I libri della musica

 

Allan Ramsay, Jean-Jacques Rousseau, 1766
National Gallery of Scotland.

Jean-Jaques Rousseau
Ecrits sur la musique

1742-1776

 

 

l'autore | l'opera | le edizioni | la fortuna

l'autore

Les consolations des misères de ma vie

Gli studi musicali di Jean-Jacques Rousseau (1712-1778) iniziano a Annecy dove Madame de Warens, amante e amica, sprona il diciassettenne alla composizione e al canto presso la Maîtrise della cattedrale. E se tale amore si manifesta in opere, arie, musica da camera e sacra, è ovvio che un filosofo quale lui si dedichi anche a lavori di carattere speculativo: pratica e riflessione non possono qui esser scissi, pur ammettendo le contraddizioni umane di un pensiero impulsivo ed in evoluzione.

Esordisce con il Projet concernant de nouveaux signes pour la musique, presentato il 22 agosto del 1742 all'Accademia delle Scienze di Parigi che lo respinge. Commenterà l'anno successivo nella Dissertation sur la musique moderne:

Se è vero che le circostanze ed i pregiudizi decidono spesso della sorte di un'opera, mai autore ha avuto più da temere di me. Il pubblico è oggi così avverso contro tutto ciò che si chiama novità, soprattutto in merito alla musica, che non gli si può assolutamente più offrir nulla di questo tipo senza esporsi all'effetto delle sue prime reazioni, ossia il vedersi condannato senza essere compreso [1].

Nel frattempo Diderot lo coinvolge nell'Encyclopédie per la quale stila 124 voci musicali. Si ritira nondimeno dal progetto in seguito a vari litigi, in particolare con d'Alembert per l'articolo Genève, cui risponde con una lettera sugli spettacoli nella sua Repubblica (1758).

A sua volta Rameau aveva pubblicato nel 1755 l'Erreurs sur la musique dans l'Encyclopédie, momento saliente della Querelle des Bouffons [2].Rousseau risponde con l'Examen de deux principes avancés par M. Rameau (1755a), riprendendo argomenti già trattati nella Lettre sur la musique Française e nucleo del futuro Essai sur l'origine des langues. Alla radice sta l'opposizione tra i due circa estetica e ontologia musicale. Rameau, teorico dell'armonia, parteggia per una visione 'naturale' della musica, ossia che privilegi i principi fisico-armonici e che si esplicherebbe dunque nello sfarzoso stile francese. Rousseau invece, contro il relativismo di qualsiasi sistema armonico e la mistificazione dell'artefatto fronte alla purezza del vero naturale, sostiene una musica 'imitativa' dei moti dell'animo, esaltando l'aspetto melodico che si fa tutt'uno con lingua e senso nell'opera italiana. Altre testimonianze della querelle sono la Lettre d'un Symphoniste de l'Académie Royale de musique à ses camarades de l'Orquestre (1753b) o la Lettre a Grimm (1752b), ad esempio, ma tali temi resteranno vivi in Rousseau anche in seguito, come ribadito nella Lettre à M. le Docteur Burney (1776) coi primi apprezzamenti a Gluck.

La morte di Rameau nel 1764 spegne la querelle, e Rousseau tornerà finalmente, oltre ai molti altri interessi che lo resero forse più noto, alla musica pratica con la composizione del Pygmalion, primo esperimento di melologo, e delle sue amate arie, «consolazioni delle miserie della vita» [3]. Le voci scritte per l'Encyclopédie confluiranno nel Dictionnaire de musique (1767), summa di tutta la sua riflessione musicale.

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1. «S'il est vrai que les circonstances et les préjugés décident souvent du sort d'un ouvrage, jamais auteur n'a dû plus craindre que moi. Le public est aujourd'hui si indisposé contre tout ce qui s'ap-pelle nouveauté, si rebuté de systèmes et de projets, surtout en fait de musique, qu'il n'est plus guère possible de lui rien offrir en ce genre, sans s'exposer à l'effet de ses premiers mouvements, c'est-à-dire à se voir condamné sans être entendu» (Rousseau 1743, viii, p. 235 dell'ed. in 4°).
2. All'origine di tanto rumore fu la rappresentazione, nella stessa soirée parigina del 1° agosto 1752, de La serva padrona di Pergolesi e di Acis et Galatée di Lully. Di qui il fronteggiarsi di due fazioni musicali, superficialmente filo-francesi contro filo-italiani. Come è ovvio, tale querelle si manifestò a diverse profondità: si va dunque dal modaiolo allo scavo filosofico di Rousseau e Rameau. Sulla Querelle v. il contributo di Jean-Marc Warszawski.
3. Les consolations des misères de ma vie è il titolo, calzante seppure spurio, della raccolta postuma delle arie che Rousseau amò comporre e cantare per il proprio diletto durante tutta la sua vita, e specialmente negli ultimi anni a Ermenonville.

l'opera

Condannato senza esser compreso

Gli 'scritti musicali' di Jean-Jacques Rousseau – un corpo eterogeneo, assemblato in vario modo secondo le esigenze editoriali delle numerosissime raccolte postume – può essere distinto in quattro gruppi: a) un nuovo metodo di notazione musicale; b) la collaborazione con l'Encyclopédie e la conseguente querelle con Rameau; c) il Dictionnaire de Musique; d) gli scritti scaturiti dal confronto con Gluck. Molti rimandi alla musica sono contenuti anche nel suo epistolario, ma per varietà e diversa pertinenza sono qui trascurati.

a) Nuovi segni per la musica

Nel Projet concernant de nouveaux signes pour la musique ritroviamo il lume del razionalismo e della pedagogia tipici di Rousseau:

Parrebbe stupefacente che, essendo la notazione musicale rimasta per così tanto tempo nello stato di imperfezione in cui la vediamo ancor oggi, la difficoltà nell'apprenderla non abbia avvertito il pubblico che fosse colpa di tali simboli stessi, e non dell'arte [4].

Il suo sistema pretenderebbe di semplificare l'accesso alla musica sostituendo la notazione tradizionale con un codice basato su numeri, punti e trattini: segni più semplici, di minor numero e con capacità di sintesi maggiore rispetto a quelle del pentagramma (in particolare nella comprensione e nell'uso degli intervalli). Il sistema, soprattutto, presenterebbe vantaggi editoriali – e quindi economici – considerevoli: la notazione occuperebbe uno spazio esiguo, senza tra l'altro richiedere l'uso di caratteri speciali in fase di stampa. L'Accademia apprezzò l'idea, ritenendola tuttavia poco pratica in quanto eccessivamente rivoluzionaria per una tradizione troppo radicata, la rifiutò. Del Projet ci restano il dossier presso l'Académie des Sciences a Parigi ed il manoscritto a Neuchâtel (CH-N, ms. R.57): la prima edizione sarà nelle Œuvres Posthumes di Ginevra del 1781.

Rousseau, fermamente convinto della convenienza del suo sistema, l'anno successivo presentò con i tipi parigini di Quilleau la Dissertation, in cui una riesposizione più dettagliata del progetto, arricchita da una parte finale di esempi pratici, si unisce alla stizzita protesta per i tradizionalismi reazionari del mondo della musica.

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4. «Il paroît étonnant que les signes de la Musique étant restés aussi long-tems dans l'état d'imper-fection où nous les voyons encore aujourd'hui, la difficulté de l'apprendre n'ait pas averti le public que c'etoit la faute des caracteres & non pas celle de l'art» (Rousseau 1743, viii, p. 217 dell'ed. in 4°).
b) Lo scontro con Rameau

Nella sua vita di peregrinazioni Rousseau venne a contatto con i maggiori pensatori a lui contemporanei, tuttavia per la sua personalità difficile e criticamente caustica sono pochissime le amicizie che non comprometterà. Tra i grandi litigi si ricordano quelli con gli illuministi Voltaire, d'Alembert e Diderot. Quest'ultimo fa in tempo a coinvolgerlo nell'Encyclopedie a partire dal 1747, immane progetto in 35 volumi in folio di ampliamento e universalizzazione della Cyclopaedia comparsa in Inghilterra una trentina di anni prima [5].

Rousseau stila 124 voci concernenti la musica, oltre a quella più nota sull'economia politica. Alcune di queste si potrebbero contestualizzare storicamente nell'ambito della Querelle des Bouffons, in opposizione alle teorie del paladino della fazione filo-francese Rameau, come ad esempio 'Temperamento', 'Accordo', 'Accompagnamento', 'Cifrare' ecc. Rameau, fermo sulle sue posizioni, non lascia passare lo smacco e pubblica nel 1755 una brochure dal titolo schietto: Erreurs sur la musique dans l'Encyclopédie. Rousseau ribatte con l'Examen de deux principes avancés par M. Rameau dans sa Brochure intitulée: Erreurs sur la musique dans l'Encyclopedie, sostenendo da un lato di essere lui stesso molto scontento avendo scritto tutte queste voci di fretta (in soli tre mesi) con gli inevitabili errori conseguenti, ma dall'altro è evidente che la sua linea di pensiero è discorde rispetto a quella di Rameau.

In sé la Querelle des Bouffons, al di là del suo carattere mondano, cui pure Rousseau prende parte – come mostra la Lettre à M. Grimm au sujet des remarques ajoutées à sa lettre sur Omphale in cui fa letteralmente a pezzi il partito di Rameau – racchiude l'opposizione dialettica fondamentale tra due maniere di concepire l'arte e l'operato umano: da un lato si ha una visione libera e naturalista, volta al sentimento, al gusto, alla semplicità del genio ed all'innovazione, di cui Rousseau si fa portavoce, dall'altro Rameau sostiene il rigore della tradizione, della regola, della ricercatezza e della razionalità, ritenuta più perfettamente naturale. Queste tendenze poi si estrinsecano in questo caso nell'appoggiare le categorie à la page di opera italiana o francese, ovvero la contrapposizione filosofica di melodia o armonia. Nell'Examen, dopo la sopracitata excusatio, Rousseau è proprio su questo che attacca:

Il primo principio che ha guidato Rameau in tutti i suoi scritti e, peggio ancora, in tutta la sua musica, è che l'armonia è l'unico fondamento dell'Arte, e che la melodia ne derivi, e che tutti i grandi effetti della musica nascano dalla sola armonia. L'altro principio, nuovamente proposto da Rameau, e che mi rimprovera di non aver aggiunto alla mia definizione di accompagnamento, è che tale accompagnamento rappresenti il corpo sonoro [6].

L'Examen non venne mai pubblicato da Rousseau, ci resta solo il manoscritto, sempre a Neuchâtel, che poi entrò nelle opere postume pubblicate dalla Société Typographique di Genève nel 1781. Immagino che con la mancata pubblicazione volesse andare al di là della mera baruffa tecnicista – l'Examen si concentra sull'aspetto armonico-acustico – ed approntare invece un testo che tratti la questione in tutte le sue implicazioni estetiche e filosofiche, strada ritentata con l'Essai sur l'origine des Langues (1755b), iniziato immediatamente dopo e mai portato a termine.

Del lato più esplicito della Querelle des Bouffons, ossia della superiorità di musica francese o di musica italiana, Rousseau si era già occupato due anni prima, nella Lettre sur la Musique Françoise pubblicata a Parigi nel 1753 in due edizioni, la seconda delle quali corredata da un Avertissement volto a blandire un po' i toni. Si tratta infatti di un testo per molti versi caustico che cassa completamente la musica transalpina dando la superiorità assoluta alla italiana:

… i Francesi non hanno affatto musica e non ne possono avere … e se mai ne avranno una, sarà peggio per loro [7].

L'handicap francese sarebbe nella stessa lingua, monocorde, priva di accentuazione e di espressività, che quindi impedirebbe in sé di essere messa in musica. A ciò si aggiunge la mancanza congenita di gusto, l'impreparazione della maggior parte dei musicisti del paese e l'influenza delle perniciose idee di Rameau (par di leggere tra le righe) sul pensiero musicale nazionale, in sé povero e sterile. Sullo stesso tema interviene sempre nel 1753 la Lettre d'un Symphoniste de l'Académie Royale de musique à ses camarades de l'orquestre (153b), pubblicata da editore anonimo ad Amsterdam, sferzante satira dell'ignoranza dei musicisti francesi dell'epoca.

Il problema della lingua non va in questo caso preso alla leggera: non si tratta di una semplice boutade o di un vezzo filo-italiano tipicamente settecentesco. Rousseau si rifà ad una corrente estetica di pensiero naturalista e sensista attiva sin dagli inizi del xviii secolo, a partire dalla riflessione dell'abate Dubos via via passando per Batteux sino ad arrivare alla sua completezza in Diderot e Rousseau stesso, che postula l'origine comune di linguaggio e musica. Ecco dunque che nell'Essai sur l'origine des langues (1755b) tutto trova la sua giusta collocazione in un disegno di ampio respiro che fa della musica come canto l'eco di una maniera di comunicare potente ed ancestrale, in cui la parola razionale era uno con il sentimento, col moto d'animo che la impregnava. Si fa chiara quindi la necessità di una predilezione della melodia a scapito dell'armonia, e la questione della lingua esce dal superficiale per farsi essenziale in un contesto anche politico e soprattutto etico, come evidenzia Fubini:

... la decadenza della musica dei suoi giorni, secondo Rousseau, è parallela alla crisi delle società, delle libertà civili, della partecipazione democratica alla vita. La crisi dei linguaggi artistici non è solamente un fatto interno a tali linguaggi, ma è da mettere in relazione ai mutamenti intercorsi in seno alla società stessa. … La grande rivoluzione operata da Rousseau sta nell'aver indicato questa nuova via all'intellettualismo estetico [8].

Tale messaggio – gravido di rivoluzione e di rovesciamento dell'Ancien Regime – si esplicita nel favore all'intermezzo italiano La serva padrona, apparentemente innocuo, ma bandiera di una diversa concezione della musica, che Rousseau riproporrà nel suo Devin du Village, idillio pastorale, fuga dal mondo falso e corrotto della città.

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5. La Cyclopaedia, or An universal dictionary of arts and sciences è pubblicata nel 1728 a Londra da Ephraim Chambers, in due volumi in folio. È una delle prime opere di questo tipo, molto dettagliata pur non includendo voci di storia, geografia o biografie. Una traduzione in francese fu iniziata da Mills, il quale venne esautorato dall'editore Le Breton che affidò il progetto a Diderot e d'Alembert nel 1743.
6. «Le premier qui a guide M. Rameau dans tous tes ecrits, & , qui pis est, dans toute sa Musique, est que l'harmonie est l'unique fondement de l'Art, que la mélodie en dérive, & que tous les grands effets de la Musique naissent de la seule harmonie. L'autre principe, nouvellement avance par M. Rameau, & qu'il me reproche de n'avoir pas ajoute a ma définition de l'accompagnement , est que cet accompagnement représente le corps sonore» (Rousseau 1755a, viii, p. 518 dell'ed. in 4°).
7. «... les Français n'ont point de musique et n'en peuvent avoir […] et si jamais ils en ont une, ce sera tant pis pour eux» (Rousseau 1753a, viii, p. 494 dell'ed. in 4°).
8. Enrico Fubini, Musica e cultura nel Settecento europeo, Torino: Edt, 1986, p. 15.
c) La rottura con l'Encyclopédie e il Dictionnare de musique

Poco a poco Rousseau, come accennato, sulla scia di dissapori intellettuali, questioni di donne e paranoie di complotto, venne a rompere i suoi rapporti con i partecipanti all'Encyclopédie, a partire dal pur buon amico Diderot. Il ritirarsi definitivo dal progetto lo si può individuare nella lettera pubblica del 20 marzo 1758 J.J. Rousseau Citoyen de Genève, à Mr. d'Alembert sur son article Genève, pubblicata sempre presso Rey ad Amsterdam, dove critica le posizioni di d'Alembert riguardanti una qual certa bigottaggine della sua patria, che si esplicherebbe ad esempio nella mancanza di un teatro della commedia, considerata traviante. Rousseau mette in evidenza come il problema sia in primo luogo nella mancanza di commedie moralmente valide, che porterebbe quindi all'inutilità sostanziale di un tale tipo di teatro che

di conseguenza alla sua stessa inutilità, il Teatro non può nulla per correggere i costumi, e molto per alterarli [9].

Senza contare la dissolutezza tipica dei costumi dei commedianti, pessimo esempio per la gioventù, che si avrebbero a bazzicare per la città.

Le voci scritte per l'Encyclopédie confluiranno, corrette, ampliate e riscattate dall'imperfezione cui la fretta le aveva costrette, nel suo progetto personale di un Dictionnaire de Musique. Qui si congiunge tutto il pensiero e l'esperienza in merito alla musica maturati negli anni da Rousseau, che arriva addirittura, a fin di bene, a tapparsi il naso negli articoli sull'armonia di fronte alla necessità di trattare il sistema di Rameau ad uso di una nazione che lo sostiene, pur senza rinunciare a mettergli davanti Tartini, alla giusta dose di critica e, in molte voci, ad una sferzante ironia. Il Dictionnaire apparirà in stampa nel 1767 a Ginevra in una edizione in 4° di cui non sopravvive alcuna copia, e l'anno successivo a Parigi, sempre in 4°, presso i tipi della Vedova Duchesne.

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9. «par une suite de son inutilité mêmes, le Théâtre, qui peut rien pour corriger les mœurs, beaucoup pour les altérer» (Rousseau 1758, vi, p. 494 dell'ed. in 4°).
d) Gluck

Nel 1767 compare sulle scene, prima viennesi e poi di tutta Europa, l'opera Alceste, in lingua italiana, di Christoph Willibald Gluck su libretto di Ranieri de' Calzabigi. La prefazione del libretto, per mano del compositore, si rivela un manifesto programmatico di riforma dell'opera nel senso dell'intelligibilità e della naturalezza, riscattando lo spettacolo da alcuni cliché che ne minavano la verosimiglianza quali l'aria con da capo, sinfonie avulse dal contesto, sistema a compartimenti stagni di recitativi non accompagnati e arie con ampi margini per improvvisazioni ed abbellimenti.

Rousseau, dalla sua, aveva estrema stima di Gluck, al punto che avrebbe desiderato fosse lui a completare la musica per il suo Pygmalion, esperimento di melologo, dove parlato e musica giungono ad uno in una declamazione cantata che richiama in grande le sue teorie espresse ad esempio nell'Essai sur l'origine des Langues, in piccolo la riforma operata dal musicista a Vienna. Così non fu, e la musica fu mal completata da Coignet [10], ed il primo melologo fu un flop.

Altrettanta stima doveva però riservare Gluck a Rousseau, se come ci dice il filosofo gli consegnò il manoscritto dell'Alceste perché lui gli desse una scorsa e gli facesse delle annotazioni, apparentemente in vista della futura versione francese dell'opera. Gluck non volle attendere la fine del lavoro di Rousseau per motivazioni che non ci sono note, e si riprese il suo manoscritto. Ci restano dunque degli stralci che il filosofo allegò alla sua Lettre a M. le Docteur Burney sur la musique (1676), nella quale chiede delucidazioni sulla musica greca e gli parla di tutta la sua produzione in materia, dal sistema per la scrittura musicale (che avrebbe, scopriamo, ulteriormente migliorato aggiungendo, all'abituale scrittura da sinistra verso destra e dall'alto verso il basso nelle pagine, quella contraria, onde non dover mai fare salti con gli occhi per seguire) alla sua concezione di melodia, alle baruffe sull'armonia e sulla terribile musica francese. In tali frammenti, in merito all'Alceste, si biasima il disequilibrio tra i primi due atti ricchi ed il terzo sciapo, di cui incolpa quasi esclusivamente Calzabigi ed il suo pessimo libretto, per poi passare ad un'analisi delle virtù o dei difetti della musica, in alcuni casi considerata da Gluck nella realizzazione della versione francese.

Per ragioni editoriali, alla lettera ed ai frammenti verrà giustapposta l'Extrait d'une réponse du Petit Faiseur a son Préte-Nom, sur un morceau de l'Orphée de M. le Chevalier Gluck (analisi dell'effetto di contrasto nell'enarmonia del brano di Orfeo in cui questi si confronta alle Furie), tanto nella prima edizione parigina di Albert Jansen del 1776 quanto nelle successive raccolte, come esplicano Du Peyrou e Moultou nell'Avertissement della loro:

I due brani che seguono non sono altro che frammenti di un lavoro che Rousseau non concluderà mai. Donò il suo manoscritto, quasi illeggibile, a Prévost, dell'Accademia reale di scienze e arti di Berlino, il quale ha avuto la grazia di farcelo pervenire, assieme ad una copia fatta da lui stesso sotto gli occhi di Rousseau, che la corresse di suo pugno, e distribuì tali frammenti nell'ordine in cui li presentiamo. Prévost, noto al pubblico per una eccellente traduzione dell'Oreste di Euripide, ha supplito nelle Observations sur l'Alceste a qualche passaggio il cui senso restava in sospeso, e che non pareva legarsi affatto al resto del discorso. Abbiamo fatto scrivere questi passaggi in corsivo: senza questa precauzione, sarebbe stato difficile distinguerli dal testo di Rousseau [11].

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10. Horace Coignet, (1736-1821), violinista e compositore dilettante di Lione. Oltre al Pygmalion si è a conoscenza della composizione di un'opera comica (Le Médecin de l'amour) e di una Ouverture, entrambe perdute.
11. «Les deux pièces qui suivent ne sont que des fragments d'un ouvrage que M. Rousseau n'acheva point. Il donna son manuscrit, presque indéchiffrable, à M. Prévost, de l'Académie royale des Sciences et Belles-Lettres de Berlin, qui a bien voulu nous le remettre. Il y a joint la copie qu'il eu fit lui-même sous les yeux de M. Rousseau, qui la corrigea de sa main, et distribua ces fragments dans l'ordre où nous les donnons. M. Prévost, connu du public par une excellente traduction de I'Oreste d'Euripide, a suppléé, dans les Observations sur l'Alceste, quelques passages dont le sens était resté suspendu, et qui ne semblaient point se lier avec le reste du discours. Nous avons fait écrire ces passages en italique: sans cette précaution, il aurait été difficile de les distinguer du texte de M. Rousseau» (Rousseau 1776, viii, p. 542 dell'ed. in 4°).

le edizioni

Con Ecrits sur la musique di Rousseau si fa riferimento all'insieme di tutti i suoi scritti di argomento musicale che ebbe una sua edizione collettiva solo dopo la sua morte all'interno dell'Oeuvre complete dei suoi scritti (v. infra). Di seguito le prime edizioni degli scritti sulla musica pubblicati in vita o rimasti manoscritti:

1742 Projet concernant de nouveaux signes pour la musique [letto all'Académie des Sciences il 22 agosto 1742] in Rousseau 1743.
ed. 1781
1743 Dissertation sur la musique moderne, Paris: Quilleau, 1743.
1752/a [voci sulla musica], in Denis Diderot · Jean Baptiste D'Alembert · Louis De Jaucourt, et al., Encyclopédie ou Dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers, par une societé de gens de lettres, Paris: Briasson · David · Le Breton · Durand, 1752 — rielaborate in Rousseau 1767.
1752/b Lettre à M. Grimm au sujet des remarques ajoutées à sa lettre sur Omphale, s.l., 1752.
1753/a Lettre sur la musique française, Paris: s.e., 1753 (doppia tiratura).
1753/b Lettre d'un Symphoniste de l'Académie Royale de musique à ses camarades de l'orquestre, Amsterdam: s.e., 1753.
1754 Lettre à Monsieur Abbé Raynal, Au sujet d'un nouveau Mode de Musique, invente par M. Blainville, lettera ms., 30.5.1754.
1755/a Examen de deux principes avancés par M. Rameau dans sa Brochure intitulée: Erreurs sur la musique dans l'Encyclopedie, ms., 1755 ca.
Geneve 1782 (viii, 513 pp.) — Geneve 1825 (xv, 247 pp.)
1755/b Essai sur l'origine des langues, ms., 1755. [non compiuto]
1758 J. J. Rousseau Citoyen de Genève, à Mr. d'Alembert sur son article Genève, Amsterdam: Marc Michel Rey, 1758.
1759 Lettre à Monsieur Le Niep, lettera ms., Montmorenci 5.4.1759.
1767 Dictionnaire de musique, Genève: s.e., 1767.
1776 Lettre a M. Burney sur la musique, avec Fragmens d'Observations sur l'Alceste Italien de M. le Chevalier Gluck, Extrait d'une Réponse du Petit Faiseur a son Préte-Nom, Sur un morceau de l'Orphée de M. le Chevalier Gluck, Paris: Albert Jansen, 1776.
s.a. Sur la musique militaire, [?]

opere musicali

Le devin du village, intermède représenté à Fontainebleau devant le Roy, les 18 et 24 octobre 1752, et à Paris par l'Académie royale de musique le jeudy premier mars 1753, Paris: aux dépens de l'Académie chez Vve Delormel et fils, 1753.

Narcisse ou l'amant de lui-même, Comedie représentée par les comédiens ordinaires du roi, le 18 décembre 1752, Paris: Pisot, 1753.

Pygmalion, Toulouse: chez J. B. Broulhiet, 1793 [I rapp.: Hotel de Ville de Lyon, 1770].

Les consolations des misères de ma vie: airs, romances et duos, Paris: De Roullede de la Chevardière, 1781.

opere complete

La prima raccolta dell'opera completa di Rousseau, fu pubblicata fra il 1774 e il 1776, lui ancora in vita, a Bruxelles (ma con la falsa indicazione di «Londre», senza editore) dapprima in 9 tomi, a cui seguirono, dopo la sua morte (1778), altri tre volumi:

i-ii · Julie, ou, La nouvelle héloïse · 1774
iii-iv · Emile, ou, De l’education · 1774
v-viii · Oeuvres mélées · 1776
ix · Dictionnaire de musique · 1776 [con la data erronea di m.dcc.lxvi]
x-xii · Oeuvres posthumes · 1782-1783

1774-1783 - Londres [Bruxelles]
Jean-Jacques Rousseau, Collection complette des oeuvres de J.-J. Rousseau, 12 voll., Londres: s.e., 1774-1776

I: (4)-viii-xxii-382 pp., 6 incisioni — II: (4)-399 pp., 7 incisioni — III: (4)-373 pp., 5 incisioni — IV: (4)-354 pp., 5 incisioni — V: (4)-485-(2) pp., 2 incisioni — VI: (4)-484 pp., 1 incisione — VII: (4)-516 pp., 1 incisione — VIII: (4)-420 pp., 2 incisioni — IX: (2)-ix-(1)-538 pp., 1 incisione, 13 tavole di musica ripiegate — X: (4)-558 pp., 2 incisioni, 1 tavola di musica ripiegate — XI: (4)-615 pp., 2 incisioni — XII: (4)-704 pp., 4 incisioni

IX vol. (Dictionaire de musique)

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L'edizione successiva (la prima che raccoglie tutti gli scritti sulla musica) fu pubblicata a Ginevra per i tipi di Du Peyrou et Moultou nel 1782 (con alcuni supplementi nel 1789) contemporaneamente in 4° (17 voll.) e in 8° (24 voll.):

i | i-ii Ouvrages de politique
ii-iii | iii-vi Julie ou la nouvelle Héloise
iv-v | vii-x Émile ou l'éducation
vi-vii | xi-xiv Mélanges
viii/1 | xv Théâtre & Poésies
viii/2 | xvi Diverses pièces sur la musique
ix | xvii-xviii Dictionaire de musique
x | xix-xx Confessions ou mémoires. Les rêveries du promeneur solitaire
xi | xxi-xxii Dialoque de Rousseau, juge de J.J.
xii | xxiii-xxiv Pièces sur divers, Recueil de lettres
xiii-xv | xxv-xxx Supplement à la collection des oeuvres · 1782
xvi-xvii | xxxi-xxxiii Second Supplément · 1789

1782-1789 - Genève
Jean-Jacques Rousseau, Collection complette des oeuvres de J.-J. Rousseau, 17 voll. in 4° / 33 voll. in 8°, Genève: [Du Peyrou et Moultou], 1782-1789.

Edizione in 4°
IX vol. (Dictionaire de musique) [Google libri]

Edizione in 8°
XV vol. (Théâtre & poésies) [Google libri]
XVI vol. (Diverses pièces sur la musique) [Google libri]
XVII vol. (Dictionaire de musique I) [Google libri]

Edizione digitale
Integrale a cura di J. M. Gallanar

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Successive ristampe:

1792-1793 - Paris
Jean-Jacques Rousseau, oeuvres completes, 37 voll., Paris: chez Belin, Caille, Grégoire, Volland, 1792-1793.

xix-xxii · Ecrits sur la musique

XIX vol. (Ecrits)
XX vol. (Dictionnaire A-E)
XXI vol. (Dictionnaire F-S)
XXII vol. (Dictionnaire S-Z)

1817 - Paris
Jean-Jacques Rousseau, Oeuvres de J.-J. Rousseau, citoyen de Genève, 7 voll., Paris: Belin, 1817.

iv · Ecrits sur la musique

1818-1820 - Paris
Jean-Jacques Rousseau, Oeuvres completes de J.-J. Rousseau, citoyen de Geneve. Edition ornée de gravures, 20 voll., A Paris: chez les editeurs (V.-H. Perronneau, L.-M. Guillaume et comp.), 1818-1820.

xv-xvi · Dictionaire de musique
xvii · Ecrits sur la musique

1823-1827 - Paris
Jean-Jacques Rousseau, Ecrits sur la musique in: Oeuvres complètes de J. J. Rousseau, mises dans un nouvel ordre, avec des notes historiques et des eclaircissements, 26 voll. a cura di V. D. Musset-Pathay, Paris: P. Dupont.

xi · Ecrits sur la musique · 1824
xii · Dictionnaire de musique. Tome premier · 1824
xiii · Dictionnaire de musique. Tome second · 1824

solo XII vol.

1826 - Paris
Jean-Jacques Rousseau, Oeuvres complètes ... avec les notes de tous les commentateurs, 25 voll., Paris: chez Dalibon, 1826.

xii · Dictionnaire de musique. Tome premier
xiii · Dictionnaire de musique. Tome second
xiv · Musique et botanique

solo XII vol.

1835-1836 - Paris
Jean-Jacques Rousseau, Oeuvres complètes ... avec des notes historiques, 4 voll. a cura di G. Petitain and V.D. de Musset, Paris: Furne , 1835-1836

iii · Lettres écrites de la montagne. Mélanges. Théatre. Poésies. Botanique. Musique

III vol.

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Per un catalogo dettagliato di tutte le edizioni delle opere di Rousseau si veda Annick Tombarel-Fauconnier, Index des écrits sur la musique et de quelques écrits scientifiques de Jean-Jacques Rousseau, Genéve: Slatkine, 1999.

edizioni moderne

Fra le numerose edizioni moderne si segnala l'ed. di Kintzler (1978) e l'ed. Gallimard delle opere complete in 5 voll. che dopo aver pubblicato in un decennio i primi 4 tomi (1959-1969) ha atteso quasi trent'anni per uscire con l'ultimo sulla musica (1995):

1978 - (Kintzler)
Jean-Jacques Rousseau, Ecrits sur la musique, a cura di Catherine Kintzler, Paris: Editions Stock, 1978. – liv, 458 pp.

1959-1995 - (Gallimard)
Jean-Jacques Rousseau, Oeuvres completes, 5 voll. a cura di Bernard Gagnebin et Marcel Raymond, Paris: Gallimard, 1959-1995.

1 · Les confessions; Autres textes autobiographiques · 1959, 1963, 1969, 1986 – cxviii, 1969 pp.
2 · La nouvelle Heloise, theatre, poesies, essais litteraires · 1961, 1964, 1969, 1978, 1984 – ciii, 2051 pp.
3 · Du contrat social; Ecrits politiques · 1964, 1975, 1979, 1996 – cclv, 1978 pp.
4 · Emile, education, morale, botanique · 1969, 1980, 1999 – ccxxiii, 1958 pp.
5 · Ecrits sur la musique, la langue et le theatre · 1995 – cccvi, 1928 pp.

traduzioni italiane

Scarse le traduzioni italiani. Oltre all'intera opera (1972) si segnalano solo altre tre edizioni:

1972 - opera
Jean-Jacques Rousseau, Opere, a cura di Paolo Rossi, Firenze: Sansoni, 1972; 21989; 31993.

lxvii, 1429 pp. | Coll. di rif.: I-Msf

1989 - origine delle lingue
Jean-Jacques Rousseau, Saggio sull'origine delle lingue. Dove si parla della melodia e dell'imitazione musicale, a cura di P. Bora, Torino: Einaudi, 1989.

Coll. di rif.: I-LI

1994 - musica francese
Jean-Jacques Rousseau, Lettera sulla musica francese, a cura di Giancarlo Moretti, Gaeta: Bibliotheca, 1994.

Coll. di rif.: I-Mcom

1996 - lettera a Grimm
Jean-Jacques Rousseau, Lettera a Grimm sulla musica, a cura di Giancarlo Moretti, Gaeta: Bibliotheca, 1996.

Coll. di rif.: I-PAu

la fortuna

Verso Bayreuth

Pierre Lelu, illutrazione
per Le devin du village

Il pensiero di Rousseau ebbe risonanza immediata nel mondo francese. Una testimonianza la si può dedurre anche solo dalla quantità delle riedizioni della sua opera completa nei cinquant'anni che seguirono alla sua morte. L'edizione Dalibon del 1826 ne elenca una ventina (xxv, pp. 356-361), molte delle quali oggi introvabili.

Vien da sé che per il lettore di allora Rousseau fosse ricordato soprattutto per i suoi scritti sulla morale, sull'educazione e non da ultimo per la sua Nouvelle Eloise che tanto creò scandalo all'epoca. Di sicuro a tanta fortuna editoriale diedero adito anche la pubblicità del personaggio con le sue querelles e col suo affiliarsi all'Encyclopédie, con le sue pensate astruse ma già pregne di nuovo sentimento. Soprattutto con queste sue idee aveva scosso un'Europa che presentiva una qual certa ebollizione.

Per quanto riguarda il pensiero musicale, se non mancano scritti su cui calò rapido l'oblio della storia – come per il suo sistema di notazione che praticamente non ebbe risonanza – si può fare in linea di massima una distinzione tra ciò che diede un eco istantaneo e limitato nel tempo e quanto invece durò nel tempo e, in parte, confluì in un pensiero più generale di chiaro stampo romantico.

Al primo gruppo di scritti possono essere ricondotti tutti quelli che hanno a che vedere in maniera diretta con l'Encyclopédie e la Querelle des Bouffons. Questa di sicuro infuriò profondamente nel mondo culturale parigino ed europeo dell'epoca, e senza dubbio per i suoi paladini, Rousseau per primo, aveva risvolti filosofici ben più profondi dell'aspetto più superficiale operistico. Tuttavia, morto Rameau (1764) e passata la moda, l'élite culturale parigina trovò altri pretesti per azzuffarsi.

Ciò che invece ebbe grande successo fu in primo luogo la musica stessa di Rousseau, nella fattispecie Le Devin du Village, che rimase in repertorio a Parigi per quasi un secolo, dopo tra l'altro aver ispirato anche il dodicenne Mozart per Bastien und Bastienne. La stessa fortuna non ebbero le altre opere musicali e balletti del filosofo, alcune abbandonate da lui stesso incompiute, altre successi parziali [12] o addirittura fiaschi, comunque presto dimenticati. Altro apporto alla musica da parte di Rousseau che riscosse una qual certa fama è senz'altro il Dictionnaire de Musique, che godé di innumerevoli ristampe e traduzioni in varie lingue.

Ciò che a mio avviso ebbe riscontro più fruttuoso nell'estetica musicale romantica è la concezione della lingua e della musica che ritroviamo in tutta la sua chiarezza nell'Essai sur l'origine des langues. Come è già stato detto non può essere considerato isolatamente dal filone di pensiero di Dubos, Haman e Herder, di cui Diderot e Rousseau non sono che gli ultimi frutti. Forse perché in tale posizione e perché in tempi più maturi, forse per una predisposizione di spirito che lo rese a tutti gli effetti un sentito anticipatore del romanticismo, Rousseau arriva a contestualizzare tale concezione estetica in una maniera che si evolverà profondamente per tutto l'Ottocento.

A partire dalla rimpianta unità di lingua e musica dei popoli primitivi e poi della tragedia greca, a cui l'intera cittadinanza assisteva come celebrazione dei suoi valori sociali, il filosofo ginevrino porta in primo piano la necessità di una musica che non sia più semplicemente orpello edonistico ma che riguadagni tutta la sua importanza come fondamento di ogni linguaggio ed espressione: ciò, ovviamente, anche in chiave sociale grazie allo spettacolo dell'opera. Questa concezione passerà attraverso l'assolutizzazione trascendentale della musica da parte di filosofi romantici come ad esempio Schopenhauer, per arrivare ad essere ripresa in tutta la sua pienezza da Nietzche e Wagner, con il ritorno alla sacralità sociale dello spettacolo a Bayreuth:

Il bisogno più urgente e più forte dell'uomo perfetto e artista è di comunicare se stesso – in tutta la pienezza della sua natura – all'intera comunità. E non può arrivare a tanto se non nel dramma [13].

Spettacolo che appunto è, finalmente, opera d'arte totale nella fusione di parola, musica ed azione scenica.

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12. Il balletto Les Muses Galantes, ad esempio, fu in parte apprezzato e fu il primo caso di scontro diretto tra Rousseau e Rameau, prima ancora delle ostilità relative alla Querelle des Bouffons.
13. Richard Wagner, Oper und Drama, traduzione a cura di Luigi Torchi, Torino-Milano: Bocca, 1894, 21929, 31939.


Scheda a cura di Gianluigi Bocelli © 2010