Carmina Burana: ricerche sulla musica

Alte clamat Epicurus

cb 211

Cinque strofe che celebrano la crapula, chiuse dalla prima strofa di Palästinalied, lirica di Walther von der Vogelweide in cui un crociato ritrova Dio in Palestina. L’associazione dissacrante sembra trasformare la Terrasanta nel paese della cuccagna in cui incontrare il dio del piacere.

Dell'ultima strofa (prima di Palästinalied) si conoscono 5 testimoni, di cui solo Z con musica (cfr Lachmann 1827 [2013]: 30, apparato 575)

Hope 2014: 266, introduce il dubbio che la strofa tedesca non sia precedente al latino. Suppone che Walther potrebbe aver tratto spunto da quest'ultima strofa tedesca. L'argomento è che i nn. 211-211a-212 sono estremamente consequenziali [a].

Floramo 2018 attribuisce il testo a Wolfger von Erla (Volchero, Folchero, 1140-1218) [b] apparentemente solo per i rapporti con Walther von der Vogelweide (non si ha notizia di una sua disposizione poetica). [c]

Brunetti 2000: 19-20 riconosce forme grafiche molto vicine a B nel libro dei conti di viaggio di Wolfger von Erla, dove fra l'altro si conserva l'unica testimonianza non letteraria relativa a Walter von der Vogelweide.

Gli affreschi di Castel Rodengo (10 km a nord di Bressanone, Novacella si trova a metà strada) ordinati dal vescovo di Bressanone, Konrad von Rodank (1200-1217), dal 1178 canonico di Novacella. Il soggetto è ispirato all'Ivano di Chrétien de Troyes (ca 1170), nella versione tedesca di Hartmann von Aue (ca 1205). La pittura si rifà a modelli iconografici che si ritrovano ad Aquileia (Birlauf-Bonnet 1984), dov'era patriarca Wofger von Erla (1204), grande amante della letteratura cavalleresca.

Tommasino da Cerclària, chierico, poeta e funzionario di Wolfger friulano, di lingua italiana che scrive in provenzale ma, abitando in ambiente tedesco, parla e scrive in tedesco. Ci resta solo Der Wälsche Gast (1215) [L'ospite straniero, v. Walhaz], un trattato sulle virtù cavalleresche [d]. Ritiene che i poemi cavallereschi, pur fantasiosi, offrano un utile modello morale ai giovani, e ringrazia chi li ha tradotti in tedesco (vv. 1131-37). Si percepisce la distanza fra una cultura provenzale matura e il tentativo di educare i feudatari tedeschi:

Alamans trop descauzitz e vilas, | e quan negus si fenh d’esser cortes, | ira mortals cozens et enueitz es: | e lor parlars sembla lairar de cas [Sono i tedeschi sì grevi e villani | che quando s'atteggiano a cortigiani | diventano noiosi insulsi e vani | con il parlare ch'è latrar di cani] [Peire Vidal, Bon'aventura (364.14), ca 1195]
———
a. Questo il testo di CB 212:
Non iubeo quemquam sic perdere gaudia vite,
Ut nimioque cibo debeat ipse mori.
Sume cibum modice; | modico natura tenetur.
Sic corpus refice, | ne mens ieiuna gravetur.
I don't advise anyone to bring about his own death
by overreating and so lose life's pleasures.
Take food in moderation; nature is bound by moderation
Feed your body in such a way that your mind is not burdened with fasting.
b. Nato a Erla (nord di Vienna). Sposato e con un figlio, dal 1991 fu eletto vescovo di Passau e dal 1204 patriarca di Aquileia e preposito di Cividale. Nel 1195 fu cinvolto nel riscatto di Riccardo Cuordileone a favore del dua Leopoldo. Partecipò al IV concilio Lateranenese (1215, quello in cui fu rubadito il celibato degli ecclesiastici).
c. [da Härtel 2006:] Fu un protettore della poesia e della letteratura come pochi altri principi. La più famosa opera poetica tedesca del medioevo, il Nibelungenlied, è nato negli anni intorno al 1200 nella diocesi di Passau ... La cancelleria vescovile di Passau è stata vista in questo contesto come centro scrittorio e letterario.
Nella biografia del più famoso poeta tedesco del medioevo, Walther von der Vogelweide, i conti di viaggio di F. rappresentano l’unica testimonianza non letteraria [Cividale 1203] e, se consideriamo il regalo di gran pregio di F., provano nello stesso tempo, che questi sapeva valutare molto bene le espressioni artistico-letterarie. Quando Walther loda come ospitale la corte di Cividale è come se lodasse anche F.
In uno stabile rapporto di servizio con questo, come suo “ministeriale”, stette anche il Minnesänger Alberto di Johannsdorf (oggi Jahrdorf, a nord di Passau). Tommasino dei Cerchiari, di madrelingua romanza, compose nel 1215-1216 alla corte di F. in tedesco il suo Welscher Gast. Di natura più temporanea dovettero essere i rapporti di F. con Boncompagno da Signa che nella sua Rhetorica antiqua del 1215 lo elogiava entusiasticamente come benefattore. Probabilmente Boncompagno recitò alla corte del patriarca qualcuna delle sue opere ricevendone grande onore.
d. [da Schulze-Belli 2006:] Suo modello non è il trattato, ma la predica. T. è fondamentalmente un conservatore: come Walther von der Vogelweide, crede nella validità degli ordinamenti costituiti che hanno un solo punto di gravità costituito dalle due classi dirigenti: nobiltà e clero (“sacerdotium et imperium”) ... È vero che delle classi sociali fa parte anche il commerciante e il contadino, ma T. non considera la città e la sua borghesia come fattori essenziali dell’ordinamento sociale e politico. Non usa la parola “Bürger” (cittadino, borghese) e nomina il commerciante solo raramente e in senso negativo (14391 ss.). Per T. il commerciante appare come un «Wuocheraere» (usuraio) e «Samenaere», esemplificazioni di due vizi che T. esecrava particolarmente, la sete di guadagno e l’avarizia.

Fonti

B München, Bayerischen Staatsbibliothek, Clm. 4660 (CB) info ca 1230 92v  
 
Palästinalied
         
ˆA Heidelberg, Universitätsbibliothek, Pal.germ. 357 info ca 1270 8r – – –    
ˆC Heidelberg, Universitätsbibliothek, Pal.germ. 848 (Codex Manesse) info xiv sec. in. 126r – – –    
ˆE München, Universitätsbibliothek, 2° 731 info xiv sec. metà 180r – – –    
ˆS Stuttgart, Landesbibliothek, HB xiii.1 info xiv sec. in. 143 – – –    
ˆZ Münster, Staatsarchiv, VII 15 (Frammento di Münster) info xiv sec. in. 1r/v – – –    

Bibliografia

Legenda —   Edizione testo/musica   Riferimento

    B   A C E S Z
Docen 1809 207] solo strofa tedesca            
Grimm 1843 232] str. 1-5 poi rif. a Docen 1809            
Du Méril 1847 207] da Grimm            
Schmeller 1847 72] #186            
Gröber 1876 31] ed. (senza str. 6)            
Peiper 1877 71] ed. (senza str. 6)            
Schumann 1970 iii.59] ed. critica  
Clemencic 1979 139, 198] ed. mens., uso parodistico del contr. [a]            
Müller 1980 110] conferma l'uso parodistico [b]              
Smolak 1987 pdf] interpretazione [c]              
Volmann 1987 1237] suppone latino con musica diversa, no parodia [d]              
Brunetti 2000 19-20, 126-132] corte di Wolfger              
Schilling 2011 pdf] Epicuro-Cristo              
Hope 2014 261-268] analisi del contrafactum          
Floramo 2018 p.n.n.] attr. a Wolfger            
Weiss 2018 150, 168] rif. bibl. 1980, 1987, 2011              
Scharler 2019 #211] ed. mensurale            
———
a. «parodic meaning. […] The use of the opening stanza of this then widely known song as the conclusion of the Epikur-poem creates a grotesque, parodic effect: the words are now no longer those of a thrilled pilgrim, but of a drunkard guzzler who has finally reached the “Promised Land”» (trad. in Hope 2014: 265).
b. «a refined parody which played with elements of the listeners’ knowledge. For the parody to work, it was of course necessary that the listeners could recognise the melody of the Palästinalied—certainly very famous—on first listening, and that they roughly know about the content of Walther’s song» (trad. in Hope 2014: 265).
c. Esempio di 'teologia epicurea'. Str. 1-4 Epicuro-Cristo salvatore e profeta (prima persona) su modello biblico. Str. 5 personificazione del Dio-pancia. L'uso di Walther ha quindi la funzione di avvalorare la sacralizzazione del mangiare.
d. «with Nu lebe ich mir alrest werde the 'right' worldview is juxtaposed to that of the Epicure, which indeed had already been revealed as wrong in biblical allusions (“pax et securitas” […]). In the manuscript’s design, Walther’s Palästinalied leads on to the undoubtedly moralistic intent of CB212» (trad. in Hope 2014: 265).

Testo

Sulla base di B

i. Alte clamat Epicurus: | «Venter satur est securus.
Venter deus meus erit: | talem deum gula querit,
cuius templum est coquina, | in qua redolent divina.»
a a
b b
c c
òoòoòoòo|òoòoòoòo Epicuro grida forte: "Pancia piena è certezza.
La pancia sarà il mio dio, quel dio che la gola cerca,
il cui tempio è la cucina piena di profumi divini".
ii. Ecce deus oportunus, | nullo tempore ieiunus:
ante cibum matutinum | ebrius eructat vinum,
cuius mensa et cratera | sunt beatitudo vera.
    Ecco un dio opportuno: non sta mai digiuno:
prima della colazione ebbro dispensa vino,
il cui tavolo e tegame sono vera beatitudine.
iii. Cutis eius semper plena | velut uter et lagena;
iungit prandium cum cena, | unde pinguis rubet gena,
et, si quando surgit vena, | fortior est quam catena.
    La sua pancia è sempre piena come otre o bottiglia:
prosegue il pranzo con la cena, da cui le pingui e rosse gote;
e, se gli cresce la vena, è più dura di una catena.
iv. Sic religionis cultus | in ventre movet tumultus,
rugit venter in agone, | vinum pugnat cum medone:
vita felix otiosa, | circa ventrem operosa.
    ll culto di questa religione smuove rivolte nel ventre:
lo stomaco ruggisce nella lotta, il vino combatte con la birra:
vita felice e oziosa, operosa per la pancia.
v. Venter inquit: «Nichil curo | preter me, sic me procuro,
ut in pace in id ipsum | molliter gerens me ipsum
super potum, et super escam | dormiam et requiescam.»
    Il ventre dice: "Non bado a nulla se non a me, così mi procuro,
perché in pace per ciò stesso tratto dolcemente me stesso,
e dopo aver mangiato e bevuto si dorma e si riposi".
vi. Nu lebe ich mir alrest werde, | sit min sundeg ouge sihet
daz schöne lant und ouch die erde, | der man vil der eren gihet.
nu ist geschehen, des ich da bat, | ich bin komen an die stat,
da Got meneschlichen trat.
a b
a b
c c
c
oòoòoòoòo|òoòoòoò
oòoòoòoòo|òoòoòoò
oòoòoòoò   |òoòoòoò
òoòoòoò
Solo ora inizia la mia vita, da quando il mio occhio peccatore ha visto
il bel paese e la bella terra cui si tributano molti onori.
Qui si è avverato quello per cui ho pregato: sono arrivato nella città
dove Dio è diventato uomo.

iii. 1. velut ] velud B iv. 3. otiosa ] ociosa B
vi.
1. Nu lebe ich mir alrest ] Nu alrest lebe ich mir AZ  Alrest lebe ich mir C  Alrest lebe ich mir vil S — sihet ] ersieht Z — 2. schöne ] here A  reine C  rame S — und ] unde B — die ] div B — vil ] so vil CS — 3. nu ist ] nurst A   es ist CS — des ] als Z — ich ] ih B — da ] ie ACS — 4. meneschlichen ] menschlichen BCZ

Musica

L'irregolarità metrica di Palästinalied e la scarsa leggibilità delle prime righe di Z ha prodotto edizioni molto diverse nella ricostruzione ritmica (cfr Kragl 2012: 356) e incerte in quella melodica. Fraintendimenti che possono essere risolti riconoscendo una regolarità di 4 accenti per verso (neumi scuri) e una struttura a Barform (aab) con la parte conclusiva di ogni sezione (vv. 2, 4, 7) sempre uguale:

L'ipometria del primo verso è compensata dal notatore attraverso un distropha su 'leb' (fa) che, poco leggibile, è stata quasi sempre interpretata come clivis (fa-mi), soluzione che però contrasta con il corrispondente v. 3. La successiva distropha su 'ouge' (v. 2) serve invece per adeguarsi all'ipermetria prodotta da 'ersieht' (invece di 'sieht'). Infine l'ipometria dell'ultimo verso (menschlichen), è stata risolta da un doppio neuma (climacus+virga) erroneamente interpretato come climacus di 4 suoni (che non può concludere con una virga, neuma usato per suoni che salgono). È quindi possibile correggere il mi conclusivo con fa, sulla scorta della melodia simile ai vv. 2 e 4.

L’adeguamento della strofa di Alte clamat (6 versi contro i 7 di Palästinalied) obbliga a ripetere l’ultimo verso e basarsi sui 4 accenti per far corrispondere la musica. Il latino poi trascura, ovviamente, il levare, essendo sempre trocaico.

Edizioni musicali di Palästinalied: Molitor 1911: 499 | Jostes 1912: 357 (facs) | Wustmann 1912: 250 | Rietsch 1913: 87 | Moser 1921, i: 201 | Gennrich 1924: 98 | Adler 1930, i: 204 | Schering 1931: 6 | Gennrich 1932: 247 | Gérold 1932: 219 | Butzler 1940: 26 (facs), 28, 29, 34 | Reese 1940 [1980]: 288 | Gennrich 1942: 32 | Gleason 1947: 20 | Apel 1947, i: 18 | Gennrich 1951: 51 | Gennrich 1954: 16 | Hughes 1954: 253 | Maurer 1956, i: 15 |


Contrafacta

Se Alte clamat è contrafactum di Palästinalied, a sua volta la lirica di Walther è al centro di una catena di contrafacta che recupera una melodia preesistente, oggi perduta, che servì pure per i versi di Lanquan li jorn di Jaufre Rudel (cfr Husmann 1953). Le melodie di Jaufre e Walther, pur simili, non possono essere di derivazione diretta per le troppe differenze. Palästinalied sarà però il modello per Tristor et cuncti, un canto inserito nel Lamento mariano di Bordesholm, dramma del 1457 (cfr Abert 1948). A oltre due secoli di distanza la melodia di Walther continuava a essere cantata.

Il canto del Lamento (K = Kiel, Universitätsbibliothek, Bord. 53/3, ff. 9v-10r) prevede una strofa latina e una tedesca (princeps Müllenhoff 1865: 299, vv. 322-335). Entrambe le strofe mostrano una struttura metrica apparentemente molto libera, ma in realtà riconducibile ai 4 accenti del verso di Palästinalied. Il brano è stato inciso nel 1992.

i. Tristor et cuncti tristantur | de tua tristitia;
tecum lacrymantur | eructant suspiria.
Hic rubescit oculus | flet fidelis populus | de Christi mestitia.
a b
a b
c c c
òo  o  òooòo|oòooòoo
 ò  o  òoòo|oòooòoo
  òoòoòoo|ooòoòoo|oòooòoo
ii. Maria moder unde maget reyne, | yk byn dyner suster kynt.
Dyn grote scrygent unde dyn weynent | klagent alle de hiir synt.
Hiir wert vyl mennich oge rot | umme dynes kynde dot, | dat hiir hanget ver uns blot.
a b
a b
c c c
oòoòoòoooòo|ooòoòoò
oòoòoòooòo|òoòoòoò
oòoòoòoò|òoòoòoò|òoòoòoò

Benché Tristor (v. i.1) sia parossitono, fu probabilmente intonato in levare, infatti la distropha sul secondo suono del verso ricorre ai paralleli ii.1 e ii.2 (i.2 è anomalo), evidentemente con significato accentuativo per evidenziare un levare insolito.

Il legame con Jaufre giustifica il levare dei vv. 1, 3, 5 di Palästinalied poco usato dalla lirica tedesca.

Si è poi preteso che la melodia originaria fosse l'antifona Ave regina coelorum mater regis (Brunner 1977: 56, tesi poi ripresa da Van der Werf 1984: 73-75 e Kragl 2012), ma le corrispondenze sono esigue, che semmai si possono ricondurre a semplice reminiscenza/suggestione:

Il canto Ave regina coelorum [fonti | LU 1864] è stato usato come vox principalis di alcuni organa (cfr. W1 194 | Sélestat, ms.22, f. 12v [info].

Esecuzioni

Clemencic 1974 incise per primo Alte clamat e ne pubblicò l’edizione nel 1979 (qui confrontata con Z):

Malgrado l'infedeltà a Z – sia melodica (slittamento della terza d'attacco, distrophae lette clivis), sia ritmica (attacco in battere che fa perdere l'imitazione alla quinta della sez. b della Barform), nonché l'uso di B per il testo – questa sarà la versione, senza eccezioni, cantata da tutti i gruppi che l'hanno eseguita, esecuzioni che peraltro omettono spesso l'ultima strofa di Walther (la conservano Clemencic, Modo Antiquo e Les jongleurs de la Mandragore 2005).

Il testo fu inciso con il titolo di Palästinalied anche dal gruppo medieval metal tedesco Saltatio Mortis [sito] in Heptessenz (2003) e Manufactum II (2010).