo qualche volta, nei testi più antichi, il biografo si abbandona a interpretazioni o ad amplificazioni romanzesche (è celebre il romanzo imbastito sull'«amore lontano» di Jaufré Rudel). In generale, però, i dati 'storici' non sono molto attendibili; e quasi sempre appaiono vaghi e generici.

Nei canzonieri recenziori – del sec. xiv – per esempio nel Canzoniere Laurenziano designato con la sigla P, le biografie sono sviluppate in modo che diventano gustose novelle e come 'novelle' alcune di esse, naturalmente elaborate con una certa libertà, trovano posto nel Novellino. Per quanto non molto degne di fede, sotto l'aspetto storico, le biografie quasi sempre contengono dati concreti di cui si può far conto; certo, per esempio, non sono inventati i nomi dei luoghi di origine dei trovatori e altri particolari. Il contenuto in parte romanzesco conferisce, del resto, a queste Vite un certo fascino; la lingua in cui sono scritte è semplice ed elegante.

Le Vite son quasi tutte anonime: solo di quelle di Savaric de Maulion e di Bernart de Ventadorn conosciamo l'autore, Uc de Saint-Cyrc, che si nomina in ciascuna di esse. Uc de Saint-Cyrc è un trovatore del sec. xiii ritiratosi nella marca di Treviso; è molto probabile che egli sia l'autore anche di molte altre biografie, oltre quelle che gli vanno senza dubbio attribuite; che sia, anzi, l'autore delle maggior parte delle biografie trobadoriche più antiche a noi pervenute; ma non certamente di tutte. Probabilmente ci sono vari gruppi di biografi: e i singoli gruppi son dovuti ad autori diversi.

Dalle vite bisogna distinguere le razos cioè l'esplicazione di alcuni pezzi trobadorici, l'esposizione dell'argomento, l'indicazione delle circostanze in cui sono stati composti, ecc. Le Razos sono per lo più diffuse e ricche di paticolari.

Sul fondamento delle antiche biografie e attingendo ad altre fonti, Jean de Nostradamus compose le sue fortunatissime Vies des plus célèbres et anciens poètes provençaux (Lione 1575): che sono una grande mistificazione storico-letteraria, frutto di interpretazioni erronee e arbitrarie e di bizzarro lavorio fantastico: ma ebbero il merito di rinnovare I'interesse per l'antica poesia trobadorica. Nella stesse ediz. lionese le Vite erano accompagnate dalla trad. ital. di G. Giudici e altra trad. ne diede nel 1710 G. M. Crescimbeni, compresa poi nella sua Storia della volgar poesia (Venezia, 1730). [A. V.]