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Alleluia

L'Alleluia è un canto melismatico la cui straordinaria estensione del vocalizzo è l'elemento più appariscente.

La parola 'Alleluia' deriva dall'ebraico hallelu Jah (= lodare Dio).

Nella messa l'Alleluia segue il Graduale e precede la lettura del Vangelo. Il suo carattere gioioso lo rende inopportuno durante il tempo di Quaresima. Nell'Ufficio non è un canto a sé: il melisma sulla parola alleluia conclude i canti del tempo pasquale.

In origine era un canto di giubilo non integrato nella messa. Verso il V secolo era cantato solo il giorno di Pasqua. Poi l'uso si estese alle messe del tempo pasquale e papa Gregorio lo prescrisse anche per il tempo di Avvento-Natività.

Si presenta in forma responsoriale e tripartita – alleluia | versetto | alleluia (a v a) – come la maggior parte dei canti liturgici ma, al contrario degli altri canti, la struttura si è ampliata poco per volta: in origine era limitata alla sola parola alleluia, in seguito comparve anche il versetto e la ripresa. Eccezionalmente, come nel giorno di Pasqua, può assumere un forma pentapartita con due versetti (a v a v' a).

Pascha nostrum

Il Pascha nostrum è uno degli Alleluia più solenni: è in VII modo e si canta nella messa di Pasqua.

Alleluia
V: Pascha nostrum immolatus est Christus.
Alleluia.
V: Epulemur in azymis sinceritatis et veritatis.
Alleluia.

I versetti sono tratti da:

1 Cor
7 Expurgate vetus fermentum ut sitis nova consparsio, sicut estis azymi, etenim Pascha nostrum immolatus est Christus. Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato!
8 Itaque epulemur non in fermento veteri, neque in fermento malitiae et nequitiae, sed in azymis sinceritatis et veritatis. [Vulgata] Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità. [CEI]

Qui la parola Pascha assume il doppio senso etimologico: significa sia 'passaggio', secondo la parola ebraica pésah (la Pasqua celebrava l'uscita degli ebrei dall'Egitto), sia 'agnello sacrificale', giacché fu presto associata al latino pascua, ovvero 'pascoli'. Il passo biblico, che esorta i cristiani a liberarsi delle vecchie corrotte tradizioni, accoglie entrambi i significati. Nella traduzione della Nuova riveduta (1994) Cristo è paragonato al sacrificio dell'agnello pasquale ebraico ("Poiché anche la nostra Pasqua, cioè Cristo, è stata immolata"), mentre in quella della Cei (1974), qui proposta, è la morte di Cristo che, in quanto Pasqua, segna la rinascita dei cristiani.

La musica

Il Triplex (p. 197) riporta la musica del solo primo versetto perché l'uso di cantare anche il secondo è andato perdendosi.

Alleluia Pasca nostrum — Cantori gregoriani, dir. Fulvio Rampi | Cd Fsp-Paoline, 1996

 

Il secondo versetto compare solo nei graduali più antichi – qui è stato ricostruito sulla scorta di Albi-Gaillac 776 (XI sec.) e Benevento 34 (XI-XII sec.):

Albi-Gaillac 776 (XI sec.)

Benevento 34 (XI-XII sec.)

Forma dell'Alleluia

La tripartizione canonica dell'Alleluia prevede una struttura ricorrente. Il canto della prima parte si compone di due sezioni: l'intonazione della parola alleluia e un lungo melisma detto jubilus (termine tratto da Agostino) che accoglie in genere la forma AAB, detta comunemente Barform.


Anche il versetto tende a ripetere frammenti melodici (x) e a recuperare alcune formule dall'Alleluia. Si conclude con la ripetizione dello jubilus (a volte scorciato) che può comprendere, come in questo caso, anche la testa dell'alleluia.

Invece il secondo versetto usa eccezionalmente materiale melodico nuovo o ampiamente ripensato.

Le esecuzioni qui proposte (quella dei Cantori gregoriani e più oltre quella dei Kantores 96) prevedono l'assegnazione del versetto al cantor, per lasciare l'alleluja al coro (a), tuttavia è probabile che l'uso antico facesse anticipare l'alleluia dal cantor (b). Oggi si preferisce che lo jubilus sia cantato dal coro (c).

Antichità dell'Alleluia pasquale e modernità del canto

Se il più antico Alleluia inserito in una messa era quello per il giorno di Pasqua, possiamo individuarlo nel Pascha nostrum?

Probabilmente no. Infatti le melodie degli Alleluia più antichi sono in II e VIII modo (plagali), non ripetono lo jubilus alla fine del versetto e non presentano melismi in Barform. Simili caratteristiche si ritrovano per esempio negli Alleluia dei Tratti e in quelli delle messe di Natale, le prime, dopo quella di Pasqua, ad accogliere l'Alleluia.

Al riguardo Apel (p. 499-500) osserva:

La ripetizione sistematica di frasi musicali all'interno di uno stesso canto è un metodo del tutto sconosciuto al repertorio antico, e ciò è tanto più rimarchevole in quanto lo spostarsi di frasi musicali da un canto all'altro è un principio basilare tipico dei generi più antichi di canto, dei Tratti, dei Responsori e dei Graduali. Visto che la stragrande maggioranza di Alleluia presenta strutture ripetitive di una qualche sorta, non ci resta che concludere che tali melodie siano di data piuttosto tardiva, probabilmente non precedenti all'ottavo o al nono secolo […]
L'alleluia Pascha nostrum della domenica di Pasqua, la festa per cui per prima si cantò l'Alleluia, non appartiene al gruppo primitivo, giacché ripete lo jubilus alla fine del versetto, include un melisma di tipo AAB su "immolatus" ed è di settimo modo. Conclusione inevitabile è che la sua melodia non solo è ben lungi dall'essere quella originale cantata quando venne introdotto l'Alleluia pasquale, ma è anche piuttosto diversa da quella che veniva utilizzata quando, presumibilmente sotto Gregorio, essa era fornita di un versetto.
In altre parole, l'alleluia Pascha nostrum rappresenta la prova quasi incontestabile che confuta l'idea tanto a lungo perseguita secondo cui i dati cronologici della provenienza liturgica o letteraria sarebbero validi anche per le melodie.

Stili di canto

da: Bonifacio Baroffio, Guida all'ascolto, in Gregoriano. Mille anni di musica, allegato al Cd Amadeus-Darp AMS 33-35, 1996, pp. 21-22.

L'alleluia Pascha nostrum viene proposto con quattro diverse ipotesi interpretative.

[a] Una prima volta il versetto alleluiatico è cantato secondo lo stile oggi più diffuso. È una forma espressiva che risale fondamentalmente al secolo scorso quando è stata diffusa dai monaci solesmensi in piena cultura tardo-romantica. In seguito, proprio negli ultimi decenni, lo stile solesmense ha subito vari e profondi ritocchi a opera di un monaco, E. Cardine, che ha cercato di dare ragione alle particolari sfumature delle più antiche notazioni neumatiche.

— Kantores 96, solista Bonifacio Baroffio | Cd Amadeus-Darp, 1996
— esempio 2
— esempio 3

[b] Nel secondo esempio si è mantenuto lo stesso stile nell'eseguire la melodia principale, ma vi è stata aggiunta una nota di pedale che dilata il timbro e la risonanza del brano. L'effetto è tale che, in taluni momenti, si potrebbe pensare di trovarsi di fronte a due brani diversi. L'uso del pedale e di altre voci "d'accompagnamento" è testimoniato a Roma sin dal sec. VII e probabilmente riprende una più antica tradizione conosciuta anche in ambito ebraico.

— Kantores 96, solista Bonifacio Baroffio | Cd Amadeus-Darp, 1996
— esempio 2
— esempio 3

[c] La terza esecuzione di Pascha nostrum si vuole rifare a tradizioni orali mediterranee e predilige un'emissione alterata della voce con tendenza alla nasalizzazione e agli intervalli strascicati.

— Kantores 96, solista Bonifacio Baroffio | Cd Amadeus-Darp, 1996

[d] Nell'ultima prova sono appoggiate soltanto poche note strutturali, mentre le altre sono prese di sfuggita e trattate come mera ornamentazione. Al di là delle preferenze, sempre soggettive, va ricordato il fatto che allo stato attuale delle ricerche non è possibile parlare di interpretazione autentica del canto gregoriano in quanto mancano concreti punti di riferimento sonoro. La prima esecuzione proposta, quella considerata oggi più comune, probabilmente è la più distante dallo stile esecutivo di mille e più anni or sono.

— Kantores 96, solista Bonifacio Baroffio | Cd Amadeus-Darp, 1996
— esempio 2
— esempio 3