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V-VI secolo

Il De istitutione musica di Boezio (ca. 500) – riprodotta la c. 46v del cod. C 128 inf. della Biblioteca Ambrosiana, già nella traduz. di Giovanni Marzi (Roma: Istituto italiano per la storia della musica, 1990) – ben rappresenta il momento di transizione dell'epoca. Il testo è la sintetesi ultima della teoria greca, poi definitivamente abbandonata (sarà recuperata solo in epoca rinascimentale). Boezio, uomo di vastissima cultura, è il più importante intellettuale della corte ravennate di Teodorico. Sarà da questi fatto giustiziare perché creduto spia. Poco tempo dopo il secolo dell'Italia gotica lascerà il posto al dominio longobardo.

L'ITALIA GOTICA DI TEODORICO
– Il re ostrogoto Teodorico con l'appoggio di Bisanzio scende in Italia (488) e si stanzia a Ravenna (492), sede degli imperatori d'occidente.
– Nelle Gallie, Clodoveo, re dei franchi, primo sovrano barbaro si converte al cattolicesimo insieme a tutto il suo popolo (496).
– Nel 524 Bisanzio bandisce dall'impero l'arianesimo suscitando le ire e la rivolta di Teodorico.
– Fondazione del monastero di Montecassino (529): nascita del monachesimo occidentale.
– Giustiniano, imperatore d'oriente (527-565), per riappropriarsi dell'Italia apre la guerra greco-gotica (535-553) che elimina definitivamente i goti dall'Italia.
– Fra il 536 e il 565 viene pubblicato il Corpus Iuris Civilis di Giustiniano che mette ordine alla proliferazione del Diritto Romano.

476-492 d.C.
| Deposto Romolo Augustolo, ultimo imperatore d'Occidente (476) le milizie romane, quasi interamente di origine barbara elegonno re d'Italia il generale Odoacre. Costantinopoli gli manderà contro l'ostrogoto Teodorico che, sconfitto Odoacre (492) terrà l'Italia per sé
.
553-568 d.C.
| Dopo la guerra gotica contro Teodorico (535-553) l'Impero si riappropria dell'Italia che riuscirà a tenere solo fino al 568 quando la calata dei Longobardi aprirà una nuova epoca.

LA MUSICA
Il distacco con Costantinopoli induce la chiesa romana a definire un repertorio liturgico indipendente. L'opera comincerà con Leone I (440-461) per terminare solo con Gregorio Magno (590-604). Papa Gelasio I (492-496), in particolare, scrive il Sacramentario gelasiano, primo rituale romano completo giunto fino a noi.
– Il Kyrie, il Gloria e il Sanctus sono introdotti nella Messa.
– La Regola benedettina definisce la liturgia delle Ore in tutte le sue parti.
Boezio, segretario di Teodorico, scrive il De institutione musica..

 

Canto bizantino | Monachesimo

Il canto bizantino

da: La musica nella storia, a cura di Petro Mioli, Bologna 1989, p. 49.

Di tutte le liturgie orientali, quella che mostra i rapporti più intensi con i riti della Chiesa occidentale fu la liturgia bizantina, che, derivata da quella siriaca, assunse una sua autonoma configurazione quando, col Concilio di Calcedonia (451), la capitale dell'Impero romano d'Oriente, Costantinopoli, divenne sede di un patriarcato.

Nella formazione del canto della Chiesa di Costantinopoli, al quale fino ad oggi non si è mai affiancata la polifonia, diversamente da quanto è accaduto in Occidente, svolsero una parte importante i numerosi monasteri diffusi in tutto il bacino del Mediterraneo orientale, comprese la Sicilia orientale e la Calabria, dove il canto bizantino permase a lungo e influenzò quello beneventano.

Nello stesso tempo emerse sempre di più la componente «cesarea»: la Chiesa bizantina era strettamente legata all'imperatore, detto Caesar, che nel tempio aveva il suo posto d'onore, di fronte a quello del patriarca, e il canto liturgico concorreva al decoro e al fasto della corte. Altri aspetti che distinguono il canto bizantino da quello occidentale sono la maggiore ricchezza, anche dal punto di vista musicale, della liturgia dell'Ufficio, e l'importanza rivestita dagli inni, in luogo dei salmi, quali elementi formativi del repertorio liturgico. Inoltre al posto del sostanziale anonimato del canto gregoriano, il canto bizantino tramanda molti nomi di poeti-musicisti, chiamati melòdi, come S. Romano il Melòdo (secolo V-VI), S. Andrea Cretese (660-740), S. Giovanni Damasceno (700-760) e suo fratello S. Cosma di Gerusalemme.

Tuttavia, il compositore bizantino, similmente al pittore delle icone, non faceva mai opera di invenzione musicale completamente originale, ma si atteneva a modelli melodici preesistenti, considerati come il riflesso di una musica celeste rivelata dagli angeli alla Chiesa. L'introduzione di un caratteristico sistema di notazione, che, dopo una fase rudimentale nel secolo X (notazione paleobizantina), giunse fra i secoli XIII e XIV a un alto grado di precisione (notazione mediobizantina e poi cucuzelica, dal nome di un grande riformatore, il compositore e cantore Giovanni Cucuzeli), permise ai musici, chiamati non più melòdi, ora, ma melurghi, di creare melodie riccamente melismatiche, meno legate alla poesia, ma che costituivano sempre delle rielaborazioni, sia pure assai variate, degli antichi modelli.

Le forme innografiche principali furono il tropario, il kontakion e il canone, formato di nove odi.

La modalità si articolava in otto modi: quattro autentici e quattro plagali, aventi come note fondamentali rispettivamente re, mi, fa e sol. Il sistema bizantino degli otto modi (októichos) esercitò un'influenza decisiva sulla teoria musicale occidentale.

Monachesimo

da: Giuseppe Alberigo, Monachesimo, in Enciclopedia Europea, 12 voll., Milano 1978, VII, pp. 716-717.

 

Fenomeno della storia religiosa e sociale che si attua nel distacco dal mondo e nell'esperienza, in forma individuale e comunitaria, di una solitudine totalmente dedita alle cose dello spirito ... Nella solitudine e nella lontananza dalle cose del mondo il monaco realizza la preghiera e la meditazione, secondo un ideale ascetico di perfezione basato fondamentalmente sulla rinuncia al possesso dei beni materiali e al matrimonio, e sull'obbedienzadienza a una guida spirituale ...

Nelle prime comunità cristiane alcuni elementi fondamentali del monachesimo, come la verginità e la comunione dei beni, avevano grande importanza nella prospettiva del distacco dal mondo suggerita ai cristiani dall'attesa escatologica dell'imminente ritorno di Cristo ...

Il cenobitismo si diffuse in Palestina e, attraverso Atanasio, Cassiano e la traduzione delle Regole fatte da Girolamo, passò in occidente, esercitandovi grande influenza. La rapida diffusione del monachesimo orientale in questo periodo è legata anche alla politica di pacificazione religiosa dell'imperatore Costantino (306-337): essa, infatti, portò al cristianesimo masse enormi di seguaci, che inevitabilmente abbassarono il livello morale delle comunità, mentre i vescovi assunsero spesso dignità e poteri terreni non sempre in accordo con i principi evangelici. In questa nuova situazione un numero crescente di cristiani fuggì dal mondo alla ricerca di una rigorosa osservanza evangelica ...

In occidente il monachesimo si affermò nel sec. IV, probabilmente per l'esilio a Roma di Atanasio, e vi assunse caratteristiche proprie penetrando nel clero delle chiese locali: con Eusebio da Vercelli, Ambrogio e Agostino si hanno comunità di preti che vivono presso il vescovo secondo regole monastiche.

Il monachesimo occidentale mutuò all'inizio le proprie regole dalla letteratura monastica orientale finché, nel sec. VI, Benedetto formulò la propria Regula, matrice di tutto il monachesimo medievale.

Dal sec. VI all'VIII ebbe grande importanza anche il monachesimo irlandese, che assolse una funzione missionaria e pastorale pur senza rinunciare a un forte spirito anacoretico.

Nell'epoca carolingia la straordinaria diffusione del monachesimo benedettino in Europa ricevette un ulteriore impulso dal fatto che la Regula venne resa obbligatoria in tutti i monasteri dell'area dell'impero (817); i benedettini furono così i veri protagonisti della rinascita carolingia e il monaco divenne il modello della vita cristiana, da un lato influenzando il tipo della vita sacerdotale, dall'altro promovendo una spiritualità svalutatrice della vita cristiana nel mondo.

Con il feudalesimo le abbazie benedettine e i loro abati si trasformarono spesso in centri di potere feudale, decadendo sul piano religioso.

La rinascita monastica è legata alla fondazione (909 ca) dell'abbazia di Cluny dove, per iniziativa dell'abate Oddone e dei suoi successori, si costituì un ordine monastico centralizzato, che tra il sec. X e il XII attuò la riforma cluniacense: essa affermava l'assoluta priorità del servizio liturgico, che divenne l'impegno fondamentale dei monaci affrancati da ogni lavoro materiale.

Nel 1098 dall'abbazia di Citeaux partì invece la riforma cisterciense, che tentò di riportare il monachesimo alla pura regola benedettina, ricercando, con la semplicità liturgica, il giusto equilibrio tra preghiera e lavoro manuale. Bernardo di Chiaravalle è la figura dominante di questo rinnovamento, che egli diffuse fuori dei confini francesi e pose al servizio di una più ampia riforma ecclesiastica, portando al suo massimo sviluppo anche la «teologia monastica».

In questi secoli un numero sempre maggiore di monaci riceve, contrariamente ai secoli precedenti, il sacerdozio. Accanto al cenobitismo continuano forme di vita eremitica, come, nel sec. XI, quelle dei certosini in Francia e dei camaldolesi in Italia, i quali tuttavia accolgono un minimo di vita cenobitica.

Mentre la contemplazione gioca sempre un ruolo primario, in età feudale la trascrizione dei manoscritti rappresenta un'attività lavorativa vera e propria, che si affianca al lavoro agricolo.

La nascita degli ordini mendicanti all'inizio del sec. XIII segna in occidente la fine dell'egemonia del monachesimo, sia nell'ambito ecclesiale sia in quello culturale. I «frati» si sostituiscono ai monaci nell'opera di riforma della chiesa, e le scuole monastiche vengono gradualmente sostituite dalle nascenti università ...