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Lorenzo Masini da Firenze

Esponente dell'Ars nova italiana, vicino ai circoli di Landini, fu probabilmente anche insegnante di musica. Canonico di San Lorenzo a Firenze morì nei primi anni Settanta. Tutte le sue composizioni (10 madrigali, 5 ballate, una caccia) tranne un Sanctus, sono raccolte nel cod. Squarcialupi. Biografia (Fiori 2006).

 

La notazione sperimentale di Ita se n'er'a star
Davide Daolmi © 2020

 

1. Sistema | 2. Testo | 3. Musica | 4. Bibliografia

Lo = London, British Library, Add. 29987
Pit = Paris, Bibliothèque Nationale, It. 568
Sq = Firenze, Biblioteca Laurenziana, Med. Pal. 87
FP = Firenze, Bibl. Nazionale, Panciat. 26
L = longa | B = brevis | S = semibrevis | M = minima

 

1. Il sistema di Lorenzo

Il madrigale Ita se n'er'a star è ben noto agli studiosi in ragione di alcuni elementi peculiari:

– In Sq è copiato due volte (A B) su fogli contigui (ff. 45v-47r): la seconda in valori apparentemente doppi rispetto alla prima; vi è inoltre una terza stesura, anch’essa in valori doppi in Lo, f. 42v-43r.

– La prima delle due redazioni (SqA) presenta segni dal significato incerto che  compaiono solo qui.

– Il testo è stato musicato anche da Vincenzo da Rimini, brano sempre in Sq (nonché in Lo e Pit), suggerendo l’ipotesi di una gara fra i due compositori.

L’insolita notazione di SqA è già stata ampiamente indagata ma ancora rimangono ombre sul valore di alcuni segni. È mia convinzione che la chiave interpretativa di Wolf (1904/iii: 119, e 1919/i: 316), con pochi correttivi, fosse la più convincente. Eppure, dopo le alternative di Pirrotta 1962 e Marrocco 1971, si è consolidata la lettura di Gehring-Huck 2004: 256-258 (da cui Epifani 2014), seppur interamente speculativa e che presenza incongruenze con le prerogative della notazione italiana.

SqA non presenta segni caratteristici della notazione italiana (punctum divisionis, S maior, diagonale addizionale), ma evita anche le prerogative più specificamente ‘francesi’ (contrattempo, color), limitandosi a usare le forme comuni alle due notazioni, più alcuni altri segni insoliti. Sembra che Lorenzo tenti di elaborare una nuova soluzione ibrida che superi i limiti presenti nelle due principali notazioni del suo tempo. Ma lo fa in un’epoca molto anticipata rispetto alle sperimentazioni di fine secolo. Lorenzo muore nel 1372 e Vicenzo probabilmente prima: l’ipotesi della gara fra i due, senz’altro convincente (cfr Long 1992: 263, Epifani 2014: 61), colloca l’episodio nel pieno della loro carriera e meno probabilmente nella maturità, pertanto una datazione a metà Trecento è quella più ragionevole.

Il madrigale accoglie, oltre alla minima comune (M), anche le due forme di M tipiche della notazione italiana, rispettivamente con uncino a sinistra (1/3 di S) e a destra (1/4 di S):


Fra i segni insoliti usati in SqA almeno la nota con gambo ‘a freccia’ rivela, nel contesto, un valore inequivoco di 1/4 di M:

Più incerti, perché utilizzati saltuariamente, sono i significati di 5 forme che prevedono l’aggiunta di un cerchio:

Forme simili si ritrovano anche in Vidi nell’ombra, sempre di Lorenzo, sia in Sq, f. 47v, che FP, f. 78v

Poiché la contestualizzazione di questi segni è sembrata non dare risposte coerenti ci si è affidati alle uniche altre due stesure del brano (SqB e Lo) i cui valori raddoppiati solo apparentemente risolvono i problemi (così fanno Flisi 2000 ed Epifani 2014).

In realtà proprio nei punti problematici SqB e Lo adottano soluzioni fra loro diverse, pertanto è evidente che entrambe le stesure siano tentativi d’interpretare SqA (o redazioni coerenti) il cui significato dei segni era diventato incerto ai tempi della stesura di Sq (primi anni del Quattrocento, cfr Nádas 1992: 24). In questo senso SqB e Lo si devono intendere lezioni derivate e pertanto di minore affidabilità.

Anche l’impaginazione, con SqA che apre la sezione di Lorenzo, suggerisce che la forma di SqA è più importante di SqB. Long 1981: 90 e Flisi 2000 avevano sostenuto l’ipotesi che SqB fosse al contrario più alto, e a partire da tali ipotesi Stoessel 2002: 224-225 ha ritenuto che SqA fosse una resa tarda prodotta nel contesto delle sperimentazioni dell’ars subtilior (a cui tuttavia Sq è estraneo).

L’uso sperimentale di alcuni segni in SqA, forse inventato da Lorenzo, mostra in realtà una precisa coerenza interna, semmai in parte compromessa dal copista che li trascrive decenni dopo.

Il primo motivo di confusione nasce dall’attribuire valori diversi a queste due forme:

Malgrado la precisione con cui è redatto Sq, distinguere fra cerchio sovrapposto o incrociato al gambo introduce una variante grafica molto difficile da gestire: più semplice pensare che i due segni abbiano lo stesso significato ed eventualmente siano stati involontariamente diversificati dal copista di Sq.

Del resto il segno, come mostra FP, f. 78v, è chiaramente derivato dalla congiunzione dell’uncino a destra con quello a sinistra, pertanto il cerchio incrociato al gambo non è un cerchio, mentre lo è quello unito alla testa. La distinzione fra i due presunti cerchi distanti dalla testa, esclusa da Wolf (1904, 1919/i: 316), fu apparentemente introdotta da Pirrotta 1962, in seguito trascurata da Marrocco 1971: x (che tuttavia considera il valore oscillante da 1/3 a 1/6 di S), e di nuovo riproposta in Gehring-Huck 2004: 257.

Al contrario netta è la differenza fra cerchio incrociato al gambo o invece unito alla testa (il primo accorcia, il secondo allunga):

Questo ha fatto supporre che il posizionamento del cerchio sopra o sotto fosse parallelo all’uso italiano del gambo sopra o sotto che distingue la M dalla S maior (cfr Marrocco 1971: p. x e nota 13, soluzione ripresa in Gehring-Huck 2004) interpretando così anche la S sopra-cerchiata come una S più breve. Ma in realtà:

a) La S cerchiata compare una sola volta e non c’è garanzia che esista la forma sotto-cerchiata;

b) la direzione del gambo non appartiene al sistema di Lorenzo (in SqA non si usano S maior e nemmeno dragmae);

c) l’ipotesi di Gehring-Hack (avvalorata da Epifani), che distingue le M con due tipi di cerchio in alto (sopra o incrociato al gambo), oltre a rendere estremamente complesso il sistema, dovrebbe, per coerenza, prevedere questo tipo di rapporto:

Quando invece la proporzione alla fine accolta dai due studiosi (Gehring-Huck 2004: 257; Epifani 2014: 78), in contraddizione esplicita con il principio proposto, è questa:

Escludendo pertanto questa ipotesi si può riconoscere che la differenza non è fra cerchio più o meno alto, ma incrociato o meno al gambo. In tal modo si ha un solo tipo di S cerchiata che, nell’unico caso in cui compare in Ita se n’era, è posto sopra (ma potrebbe anche andare sotto):

A questo punto, escludendo la doppia forma della M sopra-cerchiata, è effettivamente possibile proporre questa concatenazioni di valori:

Il sistema così concepito mostra una forte coerenza interna. Il cerchio unito alla testa prescrive cioè un allungamento di 1/3 del valore:

Mentre il cerchio incrociato al gambo al contrario riduce a solo 1/3 il valore che la nota avrebbe senza cerchio:


In questo modo il sistema, che corrisponde nella sostanza a quello ipotizzato da Wolf, si rivela strutturalmente più semplice, e interpreta SqA con meno correttivi rispetto alle altre restituzioni fino ad oggi proposte.

Solo la S cerchiata assume in Wolf 1904 (e 1919) un valore appena differente (3/2 di S) rispetto a quello qui proposto (4/3 di S). In realtà la soluzione di Wolf, in quest’unico caso, è da scartare perché non ha senso prevedere un nuovo segno per un valore che corrisponde a una S puntata.

Da qui è possibile creare una precisa proporzione fra i valori utilizzati: di fatto un sistema per suddividere la S in 2, 3, 4, 6, e 8 parti:

Va notato che i nuovi segni gestiscono la suddivisione binaria o ternaria della S sempre per dimezzamento:

Ma doveva essere contemplata anche la tripartizione di ciascuna suddivisione della S:

La S divisa in 6 (3+3) compare in effetti a 55 (cfr infra la mia edizione sinottica), mentre la divisione in 9 (3+3+3) è solo ipotetica (non usata), ma è dedotta dal principio che il cerchio incrociato al gambo riduce a 1/3 il valore originario.

La divisone senaria della S, su base binaria o ternaria, malgrado lo spostamento di accento interno, prevede gli stessi segni, pertanto è il segno a determinare il valore e non il contesto. È questa probabilmente la più significativa innovazione di Lorenzo.

Va detto infine che questo sistema notazionale è alternativo almeno all’altro usato da Lorenzo (o dal suo copista) dove la tripartizione della breve imperfetta è resa da una dragma (Apel 1942: 392; trad. it.: 1984: 440):

Al contrario in Ita se n’era la dragma è sostituita dal cerchio opposto al gambo:


2. Edizione del testo

Testimoni Lorenzo: SqA, SqB, Lo — esecuzione: 2012 [La bella mandorla, Palatino 87 | info]
In SqA-B solo prima copula e ritornello.
Testimoni Vincenzo: Sq/35,Lo/44 — esecuzioni: 1995 e 2008 [audio]

Criteri editoriali: tacitamente normalizzate maiuscole, punteggiatura, accenti, apostrofi, h, divisioni fra parole, tachigrafie, scempiature e geminazioni.
[1-3] Ita se n’er’a star nel paradiso, [1]
cogliendo fior Proserpina cantava
quando per l’amor suo Pluto cercava. [2]

cantava ]  gratava Lo/44
[4-5] Ben [3] che meglio di me fece Plutone
che la rapì: ma i’ stett’in prigione. [4]

stett'in ]  stete p' Lo/44
[6-8] Così m’apparve, ond’io m’innamorava,
la donna che parò le mani al viso [5]
per far che mai da lei fossi diviso. [6]
m'innamorava ]  minamoria Lo/44
che parò ]  pero Lo   chadepro Lo/44 — al ]  el Lo Lo/44
che ]  chi Lo Lo/44 — fossi ]  fosse Lo Lo/44
  Ben che ...  

1. Secondo il mito Proserpina fu rapita in Sicilia (che Federico II considerava il paradiso in terra). Corsi 1970 interpretò paradiso come la villa degli Alberti, ipotesi correttamente esclusa in Epifani 2014: 62. La protagonista è in realtà modellata sulla Matelda dantesca (descritta negli ultimi sei canti del Purgatorio). Matelda, come Proserpina (28.50), appare "una donna soletta che si gìa | e cantando e scegliendo fior da fiore" (28.40-41).
2. S'intenda: quando Plutone cercava una donna d'amare ("per l'amor suo"). Li Gotti 1944 suggerisce di leggere per come pur, il senso non cambia.
3. Col significato di 'assai'.
4. Cioè 'mentre io ne rimasi prigioniero' (del cuore della donna).
5. Pianse. Corsi 1970 preferisce la lezione meno convincente di Lo/44 ("la donna ch'adoprò le mani e 'l viso"), conservata anche in Epifani 2014.
6. 'Per tenermi legato a sé' (cioè farmi prigioniero).


3. Edizione della musica

Nell’edizione di SqA qui proposta ho messo a confronto le tre forme notazionali (SqB, Lo) per mostrare come SqA sia la stesura più affidabile (gli errori sono evidenziati da ovali più scuri).

Edizione sinottica

Come spiegato sopra, ho trascurato il sistema di Gehering-Huck 2004 per alcune incongruenze (varianti grafiche della M cerchiata e impropria concatenazione dei valori cerchiati), ma soprattutto perché tale ipotesi nega l’indipendenza, tipica della notazione italiana, fra mensurae perfette e imperfette. Epifani 2014: 78, che accoglie le tesi di Gehring-Huck, ritiene al contrario che il sistema voglia «superare l’inconciliabilità di tempus perfectum e imperfectum», ma in realtà l’effetto è quello di negare legittimità al tempo imperfetto. L’ipotesi dei due studiosi obbliga infatti a considerare le note cerchiate utili esclusivamente alla B perfetta (inconciliabili con l’imperfetta), creando inoltre scansioni ingestibili con il comune tactus alla semibreve (su fondo bianco i valori che non corrispondono a quelli da me adottati):

La complessità proporzionale proposta da Gehring-Huck, incongruenze a parte, avrebbe funzionato in epoca di ars subtilior, non nel medio Trecento di Lorenzo. In ogni caso il sistema proposto obbligherebbe a correttivi ben superiori a quelli suggeriti qui di seguito.


Utilizzo dei nuovi segni in Ita se n’er’a star

La minima con uncino a sinistra (1/3 di S) compare in più punti del brano, a volte unitamente alla minima cerchiata alla testa (suo valore doppio), e non oppone particolari problemi: i passi sono alle bb. 4, 7, 16-22, 39-41, 80. C’è un uso erroneo a b. 44, dove le codette devono intendersi a destra.

18-19 — Il valore di 1/6 di S (nota con cerchio al gambo) è usato alle bb. 18-19, 41, 44-47, 55, ma solo alla b. 41 in modo inequivoco. Le bb. 18-19 hanno generato infiniti fraintendimenti, al punto da indurre Lo a introdurre una nuova battuta (progressione della precedente) [Esempio 1]. In realtà basta invertire l’uncino della quart’ultima nota (da 1/4 a 1/3) e lo schema sopra proposto si applica senza inconvenienti:

La trasposizione di terza che propongo, suggerita anche da Marrocco 1971: 151 (ma introducendo la progressione), serve a evitare una cadenza armonicamente poco efficace (nell’esempio evidenziata dal tratteggio).

44-47 — Qui c’è un uso erroneo dei gambi-cerchio usato al posto del gambo-freccia. Dal momento che il primo dimezza gli uncini a sinistra e il secondo gli uncini a destra, l’errore è stato indotto dall’avere nel primo dei cinque moduli ritmici usato la forma a sinistra invece di quella a destra e conseguente il cerchio per dimezzare il valore, errore poi reiterato anche dopo aver adeguato gli uncini nei moduli successivi. L’opportuna correzione è stata introdotta in SqB, mentre Lo ha frainteso ed emendato in modo improprio: forse un’inopportuna correzione era già nel suo antigrafo.

55 — Vi è un quarto e ultimo caso di gambi-cerchio con errori (dal che si confermano le incertezze del copista di Sq nel confrontarsi con queste forme notazionali). È il passo che, con evidenti lacune, ha creato più problemi e ha indotto a teorizzare soluzioni insolite [Esempio 2]. Di seguito tre possibili soluzioni (le note su fondino hanno la correzione sopra fra quadre):

Solo la prima ipotesi si risolve con la semplice integrazione di una lacuna, mentre le altre due, pur legittime, attribuiscono al notatore un paio di errori a brevissima distanza, cosa meno probabile. Del resto l’integrazione è inevitabile perché il gruppo ternario in SqA non è completo. Ovviamente i valori delle note aggiunte (qui nella forma ritmicamente più semplice) possono anche essere diverse o diminuite rispetto a quelle qui proposte.
La lacuna doveva appartenere già all’originale perché riappare anche in SqB e Lo (il cui tentativo di correzione altera anche la linea melodica).


Altri interventi correttivi in SqA

8-11 — L’anomala ripetizione del primo verso del testo, risolvibile facilmente in ragione dell’imitazione con la seconda voce e della collazione con SqB, compare in realtà anche in Lo. È pertanto probabile che SqB e Lo siano ‘adattamenti’ dall’archetipo o da una copia non emendata (come sembra essere SqA).

14 — L’introduzione della prima S omessa al tenor (anche in SqA) si giustifica per imitazione del superior a 12. Lo corregge, ma insieme aggiunge una pausa (come noto Lo accoglie pause in sovrannumero e gambi scorretti alle note, forse aggiunti successivamente da mano inesperta).

46 — Omessa un’intera battuta al basso, integrabile per collazione con SqB e Lo.

50-52 — Il passo è sfasato di una S rispetto al tenor. S’è corretto sulla scorta di SqB e Lo che anticipano il tenor.

69, 84, 91 — Sviste corrette per collazione.


4. Bibliografia

    SqA
45v-46r
SqB
46v-47r
Lo
42v-43r
Bandini 1790 53-54] primo regesto di Sq (in Laurenziana dal 1780 ca) di Bandini (bibliotecario dal 1756): citazione dei primi 4 versi del madrigale x    
Bandini 1793 iii.252] #87, idem in latino nel catalogo dei mss. acquisiti (1778-85) provenienti dalla biblioteca Mediceo-Palatina x    
Gandolfi 1892 tav. x] facsimile (tav. xi Vincenzo) x    
Wolf 1904 i.316] collaz. SqA e Bii.83] #49 facs. – iii.119] ed. sulla base della tabella in Wolf 1913 M x x
Schering 1911 176, 194] #3 ed. (da Wolf 1904) anche in forma prima di diminuzioni (per evidenziare gli elementi portanti della melodia) x    
Wolf 1916 [1913] i.316] notazione x    
Li Gotti 1944 385] ed. critica (testo) Lorenzo + Vincenzo   T  
Li Gotti 1948 56-57] idem   x  
Wolf 1955 77-78] ed. postuma (senza apparato)   M  
Pirrotta 1964 [1962] 3.iii, viii, 8] #vi ed. + testo M/T M/T  
NOHM 1960 [1964] iii. tav. iv] facs. f. 45v (solo nella tr. it.) x    
Reaney 1965 17] #59 #61 rif. bibl.     x
Corsi 1970 74] terza ed. (testo) dopo 1944 e 1962, ricca bibliografia, «paradiso» come villa degli Alberti (cfr Epifani 2016) e «ch'adoprò le mani e 'l viso» (da Lo)   T  
Marrocco 1978 [1971] 2.x, 147, 151, 184] #8a-b ed. + apparato di SqB e Lo. Per SqA si danno i valori e si distingue fra cerchio sopra (allargato) o sotto (ridotto) x M M
Fellin 1978 219] trasformaz. della not. italiana x x x
Long 1981 88-92] sulla notazione: per coerenza della mensura ritiene SqB precedente a SqA (p. 90)      
Di Bacco 1991 pdf] su Lo (struttura del codice)     x
Long 1992 pdf] osservazioni speculative sul testo (dall'ed. di Corsi)      
Gozzi 1993 pdf] su Lo e isuccessivi gli interventi scorretti d'altra mano (dal PhD del 1985 in cui ci sarebbe l'ed. di Lo)     x
Pirrotta 1994 6-7] rapporti con Vincenzo: dubita della gara ma è convinto della precedenza di SqA su SqB      
Gozzi 1995 145-46] sulla not. alla longa (ritiene SqA precedente)      
Flisi 2000 pdf] considera Lo il più affidabile (ignora l'ed. di Marrocco). Dice che la M cerchiata è anche in FP(dove?) e quella a freccia in Lo, c. 18v (per intervento successivo)      
Fischer 2001 (Grove) pdf] biblio x x x
Stoessel 2002 224-225] accoglie la tabella di Wolf 1913, ma sulla scorta di Long 1981 e Flisi 2000, ritiene SqA una compilazione tarda prodotto nel contesto dell'ars subtilior      
Gozzi 2003 217-218] notazione in Lo      
Gehring-Huck 2004 256-258] nuova interpretazione per i valori di SqA      
Epifani 2014 pdf] corregge Corsi («paradiso»), accoglie la precedenza di SqA, ma ritiene Lo più affidabile. Adotta la teoria di Ghering-Huck senza dichiararlo     M
Diamm web] biblio x x x